di Luciano Castaldi Non sono un analista politico. Non so “leggere” i flussi di voto e non so spiegarmi, in chiave sociologica, per quale ragione gli operai del Nordest italiano ripongono la propria fiducia nella Lega di Bossi, mentre quelli delle città industriali tedesche preferiscono i Verdi. Leggerò e mi farò un’idea. Tutti dicono di aver vinto o, quanto meno, di non aver perso. Anche chi è arrivato a perdere sei, sette punti percentuali si dichiara soddisfatto. Figurarsi chi è calato “solo” di due, dopo aver annunciato sfondamenti e percentuali quasi bulgare.

Di certo, quasi ovunque in Europa, crescono le forze populiste di destra e di sinistra. Soprattutto cresce l’astensionismo, la sfiducia, la disaffezione.

La vera sconfitta è l’Europa. Altro che euro o esercito unico. Ciò che tiene veramente uniti i cittadini del vecchio continente è l’euroscetticismo.

Il crollo dei partiti socialisti, con tutta la loro supponenza laicista e nichilista, sancisce inoltre il ritorno all’idea di piccola patria. Un sentimento destinato a crescere. Perché il tentativo di imporre dall’alto – e artificialmente – questo dispotismo senz’anima delle banche, magari condito dai soliti utopismi giacobini, non può che destare irritazione nella gente comune. L’Europa si è infatti sin qui rivelata una dittatura burocratica e monetaria che interviene su tutto e su tutti. Dal peso delle zucchine alla curvatura delle banane, dai forni per le pizze alla lunghezza dei rotoli di carta igienica. Un diluvio di norme, disciplinari e regolamenti… che creano spesso solo lacci, ostacoli, incomprensioni. Mentre crescono disoccupazione, paura del futuro e non si riesce neppure a stabilire quali siano le radici culturali, spirituali e ideali che dovrebbero tener insieme popoli che parlano lingue diverse.

Se il Partito Popolare torna a essere il primo gruppo nel parlamento europeo e i socialisti subiscono una forte emorragia di suffragi e di seggi (sonora la sconfitta di Zapatero in Spagna) è evidente che gli elettori di sinistra hanno, in larga parte, virato verso la destra estrema. Il famoso “sfondamento a sinistra” profetizzato a suo tempo da Pino Rauti. Ma su basi valoriali ben diverse.

In Italia, al voto pro Berlusconi (senza dubbio un leader populista per cultura, stile, mezzi e messaggi) deve essere aggiunta la netta affermazione della Lega e dell’Italia dei Valori, che rientra a tutto tondo in questa categoria politica (la quale, sia detto con onestà, non deve necessariamente essere demonizzata).

In ogni caso il Novecento è alle spalle. Questo secolo sterminato (o breve, a seconda delle interpretazioni), caratterizzato da tante spinte ideologiche e politiche, è oramai acqua passata (almeno così sembra).

Fiamme, falci, martelli e garofani sono rimasti al palo.

L’unico simbolo del ‘900 italiano che stacca il biglietto per Strasburgo è l’odiato e amato scudocrociato dell’uddiccì di Casini. Forse non è un caso.