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Comune Unico dell’Isola d’Ischia: il postino suona una volta sola ma la terra trema senza preavviso

di Giuseppe Mazzella* Come se nulla fosse successo il 21 agosto 2017 alle 20.57 la Regione Campania con il suo massimo organo di rappresentanza popolare – il Consiglio Regionale – riprende il suo lungo iter burocratico per l’esame della proposta di legge dell’unificazione amministrativa dell’isola d’Ischia in un sol Comune in luogo di sei presentata da oltre un anno dalla consigliere regionale, Maria Grazia Di Scala, del gruppo di opposizione Forza Italia. Una storia amministrativa che continua da oltre 30 anni.

L’iter prevede il cammino in Commissione poi l’“ascolto” dei sei Consigli Comunali interessati ed infine l’indizione di un Referendum “consultivo” per il quale questa volta per la modifica di una stessa legge regionale non sarà necessario il quorum del 51% dei partecipanti al voto per l’ acquisizione del “parere”. Non della “delibera” ma del “parere”. Infatti il Referendum per la Regione e gli Enti Locali in Italia è solo “consultivo” non “deliberativo”. Per la Costituzione della Repubblica che lo prevede all’art.75 e lo disciplina con legge ordinaria la Repubblica sottopone a Referendum, nella forme di Legge Ordinaria, l’istituto di “democrazia diretta” è SOLO abrogativo o confermativo. Cioè un cittadino della Repubblica può votare per “confermare” una Legge o per “abrogarla”. Non è previsto dalla nostra Legge Fondamentale – tutta impostata sulla “democrazia indiretta” attraverso un’ampia “rappresentanza” – il Referendum “deliberativo” come è consuetudine in Svizzera e come invece è previsto all’art.11 fra i poteri del Presidente della Repubblica Francese che può sottoporre direttamente al popolo un suo progetto di legge, senza passare per il Parlamento e farselo approvare o respingere. Fu il generale De Gaulle nel 1958 per la sua Quinta Repubblica che volle questo “potere” e lo volle inserire nella Costituzione che fu direttamente approvata dal popolo senza passare per il Parlamento.

Negli Statuti delle 20 Regioni italiane ed in quelli di tutti i Comuni italiani il Referendum è SOLO consultivo. È l’espressione di una “indicazione” popolare ma non è obbligatorio ottemperare al voto “consultivo” per l’ente locale. Possono esserci motivi “superiori” che impongono all’organo locale di andare CONTRO l’“indicazione” popolare perché è un “consiglio” non una “imposizione” popolare all’organo superiore di mettere in Legge o in Fatto il “consiglio”.

Se questo sia giusto o meno è altro tema. La Legge è questa.

Così nel 2011 dopo circa 30 anni di discussioni e dibattito fu indetto dalla Regione Campania il Referendum “consultivo” per conoscere il “parere” della o delle popolazioni dell’isola d’Ischia sul progetto di legge per l’unificazione amministrativa. La prima proposta di legge fu del 1986 del consigliere regionale Enzo Mazzella della DC, poi il testimone fu raccolto dalla consigliere regionale Amalia Cortese Ardias e da qualche altro.

Il Referendum consultivo del 2011 fu la più importante mobilitazione civile in epoca repubblicana e vide una straordinaria partecipazione di “cittadini attivi” e fu l’occasione per “spaccare” partiti e persone e di superare le forme e la sostanza della “destra” e della “sinistra”. Si spaccarono perfino i neo-comunisti perché quelli “astensionisti” del marxismo – leninismo di Gianni Vuoso erano favorevoli al “Si” al Comune Unico mentre quelli “partecipativi” di Mimì Savio furono sostenitori del “No”. Un vecchio esponente socialista, Franco Iacono, la personalità socialista isolana che aveva rappresentato una “certa” sinistra negli organi più alti come il Consiglio Provinciale, il Consiglio Regionale e l’europarlamento, si dichiarò per il “no” e dichiarò che fosse stato l’ultimo impegno della sua vita pubblica si sarebbe battuto fino all’ultimo istante per il “No”. Restava e resta dunque per sua ammissione soprattutto “foriano”, “furiene” alla maniera del poeta Maltese.

Quel Referendum non raggiunse il quorum di partecipazione previsto dall’allora legge regionale ma fu vinto dal SI con circa o oltre 10mila voti.

Ho aderito – credo che sia ampiamente noto – al progetto dell’unificazione amministrativa da oltre 30 anni. Ho condiviso la proposta di legge popolare che fu avviata da Sebastiano Conte (non raggiungemmo il numero di firme necessarie) e sono stato fra i fondatori dell’Associazione per il Comune Unico dell’isola d’Ischia (ACUII) che ebbe indimenticabili presidenti come Antonio Barile e Nello Mazzella.

Oggi l’ACUII sopravvive per impegno personale di Gianni Vuoso ma non ha più alcuna forza politica. Diremmo che si è esaurita la sua “spinta propulsiva” perché i fatti – come diceva Lenin – sono “ostinati”.

Alcuni anni fa partecipai per l’ ultima volta ad una assemblea a Casamicciola dell’ACUII e dichiarai che non avrei più partecipato ad una nuova campagna referendaria “consultiva”. Dichiarai che a mio avviso l’associazione – dopo oltre VENT’ANNI – doveva o scogliersi per impossibilità di raggiungere il suo “scopo sociale” o doveva modificare la sua “missione” aggiungendo nella denominazione “la coesione economica e sociale dell’isola d’Ischia”. Perché se non era possibile una unificazione di “diritto” bisognava agire per una “unificazione economica e sociale” di “fatto” perché è UNICO il sistema economico e sociale di 64mila abitanti, oltre 40mila posti-letto, 3mila imprese, 15mila iscritti al collocamento, 9500 pratiche di disoccupazione ogni anno licenziate dall’INPS, oltre 10 mila alunni o studenti, che IMPONE una sola Autorità Amministrativa per l’efficienza o la sopravvivenza di un sistema economico che la Regione Campania stessa definiva “turisticamente maturo”. Così si avvertiva la contraddizione enorme o elefantiaca di una Regione Campania che nel 2008 definisce un PTR- Piano Territoriale Regionale – per i suoi 500 Comuni e “disegna” SOLO 45 Sistemi Locali di Sviluppo ( SLS) di cui 14 della sola ex-Provincia di Napoli ma di cui UNO nella SOLA isola d’Ischia appena di 46Km2 appunto per la sua “consistenza” economica, finanziaria, demografica!E naturalmente in DIECI anni NON individua come si può far funzionare un unico “Sistema” ma spezzettato in SEI Autorità Locali. Con l’ amico Osvaldo Cammarota con il quale formiamo il gruppo di Operatori di Sviluppo Territoriale ne abbiamo parlato, discusso, in almeno CINQUE convegni pubblici cercando di coinvolgere da almeno CINQUE anni sindaci, assessori, consiglieri comunali, imprenditori, “stakeholders” (inglesismo per indicare “operatori sociali” o “cittadini attivi”).

Dopo il 21 agosto 2017 i consigli comunali di Barano, Serrara-Fontana e Forio – per ora – hanno detto NO al processo di unificazione amministrativa ma non hanno indicato una strada CONCRETA di UNITÁ economica poiché il “quarto livello” di potere locale – l’UNIONE dei Comuni – si è rivelato un fallimento ovunque in Italia.
Estendere il potere “decidente” finisce per ridicolizzare il “decentramento amministrativo” e per invocare l’“autarchia” o il “decisionismo” tanto che il “Presidente” della Giunta Regionale della Campania, Vincenzo De Luca, è chiamato “Governatore” ed accorpa in se stesso una ENORMITÁ di poteri o di RESPONSABILITÁ decisionale.

Credo che il postino per il Comune Unico dell’isola d’Ischia abbia bussato una volta sola e non due come nel romanzo di James Cain. Ma se il postino NON suona due volte la terra trema senza preavviso. Quando vuole ed anche dopo 134 anni. Porta lutti e rovine. Distrugge o ferisce mortalmente una Comunità ed una Economia. 800 bambini di Casamicciola non hanno più la scuola e gli altri Comuni NON li vogliono.

E Casamicciola Alta e Bassa e Lacco Ameno Alta vivranno la solitudine degli ultimi senza alcuna EFFETTIVA solidarietà da parte degli altri Comuni dove lo “spettacolo deve andare avanti”.

Ma gli spettatori di una tragedia piangono. Non ridono.

*Direttore dell’Agenzia Stampa “Il Continente”


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