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Geotermia a Ischia: “sostiene Parri”

di Emanuele Verde. “Tranne Larderello non c’è al mondo attività industriale che vada avanti da quasi due secoli“. Parola dell’ingegner Roberto Parri per anni dipendente dell’Enel Larderello in Toscana (per il curriculum clicca qui). Sabato scorso (31 ottobre 2015 -ndr-) Parri ha tenuto una conferenza presso l’Osservatorio Geofisico di Casamicciola dal titolo “Gli impianti geotermoelettrici di Ischia: una storia di eccellenza”. E infatti, dopo la chiosa iniziale, lo studioso ha aggiunto:

Gli impianti realizzati a Ischia a cavallo tra gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso sono i primi a ciclo binario mai costruiti. Tuttora, a distanza di quasi ottant’anni,  le centrali geotermoelettriche costruite nel mondo da un punto di vista tecnologico sono debitrici dell’impianto di Citara“.

Naturalmente Parri si è spinto oltre, spiegando nel dettaglio il ruolo apicale dell’ingegner D’Amelio dell’Università Federico II di Napoli, senza le cui sperimentazioni la centrale a ciclo binario di Citara non avrebbe mai visto la luce. Centrale (ora depandance dei Giardini Poseidon) che entrò in funzione soltanto dopo la seconda guerra mondiale, per la precisione nel 1955, quattordici anni dopo l’accordo stipulato il 31 ottobre 1941 tra la SAFEN (Società Forze Endogene Napoletane) e la Società Gasparini. La prima si sarebbe occupata della produzione; l’altra della distribuzione dell’energia.

LEGGI ANCHE: Beniamino Santi: Sulle ricerche di forze endogene nell’isola d’Ischia

Le cose – come sappiamo – sono andate diversamente e la centrale di Citara venne chiusa poco tempo dopo la sua entrata in funzione.  Come motivazione fu addotta l’eccessiva dispendiosità dell’opera, rilievo che non convince del tutto Parri, secondo cui, carte alla mano, mancavano stime puntuali sulla produttività dell’impianto tali da giustificare la decisione assunta. E allora? Con ogni probabilità, secondo l’ingegnere toscano, nella decisione di chiudere l’impianto geotermoelettrico di Citara prevalsero altre logiche e interessi, forse legate alla realizzazione delle infrastrutture necessarie a portare l’energia sull’isola dalla terraferma. Hai visto mai che l’isola d’Ischia si fosse scoperta autosufficiente da un punto di vista energetico già negli anni ’50?!

Del resto – ha aggiunto Parri – se c’erano dubbi sulla risorsa, come mai la SAFEN nel 1947 prima, dunque, della seconda tranche di perforazioni effettuate tra il 1951 e il 1954, aveva già investito in attività di ricerca 1 miliardo delle vecchie lire?

Insomma le cose sono andate diversamente, ma forse c’è la possibilità di riprendere un cammino interrotto tanti anni fa. La tecnologia è la stessa (per di più migliorata sotto molti aspetti); la risorsa pure (70 anni da un punto di vista geologico sono un’inezia) e soprattutto stavolta sembra esserci la volontà politica di puntare sulla geotermia. Questo in sintesi lo spirito dell’incontro organizzato dal “Centro Studi Isola d’Ischia” e moderato dal presidente dell’ente Antonino Italiano.

Quanto ai rischi connessi alla realizzazione dell’impianto di Serrara Fontana, se ne è parlato al termine dell’incontro. Fermo restando le obiezioni inoltrate al Ministero dell’Ambiente da cittadini, comuni, associazioni e studiosi, tra cui quelle particolarmente puntuali della Prof.ssa Tiziana Vanorio (leggi qui), resta il fatto, secondo Parri, che molte delle criticità emerse, possono essere verificate solo sul campo. Cioè, in corso d’opera.

Qua, forse, è il vero nocciolo della questione. Continueremo a seguirne gli sviluppi.

 


1 Commento, Commenta o fai un Ping

  1. Bartolomeo Garofalo - Data: 4/11/2015 00:09:56 - IP: 37.203.141.xxx

    Un interessantissimo excursus nella storia industriale italiana che ha visto Ischia protagonista in un’epoca in cui gli studi in questo campo erano davvero molto promettenti. L’ingegner Parri ha evidenziato, tra l’altro, che la scelta di abbandonare la geotermia a Ischia e nei Campi Flegrei è stata praticamente imposta dalle logiche di mercato che preferirono portare avanti l’economia legata agli idrocarburi anziché preferire le meno convenienti, per le aziende, risorse rinnovabili. Del resto solo un cieco o uno stolto non si spiegherebbe come mai la SAFEN avesse investito una montagna di denaro in un’impresa dalla quale non avesse una ragionevole certezza di ottenere un guadagno. Oggi il discorso si ribalta, ponendo all’attenzione pubblica un eventuale ritorno alla geotermia le cui potenzialità ischitane sono immense, così come la possibilità di guadagni per le aziende che vi investono capitali esigui a fronte di guadagni stratosferici se la normativa in vigore non dovesse cambiare. Nonostante l’ottima campagna divulgativa costruita da Emanuele Verde, dal CSII, da Ischia Forum ed altri, sabato sera sono state poste ancora una volta le stesse domande, a dimostrazione che sono davvero pochissime le persone interessate a comprendere il tema geotermia. Antonino Italiano ha correttamente evidenziato, per esempio, che i progetti delle centrali geotermiche sono “strategici”, per cui le amministrazioni di 5 dei 6 comuni dell’isola hanno speso inutilmente tempo ed energie compilando documenti basati su pareri di “esperti” nella vana speranza di bloccare un processo su cui è solamente il Governo a poter esprimersi. Meglio avrebbero fatto a cercare di sfruttare questa occasione per ottenere vantaggi in termini di costruzione di nuove infrastrutture e riduzione del rischio idrogeologico, come auspicato anche da Vito Iacono. Alquanto sterile è anche la discussione sul tema “Vocazione turistica o industriale?”, come se l’approvvigionamento, finalmente pulito, dell’energia necessaria al funzionamento di qualsivoglia infrastruttura andasse al di là dei fabbisogni effettivi della popolazione residente e non. Altrettanto vacua è l’obiezione legata ad un paventato rischio sismico, come se l’isola di per sè non fosse già estremamente pericolosa non già per l’eventualità, non remota, che avvenga un terremoto simile a quello del 1883, quanto per l’enorme numero di abitazioni con caratteristiche molto simili a quelle di un castello di carte che metteranno in serio pericolo gli abitanti. E infine, l’assurdo tema del rischio della risorsa termale, come se le centinaia di pozzi che emungono ogni giorno migliaia di metri cubi d’acqua calda non avessero già ampiamente dimostrato che tale risorsa è inimmaginabile per le potenzialità che ancora possiede. Per non parlare del fatto che un censimento di tutti i pozzi, quelli regolarmente autorizzati e non, apporterebbe ulteriori dati alla conoscenza della struttura dell’isola dall’analisi di alcuni parametri fisici delle acque emunte.
    Ischia ha la possibilità di fare un passo in avanti nello sviluppo economico e industriale, per non parlare dei posti di lavoro che, direttamente e indirettamente, tale impresa andrebbe a creare. Temi come ecologia, risorse rinnovabili e riduzione dell’inquinamento atmosferico vengono affrontati da una classe politica e imprenditoriale affetta dalla sindrome NIMBY. Tutto ciò è davvero molto triste.

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