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Cara Mamma, caro Papà, perdonatemi se non sono un campione

di Cesare Covino
Cara Mamma, caro Papà,
lo so, io non sono bravo come tanti altri miei compagni di palestra: perdo spesso il pallone quando palleggio, non lo acchiappo bene quelle rare volte che me lo passano, non sono per niente veloce, salto giusto il foglio di un giornale, non faccio quasi mai canestro.
Lo so che tutto questo a voi non fa piacere; lo so che mi vorreste più scattante, più preciso, più abile, più bravo, più come quelli che sanno fare molto meglio di me tutte queste cose. Però voi neanche mi aiutate più di tanto!
Pensate di incoraggiarmi urlando o sgridandomi e non vi accorgete che, nonostante le vostre sgridate e le vostre urla, miglioro talmente poco da non darvi mai qualche bella soddisfazione. Ma lo volete capire che io non sono un
campione, né destinato ad esserlo?
Di questo dovreste farvene tutti una ragione, soprattutto dovrebbe mettersi l’animo in pace il mio istruttore che purtroppo, come voi, in palestra urla e strepita quando sbagliamo. Già, perché nel mio gruppo ce ne sono altri di
schiappe come me che rallentano le lezioni e fanno perdere le partite e per questo vi arrabbiate ancora di più!
Potrebbe darsi, però, che sbagliate voi a pensarci tutti uguali senza neanche avere la pazienza di rispettare i nostri diversi ritmi e le nostre attuali incapacità.
Con noi che non siamo bravi come ci vorreste, provate un po’ a cambiare approccio, a cambiare metodo, chissà potrebbe forse accadere un miracolo!
Nonostante tutto, a noi piace il minibasket e vorremmo continuare a praticarlo sia pure nel nostro modo assai mediocre, anzi, decisamente scarso.
Pensate sia possibile ciò? In teoria ci dite tutti di sì, ma poi in pratica: urla, strepiti, facce storte e via andare.
Ah, aveva ragione il mio maestro quando a scuola ci faceva studiare quella canzone di Giorgio Gaber “Un’idea” per farci capire come, a parole, siamo tutti bravi a dire di accettare il nuovo, il diverso, l’altro da noi, ma poi nella pratica, bravi lo siamo un po’ di meno, fino ad arrivare ad essere ipocriti,
soprattutto con noi stessi.
PS: Riascoltate con attenzione questa canzone, la troverete su Youtube, oltretutto è pure piacevole e poi, chissà, potrebbe anche farvi un po’ di bene all’animo e alla mente convincendovi a cambiare atteggiamento nei confronti
di noi schiappe.
Prima di trascrivere qui di sotto qualche strofa con la speranza che questa “Idea” vi si ficchi bene nella mente, devo rifarvi quella domanda che sapete e che da tempo ancora un po’ mi assilla:
Cari mamma e papà, ma se anche quest’anno in palestraLei lo tradì non vinco niente, voi continuate lo stesso a volermi bene?
Io ve ne voglio tanto e… anche quando sbagliate!

Vostro figlio/a

da “Un’idea” di Giorgio Gaber
………………………………
In Virginia il signor Brown

era l’uomo più antirazzista.
Un giorno, sua figlia sposò
un uomo di colore.
Lui disse “Bene”,
ma non era di buonumore.
………………………………
Un mio amico voleva impostare
la famiglia in un modo nuovo,
e disse a sua moglie:
“Se vuoi, mi puoi anche tradire”.
Lei lo tradì,
lui non riusciva più a dormire.
———————————————
Un’idea, modificarla, cambiarla,
elaborarla, non ci vuole mica tanto.
E’ cambiarsi davvero, è cambiarsi di dentro
che è un’altra cosa.
Un’idea, un concetto, un’idea, finchè resta un’idea
è soltanto un’astrazione.
Se potessi mangiare un’idea, avrei fatto la mia rivoluzione.


Dal post originale su facebook: https://www.facebook.com/cecovino/posts/923902177795480


1 Commento, Commenta o fai un Ping

  1. angela surace - Data: 9/9/2018 15:57:50 - IP: 151.47.19.xxx

    Caro ragazzino non campione,grazie a nome dei genitori di figli non campioni ma che sono campioni di amore.Hai ragione:e’ arrivato il tempo di non urlare per poter ascoltare
    .Ti abbraccio e ti benedico come fossi tua madre mamma Angela

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