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Letture da spiaggia

La scelta di un giornale da Parigi a Roma

di Giuseppe Mazzella. Gino Paoli, in quella bellissima canzone “Sapore di sale” che si ripropone ogni estate da 54 anni, li chiama “i giorni pigri”. Quei giorni di vacanza, di relax,che molti dedicano alla lettura di quello che non si riesce a leggere nei “giorni veloci” della vita lavorativa delle altre stagioni.
In questi “giorni pigri” se ti siedi al mattino presto al Bar Gino sul mare di Casamicciola puoi gustare un meraviglioso caffè che ti prepara Alfonso o Ivan con la richiesta di “una goccia d’acqua fresca ma non gelata” ed un posacenere perché dopo il caffè accendi il sigaro e cominci a leggere ciò che non puoi fare nei “giorni veloci”. Così all’ edicola di Riccardo in Piazza della Marina ti compri – insieme a “La Repubblica” (il tuo giornale da 40 anni anche se spesso non condividi qualche presa di posizione politica) “Le Monde”, il più importante giornale di Francia, e cerchi di riprendere il tuo francese arrugginito che l’indimenticabile prof. Biagio Lauro oltre 50 anni ti fece conoscere ed amare. E con il francese da oltre 50 anni riconfermi il tuo amore per la Francia, la più antica Nazione d’Europa, per la sua Storia fatta di passi in avanti ed indietro, di rivoluzioni e di restaurazioni, di Repubbliche nate e riviste da oltre 200 anni ma sempre sotto il manto della Monarchia dei 19 Re Luigi che Prévert, il grande poeta della nostra gioventù, diceva che non sapevano contare fino a venti.
Così di Repubbliche ne hanno fatto cinque dal 1779 con cinque diverse Costituzioni perché i francesi sono l’opposto degli inglesi che di Costituzione non ne hanno alcuna. Almeno per duecento anni i francesi e gli inglesi si sono divisi l’egemonia su tutto il mondo in una competizione permanente tanto che tutto il resto del mondo è sempre stato diviso tra “filofrancesi” e “filoinglesi” anche nel secolo XX che è stato il “secolo americano” con la supremazia degli Stati Uniti d’America che hanno imposto la loro lingua – l’inglese-americanizzato – a sua volta preso dalla “Madre Patria” Gran Bretagna fin dal XVII secolo con i primi “padri pellegrini” prima negli affari e poi nell’uso corrente internazionale. Ci sono rimasti un po’ male i francesi quando la loro lingua è finita in serie B tanto che hanno fatto una legge che impone in Francia l’uso del francese nelle insegne dei negozi e di usare sempre il francese perfino nel nome dei “selfservice”.
Non hanno mai abbandonato i francesi quella che chiamano la “grandeur” cioè la “Grandezza” o la “Fierezza” per il loro Paese. Prescindendo dalle opinioni politiche ogni francese resta fedele al “drapeau national” cioè alla loro bandiera, tre colori per le tre parole “rivoluzionarie” – Liberté, Egalité, Fraternité – ed all’inno nazionale “la marseillaise” talmente solenne che è posto nella Costituzione della V Repubblica voluta dal generale Charles de Gaulle (1880-1970), “il più illustre dei francesi” come lo definì il presidente René Coty, il secondo ed ultimo Presidente della IV Repubblica, quando lo richiamò al potere per salvare la Francia dalla guerra civile nel 1958 perché de Gaulle, la Francia l’aveva già salvata nel 1940 rifiutando la resa ai tedeschi nella seconda guerra mondiale e portandola vittoriosa fra i 4 Grandi della Terra con un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione delle Nazione Unite che tutti chiamano “ONU” ma i francesi “OTAN”.
Ti fai in questi giorni “pigri” una lettura “comparata” per cercare di capire come vedono le cose del mondo gli italiani ed i francesi attraverso i due giornali che per te sono i più completi del mondo. Ci vorrebbero anche “la tedesca” “Die Welt” e l’inglese “The Times” ma la cosa non è alla tua portata. Non credo che il giornale “di carta” scomparirà sostituito completamente dal web. Il web arriva prima di tutti nella diffusione delle notizie ma il giornale di carta ti permette di avere sotto mano la visione completa delle notizie dal mondo e di leggere con attenzione i commenti, le opinioni ed i grandi reportage. Nel giornale di carta i commenti saranno più importanti delle notizie.
Il giornale di carta diventerà sempre più un “ libro breve” scritto bene e talmente ricco che non può leggerlo interamente in una giornata.Così è cambiata l’ informazione generale tanto che l’ “agenzia stampa” non può essere come un tempo ben precisa ed i social come Facebook o Twitter sono a loro volta diventati delle “agenzie stampa” per la carta stampata i cui redattori debbono verificare la notizia e scriverla bene. I giornali di carta diventeranno sempre più di qualità come un tempo lo erano i grandi settimanali d’opinione e a loro volta i settimanali dovranno diventare ancora più di qualità perché diventeranno quelli che un tempo erano i mensili. La rivoluzione digitale è inarrestabile.
Quello che mi colpisce in “Le Monde” – fondato nel 1944 da Hubert Beuve-Méry con una “società di redattori” e con l’intento di fare un giornale autorevole – è la sua scelta di campo. Una scelta di “sinistra costituzionale” senza pregiudizi che abbraccia un’area talmente plurale che va dai “radicali” ai “comunisti” ma che è attenta alla “destra costituzionale” cioè al gollismo ed al post-gollismo con una fedeltà assoluta alla Costituzione della V Repubblica, di tipo “semipresidenziale” (una particolarità del tutto francese), che contiene lo stesso “preambolo” dei Valori che aveva la Costituzione della IV Repubblica – che è durata dal 1946 al 1958 – di tipo “parlamentare”.” Le Monde si è schierato contro la “destra estrema” di Marine Le Pen ed ha esposto nelle sue luci ma anche nelle ombre il “fenomeno Macron” che in 16 mesi ha cambiato la geografia politica della Francia, “rivoluzionato” i partiti e proposto alla Francia ancora una volta un ruolo di “Grandeur” nella politica mondiale. Seguire e capire questa velocissima trasformazione della politica francese fa nascere in te una speranza ed un ottimismo per il presente difficile ed il futuro nebuloso per il tuo Paese, l’Italia, il tuo Continente, l’Europa, il tuo Pianeta, la Terra. Proprio quando gli americani con Trump vogliono “isolarsi” e lasciare l’Europa al suo destino seguiti dagli inglesi che dopo 43 anni hanno, un anno fa con un referendum con una maggioranza risicata del 51%, abbandonato il progetto dell’Unione Europea che resta invece per 27 Stati del vecchio Continente. All’uscita della Gran Bretagna, al nuovo isolazionismo degli USA, al nascere dei populismi e dell’anti-politica, i francesi potevano adeguarsi alla situazione internazionale e mandare al diavolo il progetto dell’Europa Unita. In fondo sono sempre stati i più grandi “nazionalisti” ed hanno loro inventato il termine “sciovinismo”. Invece no. Hanno eletto Macron, un giovane di 39 anni, con il suo progetto di un “movimento” nato in pochi mesi che si chiama “Répubblique En Marche” fondato sul rilancio dell’Unità Europa rimarcando ancora una volta il rapporto preferenziale con i tedeschi e cioè riconfermando il patto del trattato franco-tedesco del 1963 tra De Gaulle ed Adenauer. Una straordinaria “continuità” dello Stato e della Repubblica a prescindere dagli uomini. Mentre gli inglesi hanno espresso un voto emotivo ed egoista uscendo dall’UE, forse facendo il più grande errore della loro Storia millenaria, i francesi non si sono lasciati prendere dall’emotività o dall’egoismo ed hanno dato una nuova “marcia” all’Europa.
“La Francia può fare molto per l’Europa a condizione che il suo comportamento sia esemplare” ha dichiarato il Presidente Macron.
Di questi tempi in Italia dove tutto è incerto la conferma del patto franco-tedesco per l’Europa è una iniezione di fiducia e di speranza.
Come si può spiegare questo voto dei francesi a Macron che pur avendo una formazione di sinistra vuole fondere sinistra e destra inventando qualcosa mai visto finora?
Ho letto un commento su “Le Monde” firmato da Pierre-Cyrille Hautcoeur dal titolo “il macronismo terza tappa dell’estensione del mercato”. Sostiene che votando Macron i francesi hanno dato una nuova dimensione al liberalismo. I francesi si sono “riconciliati” con “la dimensione economica, tradizionalmente di destra, del liberalismo” e la sua “dimensione politico-sociale, tradizionalmente di sinistra” e quindi hanno scelto Macron – con tutto quanto esprime e con la sua ampissima maggioranza parlamentare – perché vogliono una classe dirigente “tecnocratica” cioè costituita da “tecnici” che hanno avuto una formazione prima economica e poi giuridica”.
Insomma più economisti e meno avvocati dal Presidente all’ultimo deputato. E questo perché si dovrà governare uno sviluppo economico mai visto prima, dal quale si può tornare indietro, in uno scenario mondiale completamente diverso da appena 10 anni fa. Come fare per applicare oggi pienamente e completamente le tre parole della Rivoluzione del 1779?
Macron è alle prese, immediatamente, con la sua “certa idea dell’Europa”, con una legge di “moralizzazione della vita pubblica”, con la riforma del mercato del lavoro che in Francia si chiama “Code du travail” quasi a rimarcare che il lavoro è un diritto per tutti non un privilegio per pochi.
Mentre “Le Monde” ti presenta una Francia dalle idee chiare che in pochi mesi ha cambiato i partiti politici, riducendo al lumicino i socialisti che appena 5 anni fa occupavano tutti i posti di potere in ogni luogo di Francia, il presidente, il governo, il Parlamento rinnovato per il 70%, rispondendo in maniera coraggiosa alla politica isolazionista di Trump ed all’ uscita dalla Gran Bretagna dall’UE le cui modalità saranno dirette da un francese per conto degli altri 27, “La Repubblica” presenta un’Italia senza legge elettorale, con i partiti in rifacimento con scissioni a sinistra e ricostruzione algebrica a destra, con l’anti-politica delle 5 Stelle che ottiene voti ma non è capace di governare il Comune di Roma che è la Capitale d’Italia, con una disoccupazione giovanile drammatica, con la povertà che avanza e con un Parlamento di “nominati” che non è capace di fare una decente legge elettorale ed una decente legge per un “Codice del Lavoro” e che si spacca per concedere la cittadinanza ad un bimbo di un migrante nato qui.
Ne ricavi la convinzione che così noi in Italia non possiamo andare avanti. Che dobbiamo mettere ordine nella Repubblica, cambiare largamente i partiti e la classe dirigente e portare più economisti e meno giuristi in Parlamento ed al Governo e cioè più “competenze” e trovare anche noi una “Terza Tappa” per un liberalismo sociale o un socialismo liberale per affrontare le sfide della globalizzazione.
Insomma dobbiamo apprendere la lezione dei cugini francesi dai quali con ritardo copiamo tutto.
E dobbiamo farlo alla velocità di internet.


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