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L’opinione: il comune unico è un’idea vecchia e superata

Serve invece la gestione unitaria dei servizi isolani a partire da rifiuti e vigili.

di Luciano Venia. Sul piano giuridico ed economico, l’istituto del Comune Unico – la forzosa riunione dei comuni in un solo ente che ne assorbe crediti e debiti e ogni altro rapporto giuridico patrimoniale – è una idea vecchia e superata tipica dell’ottocento e del novecento ed appare illogica in un quadro sociale mutato radicalmente. La stessa Costituzione con la riforma del titolo V e la nuova formulazione dell’art. 114 che pone non più su un piano verticale e gerarchico Stato-Regioni-Province e Comuni ma li dispone sul piano orizzontale equi-ordinandoli e riconoscendoli come elementi di pari valore istituzionale della Repubblica, sembra negare la possibilità che altri in violazione del principio costituzionale dell’autonomia statutaria e finanziaria possano dettare imperativamente regole di funzionamento e organizzazione ai comuni medesimi.

Unificare i sei comuni è nel momento storico attuale, così grave e difficile – una grande e preoccupante incognita specie sul piano finanziario, tenuto conto della dichiarazione dello Stato di Dissesto di uno degli enti locali che dovrebbero o potrebbero essere unificati, che pone un ampio ventaglio di questioni tecnico-finanziarie compresi piani di rientro, bilanci, limiti e vincoli di spesa e di investimento così come recita la normativa inclusa nel Testo unico degli enti locali che involgerebbero il nuovo ente riunito. E’ dal 1860 che si discute in italia di accorpamento dei piccoli comuni per una razionalizzazione ma ciò attiene principalmente a comuni di dimensioni micro, di gran povertà o disagio geografico e spesso di località in via di sviluppo.

Non è certo questo il caso dell’isola di Ischia che enumera comuni e frazioni di valore internazionale (pensiamo al Borgo di Sant’Angelo conosciuto in tutto il mondo) che potrebbero in ipotesi e in taluni casi subire effetti negativi anche in termini di promozione turistica all’interno di una nuova e diversa denominazione non ancora nota al mercato globale. Stesso discorso di valore per le città, pensiamo al termalismo di Casamicciola la cui storia geologica è patrimonio dell’umanità o a Lacco Ameno e alla sua specifica origine pithecusana o a Forio per il valore culturale di poeti e pensatori di tutto il mondo così come Barano e Serrara Fontana per la specifica e inimitabile cultura contadina ricca di valori e insegnamenti e con un termalismo di collina (da Nitrodi e Buceto alle fumarole serraresi e alle vasche termali).

L’idea del Comune Unico è semplicistica ed è gravida di problemi e di difficoltà. Occorre rinviare a un momento diverso e più lontano la indizione del referendum consultivo ma immediatamente vanno avviate le consultazioni tra i sindaci isolani per arrivare alla realizzazione di un unico soggetto gestore dei rifiuti , della nautica, della mobilità e trasporti e della pubblica illuminazione.


5 Commenti, Commenta o fai un Ping

  1. Emanuele Di Maio - Data: 25/1/2015 12:03:21 - IP: 79.52.236.xxx

    Ma ovviamente, permettimi, nel parlare di comune unico, sono certo che non si voglia annichilire le particolarità dei luoghi e delle culture dei comuni individuali. Non come una coperta che, dall’altro ammanti l’isola gettando le specificità nell’indistinto (La notte in cui tutte le vacche sono nere: critica di Hegel a Schelling). Ma come UNIONE nel senso della riunificazione che possa esaltare le culture singole e non annientarle. Io credo che questa debba essere la sfida vera. Non potrei mai accettare di non sentirmi più foriano.

    Ci tengo a precisare che ti stimo molto Luciano.

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  2. nicola manna - Data: 26/1/2015 17:52:50 - IP: 79.35.150.xxx

    Ho letto attentamente lo scritto di Luciano Venia. Mi soffermo su di un aspetto, l’unione dei servizi, cosa che io auspico da diversi anni. Il problema non sta nell’unificare i comuni isolani, che nonostante qualcuno voglia obiettare, hanno delle differenze. Non si capisce lo sbandierare la parola rinnovamento, riproponendo una soluzione stravecchia, una ricetta del 1939, quella del periodo fascista, di cui gli italiani non avvertono proprio nessuna nostalgia. Certo, non mi sorprendo che parte della sinistra, destra reazionaria, e forze populiste, siano tutte accomunate, da una logica di processo accentratore di funzioni amministrative, ma io resto convinto che il vero contatto con i cittadini resta quello relativo al decentramento amministrativo, enunciato anche nella costituzione dai padri costituenti. Non ho paura di un ipotetico voto, ma non posso stare in silenzio dinanzi all’arroganza, di chi vuole mortificare l’esito del referendum del giugno 2011, che ha ricusato questa ipotesi di accorpamento. Dirò di più, l’istituto referendario è una cosa seria, per questo il quorum deve esistere. Non è possibile, in un principio democratico, che un 28% decisa le sorti del restante popolo. Sarebbe come giustificare le leggi in materia elettorale del regime fascita, come la legge Acerbo. Spingiamo le amministrazioni dell’isola ad accordarsi sull’unione dei servizi. E’ questa l’unica soluzione.
    Nicola Manna.

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  3. norman - Data: 27/1/2015 23:16:55 - IP: 87.5.244.xxx

    Cio’ che si rifiuta con il Comune Unico e’ di modernizzare politicamente e amministrativamente l’isola, recidendo il legame tra politica e sociologia paesana. Si rifiutano cioe’ la progettualita’ e la razionalita’ moderne in nome di una comunita’ identitaria. Invece di modernizzare l’isola si vuole ischitanizzare la modernita’.
    L’esperienza dimostra che questa strategia porta arretratezza e stagnazione e non crea la dimensione adeguata per processi di emancipazione economica, sociale e culturale. Massimo rispetto per la tradizione e la piccola patria calda, accogliente ( e pure un po’ fetente ) ma le potenzialita’ dell’isola unita, nel mondo attuale, sono di gran lunga maggiori e piu’ ricche.

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  4. LELLO - Data: 29/1/2015 07:01:17 - IP: 79.58.101.xxx

    Il Comune unico non annulla alcunché, anzi quelli che erano un pozzo senza fine di spese inutili, favori a tizio e caio, diventano circoscrizioni o municipalità, come in area metropolitana quale è, vista che vi abitano circa 70.000 abitanti unico centro spese/acquisti, un’unica azienda per la gestione dei rifiuti che, proprio grazie al comune unico, potrebbero trattare in loco buona parte dei rifiuti stessi, l’umido poterbbe produrre biogas e avremmo energia a costi più bassi, meno rifiuti da trasferire via mare,a proposito sarebbe così più semplice liberarsi dai costi”cravattari”della famosa compagnia che attualmente trasferisce i rifiuti. La legislazione attuale spinge i comuni territorialmente omogenei e per n° abitanti a unificare servizi, anche a livello europeo,sarebbe più semolice la richiesta e gestione dei fondi, orbene non dimentichiamo che il Sindaco di Forio ha scoperto quanto il cambiamento da provincia a area metropolitana annulla ogni possibilità di contare e far valere il propio peso sia come numeri che espressione consiliare. Questo perchè la regola è per n° d’abitanti,ecco perchè Del Deo s’è lamentato, un solo sindaco, una sola giunta, un solo consiglio, composito delle circoscrizioni/municipalità, tali diverranno gli attuali comuni, produrranno un buon risparmio che combinato alle altre voci suelencate evidenziano che il comune unico non è un’idea vecchia e superata, tutt’altro. Lello

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  5. ciro castaldi - Data: 1/2/2015 08:22:50 - IP: 79.23.1.xxx

    Conoscendo la qualità politica degli amministratori attuali, figli delle scelte precedenti, e conoscendo la qualità culturale del “popolo” isolano tutto mi induce a pensare che “un’oligarchia” sostituirebbe “le oligarchie” il tutto a disfavore della qualità democratica dell’amministrazione e con il pericolo costante che un podestà e sei vice podestà comunque sarebbero in carica grazie al voto di scambio, con in più una grande difficoltà di controllo della gestione della “Cosa Pubblica” in quanto le maggioranze di solito si formano con coloro che partecipano alla messa……

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