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Ischia, strade pulite? Anche noi siamo tenuti a fare la nostra parte

Percolato in strada nei punti di conferimento dell’organico con sacchetti stracciati e gocciolanti, cicche e sputi di chewing gum un pò ovunque: basterebbe un maggior spirito civico per avere una città infinitamente più pulita

di Ennio Anastasio. Non saremo mai Stoccolma, dove la superiorità della cultura civica fa sì che gli spazi e i luoghi comuni siano realtà da condividere insieme non soltanto nell’uso ma anche nella cura tanto da farli apparire come ghiaccio lucente, ma sostanzialmente abbiamo un paese pulito ed una Società, la Ischiambiente, che gestisce la cura e la pulizia delle strade in modo efficiente se si tiene anche conto di un miglioramento del servizio negli ultimi due anni a questa parte. Quello che invece va condannato è il comportamento di alcuni cittadini che pensano di poter liberamente abbandonare accumuli di immondizia sui marciapiedi o lungo il bordo delle strade, e non soltanto quelle periferiche, ma in molti casi anche del centro storico e commerciale. Il rottame della lavatrice abbandonato alcuni mesi fa sul piccolo belvedere del borgo storico di Ischia Ponte con dietro lo sfondo del celebre castello Aragonese, aprì immediatamente un ponte parallelo allo scandalo di Roma per i frigoriferi. Il titolo arrivò di getto: “mentre a Roma impazza il frigo-gate, Ischia risponde con le lavatrici” e non abbiamo potuto far altro che vergognarci di quella deprimente cartolina raffigurativa di una trista realtà, seppure, sappiamo bene, espressione di un fenomeno marginale ma che comunque tende a vanificare e soprattutto a mortificare il lavoro svolto con costanza dagli operatori ambientali che sotto al sole o la pioggia quotidianamente si impegnano per rendere la città pulita. La cattiveria sul web raggiunge livelli veramente inimmaginabili tanto da essere stati in fretta lapidati con frasi tendenti a sottolineare una sorta di malcostume diffuso sull’isola e non il verificarsi di un caso sporadico, frutto di una singolare idiozia ed infatti, commenti del genere: “anche questa è Ischia, la faccia sporca della città” sono arrivati giù come pietre ed hanno colpito duro, come sempre. Con grande amarezza dobbiamo purtroppo anche riconoscere a quell’abbandono una paternità del tutto isolana, un vero “atto casalingo” e detto tra noi, se molte volte si punta il dito contro il forestiero, stavolta risulta alquanto difficile pensare che una carcassa di lavatrice sia stata accompagnata in vacanza ad Ischia.

Cumuli di organico in strada, può bastare un sacchetto compostabile?
La bella “chiazza” di percolato appare sull’asfalto il più delle volte nei pressi delle abitazioni, all’uscita dei cancelli privati divisori con la strada pubblica, in alcuni casi anche sui marciapiedi. Alcuni punti di via Antonio De Luca, via Nuova Cartaromana, corso Vittoria Colonna all’altezza del caratteristico “pontiletto” in cemento, sono soltanto alcuni minimi esempi di un problema che senza ombra di dubbio si è radicato un pò ovunque. Di certo qualcosa non funziona come dovrebbe nei giorni dell’organico : i sacchetti di conferimento trasudano sul suolo, apparendo in alcuni casi anche rotti e all’unto ristagnante si associa un odore sgradevole. Può ritenersi bastevole all’operazione un semplice sacchetto biodegradabile? preda molto spesso, nelle ore notturne di gatti e di cani che pasteggiano indisturbati contribuendo al risultato finale di un luogo untuoso e maleodorante per il quale solo l’avvento delle piogge violente può fornire rimedio? in realtà già un doppio involucro potrebbe rappresentare una prima soluzione, ma lo spirito civico dovrebbe renderci protagonisti di soluzioni diverse, probabilmente impensabili se osserviamo il trattamento riservato ai cestini pubblici, considerati da taluni come legittime mini-discariche dove ci si può permettere di depositare qualsiasi avanzo ai piedi del paletto di sostegno, dal cartone della pizza, all’ombrello rotto del quale bisogna liberarsi in fretta, al sacchetto della spesa ben annodato e ricolmo di ogni genere. Più che essere orgogliosi di presentare luoghi puliti ci limitiamo ad assistere a comportamenti di maleducazione, purtroppo ultimamente sempre più frequenti: un materasso lacero e sporco per strada,un rottame di elettrodomestico, un mobile vecchio e rottamato sul ciglio di un marciapiede sono manifestazioni di furto, sì, perché si può essere ladri anche rubando spazi comuni, rubando il decoro urbano, rubando il senso giusto delle regole che sono stimolo di socialità e di cura del territorio.

Sistemi amministrativi non stimolanti, manca la premialità
A Bagnatica, piccolo Comune della Lombardia, viene fissato un appuntamento in un giorno dell’anno, divenuto sempre più importante, si tratta della “giornata del verde pulito”. Una giornata organizzata proprio dall’Amministrazione comunale e alla quale aderiscono la gran parte delle associazioni del paese. Vi è anche da aggiungere che i dati sulla raccolta differenziata della comunità bagnatichese sono veramente da record: già a dicembre dello scorso anno si registrava un impressionante +74% del totale dei rifiuti prodotti. Queste iniziative che spingono ciascuno a prendersi cura del suo tassello di interesse collettivo, andrebbero immediatamente prese in considerazione, e ben promozionate in termini di marketing territoriale, avrebbero sicuramente un ritorno positivo di immagine. Rendere una città attraente e pulita sviluppa una reputazione di eccellenza ed è su questo che bisogna lavorare, non vi è bisogno di un progetto speciale, i tessuti urbani sono diversi uno dall’altro, ad ognuno bisogna confezionare l’abito adatto, stimolando lo spirito civico dei cittadini. A questo bisogna aggiungere che un sistema “premiante” sarebbe l’indiscussa arma per liberare l’intero comune d’Ischia, anzi l’intera isola dall’invasione della plastica che ci assedia ogni giorno; bottiglie e bottigliette di Pet, nonostante i continui sforzi di ripasso degli operatori dell’ambiente, sono abbandonate in ogni angolo del territorio e non mancano quelle di vetro, dalla birra alla minerale. In realtà non facciamo grandi sforzi per vivere “green” e sapete perchè? perché manca l’incentivo, quello economico, che permetterebbe di non trovare per strada nemmeno più un tappo di plastica. Parliamo del progetto “rifiuto a km zero” divenuto realtà in oltre 40 Comuni della nostra bella Penisola. L’iniziativa, nata in Germania già da svariati anni con il nome di Pfand (deposito ) è un metodo molto semplice e trasparente che fa bene all’ambiente ma anche, come si suol dire, al portafoglio, in quanto la consegna del reso che varia da un minimo di 8 ad un massimo di 15 centesimi si traduce in un buono spesa da utilizzare presso un qualsiasi supermercato. In pratica i due sacchi di bottiglie vuote e schiacciate che abbiamo puntualmente sul balcone o in garage valgono all’incirca una decina di euro se introdotte nell’apposita macchinetta che legge il codice a barre e consegna alla fine una sorta di scontrino che può essere scontato alla cassa. Se pensiamo che in diversi casi questa plastica di tipo Pet è presente anche nell’immondizia indifferenziata e ciò vale anche per le lattine in alluminio, non sarebbe veramente giunta l’ora di darsi da fare sul territorio dell’isola verde? e cosa meglio dell’incentivo economico può essere da leva per imparare nuove e più sane abitudini, rottamando per sempre quelle arcaiche e nocive? sulle delicate tematiche ambientali qualche piccolo passo si era iniziato a muovere agli inizi di questo anno proprio da parte della società di servizio idrico EVI che avrebbe pagato agli utenti domestici privati 50 centesimi di euro per ogni litro e mezzo di olio usato da consegnarsi presso un supermercato. Altri 20 cents sarebbero andati al gestore dell’attività commerciale, ma sembra proprio che si trattava solo di buoni propositi in quanto questa operazione è saltata per mancanza di protocollo operativo, ed è tutto fermo. Come sempre.


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