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Ischia, l’antico acquedotto del Buceto

Tesina di Storia della scienza e della tecnica di Roberta Vespoli

Acquedotto del Buceto – “I Pilastri”

Il luogo in cui sorge

L’antico acquedotto del Buceto, noto anche come “i Pilastri”, lo si incontra percorrendo la strada che collega il Comune di Ischia Porto a quello di Barano. Si incontra una fuga di archi in doppio ordine, che partono dal lato orientale del Monte Buceto, nella pineta tra Fiaiano e la valle del Rotaro, e un tempo arrivava fino ad Ischia Ponte. A prima vista, la sagoma dell’acquedotto richiama alla mente una costruzione di epoca romana. Ed infatti, questo acquedotto, dagli ischitani, viene comunemente chiamato anche “Acquedotto Romano”.

Origine del nome

Il termine Buceto indica una delle più interessanti sorgenti dell’isola d’Ischia, che ha origine proprio nella parte orientale del Monte Buceto. Tra gli antichi scrittori l’etimologia del nome è diversa. Il Pontano faceva derivare il nome da “abocaetus”, dalla moltitudine di uccelli che si affollavano intorno alla fonte, che scaturisce dal vertice del monte. Egli aggiunge che gli uccelli si abbeveravano e si rinfrescavano lì, perché nel resto dell’isola non c’erano molti rivoli d’acqua. Il Capaccio dice che Buceto deriva dal greco “bubulcus”, cioè luogo atto al pascolo dei buoi, ma è più probabile che fossero le pecore a poter pascolare nella pineta vicino la fonte. Il De Siano accosta il termine a “Docceto”, corrotto in “Bocceto”, perché l’acqua vi “doccia” (vena d’acqua che sgorga dalla roccia) dalla montagna argillosa.

La Storia

L’acquedotto veniva costruito nel 1590, dato che il Comune di Ischia non aveva acqua potabile, infatti il mare aveva sommerso la fresca fonte di Cartaromana, in cui sorgeva anche il Ninfario della nobile famiglia di Guevara. All’epoca il Comune di Ischia non corrispondeva esattamente all’attuale, la vita si concentrava, soprattutto, nel Borgo di Celso(denominato in questo modo per via delle piante che ne caratterizzavano il paesaggio), attuale Ischia Ponte. Per provvedere all’utile del Borgo di Celso il Cardinale Granvela,viceré di Napoli, concedette all’isola alcune immunità ed esenzioni dal pagamento della gabella sul vino, detta tratta, cosicché le somme riscosse per questa tassa, invece di essere di profitto al re, fossero utilizzate per la costruzione dell’acquedotto. Quest’opera fu in parte eseguita da Orazio Tuttavilla, che in quei tempi era governatore dell’isola. Fece forare la montagna e l’acqua pervenne nella piazza del Borgo di Celso, grazie all’acquedotto, percorrendo circa tre chilometri . Ma l’opera non giunge al suo compimento, e per gli ottant’anni successivi non fu curata, e l’acqua mancò di nuovo. Sotto il vescovado di Girolamo Rocca, l’opera fu ripresa e completata costruendo ponti, migliorando i condotti, edificando archi. Tutto ciò fu fatto con enormi sacrifici e con la sola iniziativa privata. La popolazione, per beneficiare dell’acquedotto, dovette sostenere una forte tassa sui cereali. La leggenda vuole che il monsignor Rocca disse che: “Queste acque si sono ottenute col sacrificio sul cibo: la sete da buona maestra, ha insegnato a sopportare la fame”. E che questa frase venne incisa su una lastra di marmo e posta su una delle due fontane che si trovavano nella piazza sul Borgo di Celso. Infatti, affinché la cresciuta popolazione avesse potuto giovare dell’acqua di Buceto, furono erette due fontane nell’estremità opposte della piazza. L’altro acquedotto, più recente, costruito nel 1853, fu a spese della casa reale, ordinato da Ferdinando II, partendo dalla fonte fino alla Villa dei Bagni, dove sorge la Real Casina, su un muro esterno del cancello d’entrata fu posta una fontana, per l’uso pubblico, e una guardia forestale venne destinata alla custodia del canale.

Il tipo di acqua

L’acqua di Buceto contiene una quantità di terra argillosa non solubile e il De Siano, credeva che fosse un’acqua grossolana e non salubre, ma l’esperienza ha dimostrato il contrario.

La lapide

Nella piazza del Borgo di Celso, fu posta una lapide sulla facciata dell’antico palazzo comunale, dove batte tutt’ora il Pubblico Orologio. Essa commemora l’avvenimento dell’arrivo dell’acqua al centro di Ischia Ponte dalla lontana fonte di Buceto, ma non viene menzionato né il lavoro del Tuttavilla né quello del Rocca. Dice la lapide: “A Dio Ottimo Massimo – i decurioni ischitani diedero ai cittadini, perché ne usassero e godessero l’acqua derivata da pubbliche spese dalla sorgente di Buceto al quarto miglio, ed ornata di una vasca di travertino e diretta verso sì grande torre, ove si tenevano le adunanze ed aggiuntovi l’orologio. Anno 1759“. Un’altra lastra marmorea è stata posta sull’arco principale dell’acquedotto nel 2002, in cui i comuni di Ischia Porto e di Barano indicano quest’opera “luce per l’arte”.

Analisi tecnica

L’acquedotto è costituito da due ordini di archi sovrapposti. Le pietre pomici utilizzate furono prelevate dalle cave vulcaniche dell’Arso, prodotte con l’eruzione del 18 gennaio 1301. Sono presenti, regolarmente, dei fori che probabilmente sono dovuti alla presenza, durante la costruzione, di travicelli per il mantenimento di impalcature. Gli archi inferiori presentano due ordini di mattoni, mentre gli archi superiori ne hanno solo uno. Circa a metà del suo percorso, l’acquedotto presenta una sola grande arcata, che somiglia ad un’antica porta trionfale. Anche qui nell’arco ci sono due ordini di mattoni, che ne disegnano il contorno sia nell’intradosso sia sui pilastri che sulla facciata. E’ probabile che questa volta fu costruita con delle centine appoggiate a terra con dei pali di legno perché non ci sono segni di sporgenze nella muratura per l’appoggio di centine semplici.

Bibliografia :

– Patrizia Di Meglio, “Ischia: natura, cultura e storia” , edito da ”Imagaenaria”.

* Giuseppe D’Ascia, “Storia dell’isola d’Ischia” , edito da “Arnaldo Forni Editore”.

-G. Di Meglio, “Ischia ieri e oggi” , Albal.


1 Commento, Commenta o fai un Ping

  1. Giuseppe Di Massa - Data: 5/1/2010 12:04:27 - IP: 82.53.87.xxx

    Ho letto con piacere il lavoro sull’acquedotto di Buceto.
    Senza pretesa di rigore affidandomi ai miei ricordi vorrei far notare alcun imprecisioni.
    L’acquedotto ha origine nella piana di Buceto (il monte vicino è Tripodi) dove ancora esistono due pozzi in mattoni rossi e procede in galleria fino alla parte alta di Fiaiano (fontanella vicino alla chiesa diroccata). Da quel punto partiva la condotta a cielo aperto per Ischia Ponte. Buona parte della documentazione non è disponibile e, per quanto a mia conoscenza, i condotti non vengono puliti ed esplorati da decenni.

    Sarebbe interessante ricercare e ricostruire il progetto originale con una ricerca approfondita negli archivi e sponsorizzare la riqulificazione della parte ancora esistente.

    Cordialità

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