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Il fascismo a Forio

La situazione politica a Forio nel 1935. Anno XIII dell’era fascista

di Emanuele Verde. I protagonisti della storia che sto per raccontarvi sono un Direttore didattico, un Podestà, un maestro elementare (mio nonno) e due fazioni avverse all’interno del Partito Nazionale Fascista locale.

Siamo nella primavera del 1935 e, probabilmente a seguito di uno screzio con Pasquale Cecchi di Mariano, allora Direttore didattico di Forio, inizia un’intensa attività ispettiva – sarebbe meglio dire un vero e proprio dossieraggio – a carico del maestro elementare Admeto Verde.

I rapporti “riservati” della Legione territoriale dei carabinieri reali di Napoli, del Provveditorato agli Studi della Campania e della Regia Questura erano destinati all’Ufficio di Gabinetto di Sua Eccellenza l’Alto Commissario per la Provincia di Napoli. Questa figura, istituita con R.d. 15.8.1925 n. 1636, era un super burocrate con competenze prefettizie in materia di amministrazione comunale e provinciale, a cui si sommavano quelle del Provveditore per le opere pubbliche, con ampi poteri di vigilanza su tutte le amministrazioni statali della Provincia, tranne che per i comparti di giustizia, guerra, marina, aviazione e finanze.

In realtà, i dossier riguardavano la più generale situazione politica locale ed è in questo contesto che vanno analizzati i fatti. Non a caso, l’oggetto del rapporto N.64/13 del 21 marzo 1935 è proprio la “Situazione politica a Forio d’Ischia”.

 

Scrive il Tenente Colonnello Comandante Della Divisione:

Nel corso di accertamenti che ho dovuto personalmente praticare, mi è occorso di apprendere come a Forio la cricca dei precedenti dominatori della situazione locale, si avvalga dell’opera del maestro elementare Admeto Verde – fratello del rag. Italo e del centurione Giovanni che sono a Napoli – il quale, a mezzo dei fratelli e facendo fruttare le aderenze di questi ultimi, otterrebbe favori e contribuirebbe a mantenere in uno stato di tensione la situazione locale (…).
Riterrei pertanto opportuno – ai fini della tranquillità  del comune – che il maestro Verde, al termine del volgente anno scolastico, fosse trasferito a sede fuori dell’isola d’Ischia.
Verrebbe così a cessare ogni ingerenza del Verde in luogo“.

Ancora più dura la nota del 4 settembre:

Si conferma il contenuto della nota in data 20 marzo u/s. numero 64/13 di prot.ris. riferendo che il VERDE Admeto, (…) durante la giovinezza ha condotto una vita sregolata e dissoluta, unitamente ai peggiori elementi di Forio che ancora oggi sono suoi amici.
[…] Quale insegnante si dimostra poco diligente e poco attivo. Anche durante le ore di lezione spesso si unisce a qualche collega di sua parte per conciliaboli beghistici, mentre poi nel periodo della caccia abbandona del tutto scuola e scolaresca, provocando lagnanze“.

Poco dopo si capisce il perché di tanta “premura:

È il più accanito nemico dell’attuale podestà di quel comune avv. MATARESE Vincenzo, perché questi non ha mai voluto seguire l’indirizzo che – pel suo tramite – hanno suggerito i fratelli ragioniere Italo e centurione Giovanni, che avrebbero voluto così seguitare a avere il dominio assoluto in Forio e mantenere la rete di favoritismi“.

Fino all’accusa “terribile” di essere, in realtà, socialista:

Il VERDE, che pel passato fece parte del partito dell’avv. D’AMBRA Giovanni, ex sindaco di Forio d’Ischia e noto socialista, s’inscrisse al partito solo nel 1926, non per fede fascista ma perché impostogli dai fratelli, per ragioni di opportunismo.
[…] Per le ragioni sopra dette e per la tranquillità di quel comune, si conferma la opportunità di un trasferimento del VERDE Admeto ad altra sede lontana“.

Il 10 settembre, su ordine della Prefettura, scatta l’indagine del Provveditorato Agli Studi e le cose, per il maestro Admeto Verde, si mettono decisamente meglio.

Questa la relazione:

In risposta alla nota controindicata, stimo doveroso riferire alla S.V. Ill/ma che il comune di Forio d’Ischia è diviso in due partiti amministrativi i quali si dilaniano tra loro. In uno di essi milita la famiglia del maestro Verde Admeto compreso il di lui fratello Italo che, pure stando a Napoli, non credo si disinteressi delle cose dell’isola d’Ischia di cui pochi anni fa è stato ispettore fascista di zona.
Il partito del Verde ora non è più al potere, ma rimane temuto e combattivo, e non è improbabile che nei reclami contro il maestro si miri a colpire il partigiano della fazione avversa“.

NON È IMPROBABILE CHE NEI RECLAMI CONTRO IL MAESTRO SI MIRI A COLPIRE IL PARTIGIANO DELLA FAZIONE AVVERSA. La verità comincia a venir fuori:

In complesso dunque, pur riconoscendo che nelle accuse fatte non manca un fondo di verità, dalla condotta del maestro come dall’opera che da lui si compie non risultano tali gravi mancanze da autorizzare un processo disciplinare, e tanto meno una misura così grave come quella di un trasferimento per servizio.
[…] Si potrà tuttavia raccomandare al detto maestro di usare prudenza e moderazione nella sua attività di cittadino e di mostrare maggiore attaccamento al proprio dovere“.

In pratica è vero che è un soggetto a cui piace conversare (i “conciliaboli beghistici“), che ha molti amici e che è all’opposizione del podestà, come è vero pure che gli piace moltissimo andare a caccia, però nell’anno scolastico 1934-35 ha fatto soltanto 7 giorni di assenze giustificate e, cosa più importante, su 31 alunni inscritti ne ha tesserati 27 come balilla.

Il disegno del Direttore didattico e del Podestà fallisce. Anziché fuori dall’isola, il maestro Verde Admeto viene trasferito a Lacco Ameno.

Nel frattempo, il dossieraggio continua. Stavolta le raccomandate alla Prefettura partono dalla Questura e si arriva persino a contestare la decisione del Provveditorato Agli Studi:

È stato altresì riferito, in forma del tutto riservata, che il medesimo, nelle ultime note informative annuali, è stato classificato “sufficiente con 7” e che tale qualifica fu successivamente modificata, vuolsi a seguito di ingerenze dei suoi fratelli Italo e Giovanni, in quella di buono con otto“.

L’anno successivo, nel 1936, la situazione finalmente si risolve grazie all’intervento del Segretario Federale del Partito di Napoli, sollecitato dal Vice Presidente dei Sindacati Professionisti ed Artisti nonché Segretario Nazionale del Sindacato Ragionieri, il fascista Italo Verde.

Il podestà di Forio, l’avvocato Vincenzo Matarese, rimane al suo posto, mentre l’unico a subire conseguenze è il Direttore didattico Pasquale Cecchi di Mariano. Non solo viene trasferito a Cervinara, ma cominciano anche a sorgere seri dubbi sulla genuinità della sua fede fascista, proprio come era accaduto l’anno precedente al maestro Admeto Verde. Quest’ultimo, dopo un anno difficile, viene completamente riabilitato.

L’esilio lacchese di Admeto Verde dura solo un anno e le gravi accuse a suo carico vengono ricondotte alle difficoltà dell’ambiente del comune di Forio. Come si legge in un rapporto della Questura del 1936:

Nei confronti di Verde Admeto dal punto di vista politico nulla havvi a ridire, in quanto il Verde precedentemente alla sua iscrizione al P.N.F. (anno 1926) risulta essere stato uomo d’ordine“.

AMEN.

Ritengo che la ricostruzione di questa vicenda e, più in generale, del clima dell’epoca sia utile per diverse ragioni. Da un lato, dovrebbe far riflettere chi ancora oggi invoca la dittatura come rimedio alla corruzione dilagante, sui metodi con cui viene condotta la lotta politica in un regime totalitario: dossier, calunnie, annientamento psicologico e morale dell’avversario (per decenza, ho omesso le accuse più gravi).

Dall’altro lato, emerge un carattere locale, molto “foriano”, che resiste negli anni e di cui la cronaca recente ha fornito molti spunti. Conflitti tra clan familiari, una certa tendenza a colpire l’avversario “sotto la cintura” ironizzando su aspetti caratteriali ed economici che nulla hanno a che fare con la dialettica politica. Certamente, la “stampa libera” mitiga, e di molto, una dose di cattiveria che altrimenti – temo – sarebbe tracimata. Bisogna riconoscere che a Forio la pacificazione, invocata da più parti, è ancora lontana dall’essere realizzata. L’ambiente era difficile 80 anni fa, e lo è ancora nel 2014.

Ringrazio pubblicamente mio cugino Admeto Verde per la ricerca svolta presso l’Archivio di Stato di Napoli, Serie Gabinetto di Prefettura.

 


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