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I furbetti del cartellino e la furbata della Madia

Fannulloni, assenteisti, riforma, leggi e pugno di ferro. Ad ogni scandalo nelal Pubblica Amministrazione si invoca “la tolleranza zero”. Si invocano licenziamenti e buon esempio. Ma poi? E intanto c’è la grana dei segretari…

di Giuseppe Mazzella. “Licenzieremo i furbetti del cartellino” ha dichiarato la Ministra per la “semplificazione e la pubblica amministrazione”, Marianna Madia, 35 anni, laureata in scienze politiche, il ministro più giovane del Governo del giovane Matteo Renzi. La dichiarazione è stata resa nel corso di un convegno dopo lo scandalo per assenteismo dei dipendenti comunali di Sanremo, un municipio di media grandezza, dove 35 su 196 dipendenti sono sotto processo per assenteismo e di Orta di Atella dove quest’estate 85 lavoratori su 130 sono stati accusati di assenteismo.

La giovane Madia scopre l’acqua calda. I dipendenti pubblici – quelli del “posto fisso” – si possono licenziare per gravi motivi come stabilisce una legge voluta dall’ex-ministro della “funzione pubblica”, Renato Brunetta nel 2009. Ma “licenziare i fannulloni” nella Pubblica Amministrazione riscontra la stessa difficoltà di “far lavorare i dipendenti pubblici” cioè portare ad “efficienza” l’amministrazione pubblica a tutti i livelli.

Bisognerebbe prima di tutto chiedere al giovane ministro quale è lo stato di attuazione della sua lettera ai dipendenti pubblici del 30 aprile 2014 e dei 44 punti della annunciata sua riforma. Perché nei Comuni c’è ancora il “segretario” dipendente dello Stato che è al vertice di tutta l’organizzazione amministrativa e doveva essere, invece, abolito secondo il punto numero 13 della “lettera” e la cosa non è di poco conto perché molti Comuni – di piccole dimensioni come quelli che conosco di Casamicciola e Lacco Ameno nell’isola d’Ischia – non riescono a funzionare senza il “segretario” e non riescono ad organizzare i loro uffici e servizi.

La giovane Madia occupa un posto di enorme responsabilità. È lo stesso Ministero – con cambiamento di denominazione – occupato da giuristi come Franco Bassanini e Massimo Severo Giannini solo per citarne qualcuno e nessuno è veramente a cambiare la Pubblica Amministrazione.

La riforma della Pubblica Amministrazione è la “Madre di tutte le Riforme” ancora più evidente con la rivoluzione tecnologica dell’informatica e della telematica. Riformare la Pubblica Amministrazione è una esigenza ormai datata, dal 1963 con il primo governo di centro-sinistra (con il “trattino” e cioè di svolta dei socialisti al Governo) che costituì un “Ministero per la Riforma Burocratica”. La Pubblica Amministrazione ed il suo buon governo riguarda non solo lo Stato ma, soprattutto, le sue articolazioni periferiche: le Regioni, le Province (“eliminate” ma solo sulla carta) ed i Comuni. Un’esigenza antica (denunciato addirittura oltre cento anni fa da Silvio Spaventa)  ma, purtroppo, sempre di stretta attualità.

Fonte: ilnapoletano.org


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