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Pensieri di fine inverno

Qualche tempo fa mi sono permesso il lusso di scrivere una lettera aperta indirizzata ai giovani isolani, entrando sul terreno minato del Comune Unico. In quella lettera, in perfetta buona fede, senza alcun fine recondito, come è nel mio costume,molto umilmente mi sono permesso di mettere in evidenza alcuni effetti negativi inerenti alla unificazione delle sei comunità isolane. Ho ricevuto, per l’occasione, attestati di stima ma anche becere critiche, qualcuna maleducata, che specialmente da parte di blogger incalliti, rasentano un integralismo smodato sull’argomento C.U.. Ma a mente fredda, anche perchè non era la prima volta che stendevo qualche appunto relativo al C.U., mi sono reso conto, ancora di più, che questo  argomento è diventato il TEMA, sul quale si stanno  esprimendo tantissime persone. E questo, da un punto di vista squisitamente etico, è un fatto certamente positivo anche sotto l’aspetto democratico. Ciò che però mi fa avvilire tanto, è che la nostra Isola, da vent’anni a questa parte  è attanagliata da un mare di problemi enormi, che sembrano avulsi dalla nostra società civile. Non c’è un settore della nostra vita quotidiana che goda buona salute, dai trasporti marittimi, alla scuola, dalla sanità al lavoro che diventa sempre più precario, anche perchè stiamo riuscendo a distruggere l’unica fonte di reddito che è rappresentata dal turismo. Senza parlare del problema degli abbattimenti. Stiamo dimenticando cosa sia il bel vivere, in definitiva, ma tutto, se non ci tocca di persona  ed in modo pesante, ci scorre addosso come acqua, senza che noi muoviamo un dito. Stiamo diventando una enorme betoniera capace  di ingurgitare di tutto, triturando ogni cosa, incluso i sogni, le speranze di un futuro migliore, avendo come prodotto finale un avvilente disinteresse generale  che somiglia tanto ad un cinico autolesionismo.

Ed in questo quadro di desolante tristezza, mi viene in mente una raffigurazione fatta di due scene:la prima riguarda il dissolvimento delle enormi ricchezze che erano sulla nostra Isola e nella vicina Napoli, dove fino a pochi anni fa c’era il secondo polo industriale italiano, vaporizzatosi nel nulla. Ricordo che nella parte occidentale vi erano grandi industrie quali Olivetti, Italsider, Sofer, Cementir, Eternit, il molo di Bagnoli, unico porto dove ormeggiavano le navi dell’est europeo. Nella parte nord-orientale c’erano la Cirio, la FMI-Mecfond, la Mobil Oil,la Rhodiatoce, i Cantieri Navali, la Ansaldo, la Selenia, questo solo citando le più grandi, senza considerare l’enorme indotto ad esse collegato. Tutto dissoltosi nel nulla!

L’altra scena che mi viene in mente  , visto che noi fino a pochi anni fa abbiamo avuto la fortuna di ospitare tanti tedeschi, è quella che riguarda la riunificazione della Germania, che è tornata ad essere  il Paese leader in Europa, facendomi rodere il fegato due volte: la prima è che noi (Isola d’Ischia) non siamo ancora riusciti a farci conoscere dai discendenti dei clienti che venivano prima del 1989, anno della caduta del Muro! La seconda, che è diretta conseguenza della prima, e che non siamo riusciti a godere un poco della enorme ricchezza prodotta dalla patria di Goethe. Abbiamo copiato ed emulato gli ultimi governi degli ultimi vent’anni che non hanno terminato la “mitica” Salerno-Reggio Calabria, o ancora peggio, iniziato il Ponte sullo Stretto.

In tutto questo spettacolo avvilente , noi sull’Isola ci siamo rifugiati in questo che sembra essere diventato l’unico argomento degno di nota e che abbia una certa valenza, sto parlando del Comune Unico.

Dispiace tanto constatare che siamo circondati da un enorme deserto di idee, ma dispiace ancora di più certificare la totale assenza della cosidetta Intelighenzia, fatta di un folto gruppo di persone che fino a poco tempo fa si sono sentiti i depositari di tante VERITA’, i veri numi tutelari della cultura con la c maiuscola, e che negli ultimi tempi sono letteralmente evaporati nel nulla. Anche loro! Anche la loro, come quella attuale, era evidentemente  una politica di contrapposizione, ed ora come allora, si tralascia ciò che dovrebbe essere il raggiungimento del bene comune, venendo meno ciò che dovrebbe essere uno spirito di servizio per il Paese.

Concludendo , mi auguro che nasca quando prima una nuova classe politica che sappia reinterpretare al meglio i nostri bisogni, mettendo da parte  l’individualismo sfrenato che ha contraddistinto le ultime leve, creando nuove speranze e nuove opportunità di lavoro, al di là di etichette o schieramenti politici vuoti e senza futuro.

Gerardo CALISE


2 Commenti, Commenta o fai un Ping

  1. Davide Iacono - Data: 11/3/2011 13:55:06 - IP: 79.9.149.xxx

    Gerardo ,non ci conosciamo ,ma io sono nato,abito e mi interesso attivamente sull isola
    1 il comune unico è la base per un inzio progetto articolato( diverso da ieri e oggi).
    2 si parla anche oggi di tt(ambiente,gestione rifiuti,urbanistica,energia) non solo comune unico e sono tt temi che vanno affrontati per l isola non i singoli.
    3 ” Cementir, Eternit, la Cirio………hanno devastato la campania .
    4 Personalmente piu leggo gli articoli per il No e piu mi convinco del SI, mancano persone capaci qst è il nocciolo,quindi spezzare la catena antimeritocratica e passare ad idee gia applicate con successo per :rifiuti,ambiente,energia etc etc per il comune unico occorreranno anni ed in quegli anni si creerà un elettorato informato e non impaurito,cosi che emergano persone etiche e competenti per il bene dell Isola.
    5 Se è vero che ti rivolgi ai giovani, perche negargli una scelta diversa dal gia “conosciuto?”
    6 è argomentato un complesso dibattito sul cosa è e perche comune unico, quindi esistono risposte e dubbi democraticamente affrontati .
    http://www.facebook.com/home.php?sk=group_182891291744829&ap=1
    Oggi tt questo non ce , ci sono i soliti incompetenti.

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  2. graziano petrucci - Data: 15/3/2011 16:07:56 - IP: 151.56.53.xxx

    Gerardo – ti do del ” tu ” perchè in rete è la norma – per quanto mi riguarda ho letto la lettera pubblicata. Devo dire che ritengo insensate le critiche, quelle becere però essendo convinto che queste, se fatte nella direzione giusta possono produrre risultati. A dire la verità anche quelle ” dure ” e forse anche maleducate fanno capire tanto, pure se spiacevoli. In entrambe le direzioni, naturalmente.

    Per quanto mi riguarda sono del parere – assieme a qualche altro – che il Comune unico sia il ” futuro”.
    Certo, non è che si risolvono i problemi con questo strumento ma siamo arrivati a un punto il cui dibattito è necessario per risolvere – o quanto meno provarci – i problemi annosi che citi. Il fatto che non siamo stati capaci – come comunità, se diciamo di esserlo – di risolverli o condurli sul sentiero della risoluzione è un primo sintomo di quella patologica manifestazione cui, direttamente o indirettamente fai cenno.
    In sostanza è per una classe ” politica” – si usa chiamarla così per identificarla ma non ci metterei la mano sul fuoco – che oggi tra i temi, su tutti, c’è questa sorta di interrogazione collettiva che, potrebbe non sembrare, ” racchiude ” in se le altre che citi.
    Certo, non è che passando per quella, nella presunzione di raggiungere la fusione, le altre si risolveranno d’incanto. Altrettanto certamente si può dire che forse è meglio tentare di affrontarle contemporaneamente proprio per non abbandonarle gettandole al di sotto della soglia di attenzione. E’ sicuramente necessario, insomma, ricalcarle nella complessità e nell’urgenza.

    Di fatto però se oggi tornano più che mai nella forza dirompente che gli è solita, attuali nell’eterno presente, è perchè, forse, una gestione, come fai notare, della cosa ” pubblica” non è stata all’altezza della situazione e gli strumenti che si è cercato di iutilizzare, sebbene previsti dalla legge, non si è saputi ottimizzarli anche per campanilismo. E non solo per quello!

    Men che meno l’iniziativa privata, quella capacità imprenditoriale, che forse ha bisogno di uno slancio se non vuole essere risucchiata e soffocata dalla concorrenza internazionale che avanza è riuscita a ” produrre” qualcosa. Che si fa?
    Tutto ciò, ponendoli come punti fondamentali ma di certo non declassificando gli altri, può essere risolta col Comune Unico? Mhm..lo spero, lo speriamo!

    Non si tratta – e non si parla – di gettare a mare la storia di questo territorio o le peculiarità di frazioni o borghi. Al contrario si tratta di rivalorizzarle, di non farle continuare ad essere periferia. Se è vero che gia oggi un problema di un singolo Comune si ripercuote – e non può essere diversamente a meno che non si pensi di esserne distanti – su tutto il territorio; o addirittura una ” scelta ” di una parte singola che nulla cambia se non nella frazione cui si interessa e di cui è competente, lasciando ” a se stesse ” ( con altri interventi, forse simili ) la gestione delle altre parti, risulta evidente che un ” sistema ” a sei teste nella situazione economica globale, in una fase di recessione internazionale ( anzi gli altri Paesi crescono mentre l’Italia è al palo ) se prima poteva essere adatto, quando c’erano le possibilità di investimento ” su quello stesso sistema”, oggi mostra il fianco con l’inefficienza, l’incompetenza e la mancanza di painificazione sia su base progettuale che su base territoriale.

    Se fino a ieri abbiamo campato di rendita oggi non è più possibile avere un sistema siffatto che, invece, nella non curanza di ciò che ci accade intorno – ricordiamoci che Ischia fa parte di un complesso più ampio- potremmo rischiare di diventare ancora di più ” periferia ” di una Campania che di per se stessa lo sta diventando, tranne qualche zona che brilla per altri motivi.

    Gli strumenti la Legge li dispone ma non siamo (stati ) in grado di approfittarne. Il dibattito sul Comune Unico apre anche alla” formazione ” di una classe all’altezza, preparata e lungimirante. Di certo non si può fare ” nel campanile” del proprio territorio ma c’è bisogno dell’aiuto di quanti possono – e avendone le capacità, per dovere civico, dovrebbero – dare una mano.

    Infine, nella ipotesi si dovesse votare ricordiamoci che questo sarà un Referendum ” Consultivo”, cioè si chiede un ” parere ” alla popolazione isolana. Nulla di più. Insomma non arriva il Comune unico dopo il referendum pure se dovessero prevalere i ” Si “.

    Nella ipotesi poi di realizzazione del Comune unico la sua operatività si vedrà da qui a sette/dieci anni e sappiamo bene che l’economia e il mondo perfino può cambiare in breve tempo. Tutto però, i segnali son quelli, non si potrà fare se non nella direzione di una unione che ormai da tempo, per scelte mancate o per favoritismi elettorali, non ha trovato di fatto concretezza. Ciò, è vero, si potrebbe fare ancora prima, ossia oggi ma non mi pare che si sia arrivati a questa consapevolezza. Continuiamo a pensare ognuno al proprio orto con tutto ciò che ne consegue. Oggi, ancora oggi, i risultati si vedono. Meno male, abbiamo gia un dato certo da cui partire.

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