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Ricordi d’Estate: 1967, l’ultima estate di Peppino ed i suoi “Rockers”

di Giuseppe Mazzella. Periodizzare la Storia è quanto di più soggettivo esiste. Su quando comincia un’Epoca e quando questa finisca ci sono le più diverse opinioni. Gli storici della “Grande Storia” sono divisi anche sulla fine del Medio Evo. Qualcuno dice che non finì nel 1492 con la scoperta dell’America da parte di Cristofaro Colombo.Finì prima, a Firenze, con il tumulto dei Ciompi, i lavoratori della lana, nel 1378, perché è il primo “sciopero” della Storia. Anche sulla Storia Contemporanea c’è soggettività. Qualcuno dice che l’Italia delle “Vacanze per tutti” comincia 50 anni fa: nel 1967 con la chiusura estiva – nel mese di agosto – di tutte le fabbriche, con l’esodo dalle grandi città e l’invasione delle località balneari. È l’Italia del “miracolo economico” e la “villeggiatura” diviene una esigenza o diritto per tutti soprattutto per i salariati che riempiono all’inverosimile la loro piccola FIAT 500 “D” per andare al mare. Nel 1967 avevo 18 anni, compiti alla fine di giugno ed avevo finito il penultimo anno dell’Istituto Tecnico per Ragionieri. Avevo “il foglio rosa” cioè l’iscrizione alla scuola-guida per l’auto ma non la patente anche se sapevo guidare la fiat 500 “C” Belvedere di mio padre da almeno 3 anni e qualche volta la ”rubavo” per le monellate pericolose che si facevano allora.
Com’era Ischia allora? 50 anni fa. Provo a rinverdire la memoria. Non c’erano giornali locali. D’inverno usciva qualche “numero unico” da parte di qualche gruppo giovanile. Ricordo “Ischia ‘67” di Almerico Di Meglio e Raffaele Mattera. Cominciava l’invasione delle macchine ma il decreto di limitazione arriverà soltanto cinque anni dopo. Gli stabilimenti balneari più importanti avevano il “Jukebox” dove con 50 lire sentivi una canzone e 100 lire tre. La vita notturna era rappresentata dai “Night Club”. Erano sparsi per tutta la fascia costiera – da Ischia Città fino a Forio. Il più alla moda era “O’ Pignatiello” che si trovava a Lacco Ameno in quello che è oggi il parco termale dell’Hotel La Reginella. Ma il Night Club era fatto per una generazione più grande della mia che si limitava alle serate al mare. Nel Night Club c’era il complesso “base” e “l’attrazione” con il grande o la grande cantante di fama nazionale. Ma era roba per Vip o giovani più grandi.
Il cantante della mia giovinezza è stato – come per molti – Peppino di Capri che suonava con altri 4 elementi, i suoi “Rockers”. Avevo comprato il primo disco di Peppino nel 1960 al negozio di dischi “Amradio” che si trovava a Casamicciola proprio all’inizio di Via Principessa Margherita e con il primo disco il “mangiadischi transistor” (un regalo dei miei genitori per l’“ammissione” alla scuola media che si chiamava “la scuola ad Ischia”) dove “imbucavi” il 45 giri.
Veniva ogni estate Peppino a cantare in un Night. Cominciò proprio ad Ischia nel mitico “O’ Rangio Fellone” nel 1958 a soli 19 anni la sua straordinaria carriera che ne ha fatto il cantante di almeno 4 generazioni. Ricordo i grandi manifesti negli spazi pubblicitari delle “attrazioni” diffuse anche con gli altoparlanti dai motoscafi a mare ed i “furgoni” con l’indicazione del cantante e del suo complesso per trasportare gli strumenti per la prossima tappa del tour estivo.
Nel 1967 però Peppino era già in declino. La “beat generation” lo aveva quasi dimenticato dopo il suo grande successo dal 1958 al 1963, un quinquennio in cui Peppino “stampa” per la piccola casa musicale di Milano, la “Carisch”, almeno 70 dischi a 45 giri con i suoi “Rockers”. Gli anni ‘60 segnarono anche il boom delle “radioline da spiaggia” dalle quali potevi sentire le canzoni per l’estate. Era già nata nel 1964 la manifestazione “un disco per l’estate” che era la versione estiva del festival di San Remo. Peppino aveva partecipato alla prima, alla seconda ed alla terza edizione.
Ma già nel 1967 Peppino non c’era più con la sua piccola casa discografica.
I “Rockers” erano costituiti dal suo amico Ettore Falconieri alla batteria, caprese come lui, l’umbro Mario Cenci alla chitarra che scriveva anche parecchie sue canzoni, i romani Pino Amenta al basso e Gabriele Varano al sax tenore. Erano in cinque. Peppino suonava anche il piano oltre ad essere la voce solista mentre Pino, Mario e Gabriele facevano anche il coro.
Il 1967 fu l’ultimo anno dei  “Rockers”. Fu l’ultima estate per Mario Cenci, alla chitarra e Gabriele Varano al sax. La musica “Beat” non amava il sax e la nuova moda lo sostituiva con l’organo Hammond.
Avevo ascoltato Peppino di Capri ed i suoi Rockers per almeno 6 anni con il mio mangiadischi ma non lo avevo mai visto dal vivo. Quella estate Peppino non andò a “O’ Pignatiello”.
In quella estate del 1967 funzionò un “Night” sulle terrazze dei Giardini Poseidon a Forio gestito da Antonio Calise, proprietario del “Bar La Lucciola”, e fratello del più famoso Francesco, che gestiva il Bar Calise a Casamicciola. Si chiamò il “Poseidon Night”.
Gestivamo con i miei genitori, Francesco ed Anna, mia sorella Anna Maria ed io, una piccola pensione a Casamicciola di sole sei stanze che si chiamava “Villa Anna già Pithaecusa” con il termine francese “Meublé” che prima indicava quelli che oggi si chiamano in inglese “B&B”.
Quell’anno avemmo un cliente napoletano, l’avv. Alfonso Galante, con le sue due zie abbastanza anziane. A loro proposi – io cameriere di sala – di andare a vedere Peppino di Capri ai Poseidon perché l’avv. Galante aveva la macchina. Non ricordo il prezzo di ingresso con la “consumazione” ma credo intorno a 5mila lire, l’equivalente di 3 o 4 euro di oggi.
Peppino ed i suoi Rockers, tutti vestiti alla stessa maniera in giacche di lamé, suonarono per circa due ore tutti i pezzi famosi come “Voce è notte” e “Nun è peccato” ma mi rimase impresso “Don’t play that song”. Quando Gabriele attaccò l’intermezzo strumentale Peppino prese il suo microfono e lo mise vicino, quasi “dentro”, al sax di Gabriele per far sentire ancor meglio e disse: “This is the best saxman of the world!”, questo è il più grande sassofonista del mondo!
Non esagerava. Gabriele Varano era veramente un grande sassofonista. Quella canzone – scritta da un produttore discografico americano di origine turca, Ahmet Ertegun nel 1962 per il cantante Ben King, rappresenta, a mio parere, il compendio della bravura di Peppino ed i suoi Rockers. Peppino era un cantante da Night. Doveva “intrattenere” il pubblico e far ballare e quindi il suo complesso doveva essere capace di interpretare tutti i generi. Fu la “Discoteca” negli anni ‘70 a distruggere il Night e con esso i “cantanti da night”. Ne rimasero pochi. Alla fine di quell’anno 1967 i Rockers si sciolsero. Me lo confermò telefonicamente Ettore Falconieri che tutti chiamavano “Bebè” alcuni anni fa da Capri dove ancora vive ed ha 84 anni.
“Fu dopo un concerto a Torino che ci sciogliemmo – mi disse – perché non andavamo più. Avemmo pochi spettatori”.
La stagione dei Rockers era durata 9 anni. Ma Peppino non mollò. Mario Cenci e Gabriele Varano si ritirarono e Peppino li sostituì con due elementi del complesso “I Novelty” di Fausto Leali. Piero Braggi alla chitarra e Gianfranco Raffaldi all’organo Hammond mentre Pino Amenta rimase al basso e Bebè alla batteria. Le mie estati continuarono con Peppino negli anni successivi che chiamò la formazione “I News Rockers”. La musica di Peppino doveva accompagnarmi per la tutta la mia vita ed al essere al centro dei miei amori d’estate.
Ma quella notte d’agosto del 1967 con il sax di Gabriele divenne indimenticabile.

1 – continua


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