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Ischia, “chiudere” la classe politica della pianificazione

di Giuseppe Mazzella* “Faremo un decreto per Ischia la prossima settimana e lo porterò personalmente al consiglio dei ministri” ha annunciato il premier Giuseppe Conte oggi giovedì 6 settembre visitando i luoghi del sisma del 21 agosto 2017. Non so che tipo di “decreto” farà.
Abbiamo già due Commissari uno all'”emergenza” ed un altro alla “ricostruzione”. Quest’ultimo nominato con delibera del consiglio dei ministri l’8 agosto (casualità: il giorno di una forte scossa di terremoto del 2,8 magnitudo) non ha ancora un “decreto”; che ne fissi i poteri, le responsabilità, la funzione stessa. Ma possono convivere due “Commissari”? E forse arriverà il terzo dalla Regione per il Piano Urbanistico che per legge regionale i Comuni dovranno “adottare” (ma come fanno se non hanno nemmeno dato l’incarico ad un architetto?). Ed allora? Andiamo! Mi pare chiaro! Qui non si vuole avviare la Pianificazione Urbanistica dopo il grande sacco di Ischia degli anni ’70 e ’80 del ‘900: sono sorti almeno 50mila vani abusivamente in 10 anni con un incremento del 300%. Le domande di condono edilizio sono oltre 27mila depositate nei sei Comuni! Non si può RICOSTRUIRE senza DEMOLIRE e questa volta bisogna fare i conti non con il PAESAGGIO ma con la SICUREZZA SISMICA. Uno dei sei vulcani dell’isola d’Ischia, quello più turbolento, si è però risvegliato dopo 134 anni ed aveva già dato segnali di sé per SEI VOLTE nel XIX secolo! Ergo: senza un Piano Urbanistico SEVERO ma certamente POSSIBILE non si può avviare alcuna Ricostruzione. BISOGNA FARE UN PIANO REGOLARE!

Così mi sono ricordato delle battaglie giornalistiche, politiche e culturali che pochi di noi facevano negli anni ‘80 del ‘90, quelli della cementificazione selvaggia e con il mito dell’espansione economica all’infinito.

Mi sono ricordato quel bellissimo articolo del prof. Edoardo Malagoli apparso su “Ischiamondo”, allora mensile dei fratelli Lubrano, agli inizi del 1985 dove Malagoli denunciava il sacco di Ischia, la distruzione non solo del territorio ma dei grandi valori della nostra civiltà contadina e rimarcava che nei petti degli ischitani si era “essiccato il gusto per l’armonia per far posto ad una cupa smania di eversione, all’acre gusto dell’ingratitudine verso i valori dei padri, alla stolta attrazione per il caotico, l’alienante, l’informe, il volgare”.

Ed ancora una acuta osservazione del prof. Sebastiano Conte, urbanistica ed allora Presidente del Centro Studi su l’Isola che aveva scritto un documentatissimo studio sulla caotica espansione edilizia, proferita nel corso di un convegno sul primo “condono edilizio” alla presenza dell’allora sottosegretario alla giustizia, on. Antonio Carpino, socialista.

“ La classe politica – affermò Sebastiano Conte – non ha voluto chiudere se stessa nella politica di pianificazione”.

Infatti non abbiamo mai avuto un Piano Regolatore Generale dell’isola d’Ischia. Nessun Comune ha messo in “esecuzione” il proprio PRG tanto che la “Legge Galasso” del 1984 ha dovuto imporre un Piano Urbanistico Territoriale “sovraordinato” che è stato approvato in maniera di divieto assoluto di edificazione nel 1995 dal Ministro Paolucci.

Nemmeno il terremoto del 21 agosto 2017 che tocca principalmente Casamicciola ma anche Lacco Ameno e Forio ha smosso le acque per avviare la Pianificazione.

Trenta anni fa si poteva essere contro la politica di Piano perché il mercato faceva da sé per le “vacche grasse” della grande domanda turistica. Ma oggi in cui le vacche sono magre – ma già da molti anni – e rese ancora più magre dal terremoto la politica di Piano diventa indispensabile. Non si può Ricostruire senza prima Demolire. Bisogna risolvere un problema sociale di 2500 sfollati, bisogna rimettere in moto l’economia ed addirittura bisogna “riconvertire” una economia facendola diventare polivalente. E’ tempo quindi che la classe politica – anche di questa Seconda o Terza Repubblica – “chiuda se stessa” nella Politica di Piano. Il Presidente Conte ha dichiarato sulla sua pagina di Facebook:

“Oggi sono stato a Ischia. Ho voluto vedere di persona la situazione a distanza di poco più di un anno da quel tragico terremoto del 21 agosto 2017. Sono fortemente rammaricato, da servitore dello Stato, dei ritardi che si sono accumulati durante la fase di emergenza: la zona rossa piena di macerie, il problema degli sfollati, le scuole inagibili, gli intoppi burocratici. Ho incontrato tanta brava gente che si sente abbandonata, tanti bimbi con gli occhi pieni di speranza che non possono entrare nella propria scuola ancora danneggiata. Ho incontrato sindaci e amministratori, innamorati della propria terra, sfiduciati ma combattivi. A tutti loro va la mia ammirazione. Ho incontrato anche i familiari delle vittime del sisma, ai quali ho ribadito la mia vicinanza e quella di tutto il Governo, e anche i piccoli che miracolosamente sono scampati alla tragedia. Qui un particolare ringraziamento va ai vigili del Fuoco e alla macchina dei soccorsi che si è attivata prontamente. Da qui abbiamo voluto lanciare un messaggio chiaro: basta parlare di emergenza, bisogna ripartire. E oggi siamo qui per dare concretezza alla speranza di tutte queste persone. Abbiamo pronto un decreto per il terremoto di Ischia. Lo presenterò io stesso la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Inoltre proprio oggi il ministro Bussetti firmerà il provvedimento per mettere a disposizione le risorse stabilite per gli interventi nelle scuole danneggiate dal sisma. Tornerò più avanti per verificare di persona i risultati che arriveranno da questi provvedimenti. E per rincontrare tutte quelle persone a cui ho dato la mia parola che non saranno lasciate sole.”

Allo stato belle parole. Come il comunicato dei sei milioni per le scuole della Ministra Fedeli del 12 settembre 2017 e l’arrivo della “task force” come quella che la Signora Margheret Thatcher mandò alle Falkland nel 1982 per la guerra dell’Argentina chiusa in due mesi. Da Londra a Port Stanley ad una distanza marina enorme arrivarono 13mila uomini con 111 navi e 117 aerei. A Casamicciola sarà arrivata al massimo una corvetta di avvistamento tanto che non si sa né come né quando partirà la scuola dell’obbligo a Casamicciola e con quali enormi sacrifici per le famiglie ed i bambini passati da 800 a 530 perché nessun edificio scolastico della scuola dell’obbligo è agibile.

Il terremoto di Casamicciola deve rappresentare una svolta civile per tutti: lo Stato, la Regione, la Città Metropolitana, i Comuni e chi li governa.

I cittadini sono stanchi, sfiduciati, stremati. Spetta alla Repubblica “unica ed indivisibile” ridare Speranza.

*Giornalista, direttore dell’agenzia Il Continente


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