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Comune unico. Quelli che vogliono cambiare le cose

Di Graziano Petrucci In questo periodo di convinta campagna referendaria che vuole incoraggiare al voto del 5 e del 6 giugno l’isola tutta, molti si stanno muovendo spesso in piazza con i banchetti informativi oppure attraverso la rete. Dall’ACUII al “ Movimento per il Comune Unico “ nato su facebook, quest’ultimo capace di amalgamare varie anime. Composto non soltanto dal Mov5Stelle ma assieme a persone con diverse idee che hanno valori condivisi si prodiga con cadenza settimanale in giro per l’isola. Differenti per entità ma uniti per fine unitario. La forbice entro cui chiedere informazioni in realtà è larga ma non sufficiente.

C’è ancora bisogno di estenderla, pure dopo il referendum. Già questo, però, potrebbe considerarsi premessa alla fusione. Rimanere ognuno entro il proprio indirizzo ma in cooperazione per il raggiungimento di un traguardo comune non è cosa da poco e non si presta a strumentalizzazioni. Tante in fin dei conti sono le persone, le facce, i cittadini che chiedono delucidazioni. Domenica prossima l’ennesima tappa sarà a S. Angelo, dalle 15 alle 20, in quel di Serrara Fontana fresca di elezioni. I ragazzi del “Movimento per il Comune Unico” da facebook hanno invitato al confronto anche il neo sindaco Caruso. Tuttavia, molte le domande cui si chiede risposta. Quale sarà il nuovo scenario amministrativo? Quali le novità in un sistema che non può definirsi figlio di quello attuale, appunto il comune unico? Il 5 e il 6 giugno ci sarà il referendum. Saremo chiamati a esprimere il nostro parere su questa svolta storica. Ne siamo coscienti? Insomma, tutti siamo a conoscenza delle ragioni che motivano il “ si “ e quelle del “ no “? Parecchia disinformazione tende all’offuscamento e forse a questa dovrebbe porsi rimedio. I finanziamenti non arriveranno solo a Ischia ad esempio e non saranno gestiti “ solo “ da quello che oggi è il capoluogo. Se il territorio sarà unito, unitaria sarà la gestione. Oppure interrogativi su quale sarà la “ sede “ del nuovo Ente, operativa non prima di qualche anno. L’Avv. Nello Mazzella una volta dichiarò che poteva costituirsi in qualsiasi parte, o a Forio o addirittura a Serrara, giacché è tutto da riscrivere. Dallo Statuto ai regolamenti. La politica pure s’è mossa. Al momento però non ha approfondito i temi attraverso i suoi rappresentanti specie quelli che compongono i consigli comunali dei comuni che hanno votato a favore. Anzi s’è fermata al primo stadio: quello di facciata. Allo stesso tempo, sebbene molti siano attivisti tra le sue fila, in modo trasversale, e a favore della fusione possiamo dire che la loro posizione è sintetizzabile in quella di chi è fermo al bar sotto l’ombrellone a guardare come vanno le cose. Evitando di mettersi in gioco vogliono proteggere il gruzzoletto di voti? E probabile. In vista, si presume, delle elezioni del prossimo anno o per giocare a risiko! Un comportamento che interessa tanto gli esponenti ormai navigati e con certa esperienza, quanto gli appartenenti “ al partito “ cui manca un ruolo di governo nelle singole amministrazioni. Non si preoccupano di farsi amplificatori della cultura ” comune unico”. Sono fermi al dato politico, poiché solo quello interessa. Senza contare poi chi si dice a favore ma, invece, contrasta la fusione. Tutto si fa insomma per evitare di perdere la poltrona sulla quale ognuno è abituato a sedersi grazie ai trenta voti, familiari o clientelari? Ciò che fa riflettere parte da questa costatazione. Qualche tempo fa abbiamo gettato un po’ d’inchiostro su queste pagine e ci siamo posti un dubbio. Pensiamo che sia oggi, più che mai, indispensabile ridisegnare i confini politici. Sia le alleanze nei singoli comuni sia nella visione interisolana, che nel partito tanto di destra quanto di sinistra o di centro trovano il comune denominatore. Abbiamo chiesto ai dirigenti dei singoli partiti, ora che la politica è scesa in campo a giudicare dai convegni “pro” o dagli spazi elettorali conquistati a colpi di pennellate di colla su cui si spiaccicano manifesti, di provvedere senza esitazione. Se la fusione è spinta anche dai partiti rappresentanti di richieste di rinnovamento per un sistema che non funziona, al contempo mete in risalto chi non si muove o non si schiera con convinzione. Può dirsi che costoro sono contro il miglioramento del sistema “ isola “? L’inattività che li connota, dunque, può considerarsi “ espulsione spontanea “ da quel partito o da quell’associazione? Pensiamo che sia un nodo fondamentale su cui deve cominciare un dibattito serio. Giusto per fare le dovute distinzioni che non sarebbero negative. Pure per la gente e se il referendum non dovesse produrre grossi consensi. Al proposito ciò che assume importanza non è la denominazione, PDL o PD o UDC o MPA etc, quanto il ruolo delle “ persone “ portatrici d’idee e programmi che non possono più rimanere lettera morta. C’è necessità di cambiare! Si può sapere chi è a favore o contro attraverso le attività dei singoli? Quale sarà la posizione di dirigenti, coordinatori isolani e campani, delegati di non facili compiti in un partito? Provvedimenti “ a favore del rinnovamento “ e contro chi lo contrasta saranno adottati per ridare serietà a una politica in sala di rianimazione? Oppure chi contrasta il comune unico rischierà solo una tirata d’orecchi? I fatti attraverso nuovi equilibri, domani, potranno parlare al posto delle parole. Ci auguriamo.


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