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Pontile Aragonese: ancora immobilismo sugli interventi da effettuare

L’opera monumentale e storica presenta diversi parapetti divenuti oramai fatiscenti nella parte strutturale. Ai piedi del Castello alcuni metri sono interdetti alla libera fruibilità

di Ennio Anastasio. Due transenne e un pò di nastro rosso a zig zag: una parte del pontile Aragonese, proprio quella che giunge ai piedi del maestoso castello è ormai ritenuta zona di pericolo, di forte pericolo, a tal punto da dover essere transennata per diversi metri dal Comando di polizia municipale, e quindi sottratta alla fruibilità di turisti e residenti. Il muro perimetrale, ormai privo delle lastre di piperno che un tempo lo rivestivano, appare fortemente scavato verso l’interno, così tanto da diventare strutturalmente molto debole sia nella parte verticale che in quella piana. Nella sua parte alta, si osservano i basoli rettangolari di coronamento pronti a seguire il triste destino in mare delle lastre di rivestimento, perché mancanti di appiglio per una buona metà della loro larghezza ed in pratica manca veramente un soffio al crollo. Sono oltre duecento le lastre rettangolari mancanti nel rivestimento dei ben 222 metri di architettura marittima di enorme valore storico e culturale, meta di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Sono lasciate lì, nel mare, ad un triste destino, al decorrere degli anni. Quello stesso mare che, aiutato dalla forza del vento, ogni anno continua a scavare un muro di sostegno sempre più debole, provocando altri distacchi, mettendo così alla luce profonde cicatrici che non trovano cura, amore, rispetto.

Servono azioni politiche precise, non bastano attestazioni di buona volontà
Nella parte interna dei parapetti, alcuni interventi manutentivi operati dall’Ente comunale nei diversi anni, appaiono alquanto “raffazzonati”, in particolare il riposizionamento di alcuni basoli e rivestimenti per i quali si è utilizzata una malta cementizia di tipo marca “pronit” o forse colla generica per piastrelle, come si osserva dal colore biancastro, ed il risultato è quello di assistere ad un cazzotto in pieno viso ad una donna bellissima, se per quel viso intendiamo le perfette pietre quadre plurisecolari di bellezza unica, che, per pura sensibilità, andrebbero trattate al pari dell’enorme valore storico che esse rappresentano. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo, non siamo qui a metterci a cavalcioni del muro per scagliar pietre o puntare il dito, ma una domanda appare necessaria: come è possibile pensare di effettuare interventi di manutenzione, su di un’opera storica di enorme pregio artistico, con l’utilizzo di materiali banali, proprio quelli che si utilizzano per cementare in strada cabine elettriche e ricoprire tubi sotto traccia in muretti di scarso valore? forse ha veramente ragione l’ex Sindaco del Comune d’Ischia, e “difensore storico” del borgo di Ischia Ponte, Giovanni Sorrentino, quando afferma: ” I beni pubblici spesso vengono mal curati e l’abbandono e lo scarso decoro la fanno da padroni” e, aggiungiamo noi, i risultati raggiunti da un’azione manutentiva poco attenta e superficiale, soprattutto quando riguardano opere storiche, sono da piena bocciatura.

Il Sindaco si dichiara pronto ad un intervento di recupero ma si aspetta la Soprintendenza
L’antico pontile per troppo tempo è stato oggetto di abbandono e di incuria nella completa indifferenza, e quindi manchevole di interventi mirati e di qualità ( probabilmente l’unica opera solida e di rispetto risale agli anni 2004 con la ristrutturazione dell’arco “la corrente” ad opera della ditta Ferrara specializzata in tale settore, con un intervento condotto in maniera egregia). Il pontile, con i suoi basoli distorti ed in gran parte dislivellati, con molti tratti dei parapetti ormai spogli delle lastre di piperno che li tappezzavano, con le banchine semidistrutte, è veramente oggi un esempio indecoroso di come vengono trattate le opere di enorme importanza storica e culturale, e bene fanno importanti estimatori che lo visitano nei diversi periodi dell’anno, ad esprimere severe critiche di condanna alle Autorità che sono preposte alla protezione e conservazione dei beni culturali, come ben specifica la parte seconda all’art. 30 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Sappiamo bene che trattasi di interventi di risanamento che non rientrano pienamente nella competenza dell’Ente comunale, che comunque non può sottrarsi alle proprie responsabilità. Vedere il lungo ponte ridotto, in alcuni tratti, in condizioni veramente pietose, quasi da abbandono, fa male agli occhi ma anche al cuore e di certo non convalida la teoria secondo la quale si afferma che il sistema Ischia merita un target di turismo qualificato, se in realtà siamo così poco attenti alla cura delle attrazioni storiche che gelosamente dovremmo custodire, proteggere, e preservare dall’incuria e dal degrado. Qualcosa, purtroppo sempre in termini di attestazioni di buona volontà, arriva sulla diretta facebook del sindaco Enzo Ferrandino negli ultimi giorni del vecchio anno e quale augurio per il nuovo che inizia: ” per quanto riguarda il pontile Aragonese è in preventivo un intervento di ristrutturazione che sta aspettando solo l’autorizzazione della Sovrintendenza ai beni monumentali. Non appena arriverà metteremo a bando il lavoro e spero di far partire l’opera”. Insomma, il segnale di attivismo amministrativo è sempre quel famoso cassetto che si riapre e si richiude all’occorrenza, con al suo interno,sembra, un programma rivolto al recupero dell’opera storica, una freccia tesa nell’arco dei buoni propositi e mai fatta scoccare, mentre appare chiaramente che l’obiettivo di risanamento non rappresenta il frutto di un progetto d’insieme, ma di una contrattazione giocata su base locale che rischia di produrre un risultato sminuito rispetto a quello che dovrebbe essere un formidabile intervento di alta specializzazione su di un’opera marittima di immenso valore. La vita di un antico pontile lasciatoci in eredità con i suoi seicento anni di storia, è purtroppo legata ad un pernicioso immobilismo o comunque alle comode strade che utilizza la politica, quella che ama o comunque ritiene utile girare le responsabilità, quella che ritarda negli interventi, che prosegue per i viottoli del rinvio. D’altronde è proprio vero che a volte basta soltanto decidere di……..non decidere e continuare con delle promesse, quelle scritte sulla sabbia.


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