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A Napoli Capodanno di disperazione per i 14 bigliettai Caremar licenziati

di Gennaro Savio. La sciagura della privatizzazione della flotta pubblica Caremar e la vergognosa controriforma del mondo del lavoro approvata dal governo presieduto da Matteo Renzi ed elegantemente definita Jobs act, con la complicità della Giunta della regione Campania, hanno fatto altre quattordici “vittime” della politica di macelleria sociale portata avanti in Italia da tempo dai partiti di centro, centrodestra e centrosinistra. Infatti, ben quattordici lavoratori che sino a qualche giorno fa prestavano servizio presso le biglietterie Caremar del porto di Napoli, sono stati licenziati in tronco da un giorno all’altro, nonostante decenni di onorata attività lavorativa: che vergogna. Quattordici padri di famiglia che presi dalla disperazione, da giorni sono incatenati nella sala d’attesa di porto Calata di Massa per chiedere con forza alla Regione Campania di essere riassunti. Nicola Lamonica dell’Autmare ha annunciato che nei giorni scorsi ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica contro la privatizzazione della Caremar. A Napoli c’era anche Domenico Savio, Segretario generale del PCIM-L e Consigliere comunale di Forio, che ha solidarizzato coi lavoratori licenziati. Gennaro Bottiglieri, Segretario nazionale del sindacato di base Orsa marittimi, ha denunciato il fatto che la Regione nel processo di privatizzazione della Caremar non abbia tutelato i lavoratori. Sulla stessa lunghezza d’onda di Bottiglieri è stato Ernesto Grazia, rappresentante dell’UGL Federmar.


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  1. francesco - Data: 2/1/2016 08:02:25 - IP: 82.61.85.xxx

    Il posto dovevano tenerselo stretto insieme ai dipendenti Caremar visto come lo avevano ottenuto e i privilegi di cui godevano a differenza di chi suda la maglia nei campi o sulle catene di montaggio. Invece hanno pensato solo a mungere la vacca. Tanto la addizionale irpef regionale pagava tutto … che importa. E ora sono anche difesi da presunti comunisti in cashemire paladini di sistemi economici falliti e improponibili che non conoscono ne storia ne economia ne lavoro….

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  2. norman - Data: 3/1/2016 20:49:18 - IP: 87.7.144.xxx

    Quando leggo commenti di questo tenore mi chiedo se la gente rifletta non dico tanto, 2-3 minuti, sul proprio comportamento lavorativo, su come funzionano realmente le cose in economia, sul perché la mente funzioni per contrapposizioni (i “pigri” dipendenti pubblici contro i sudati contadini (ma dove sono?) e contro gli alacri operai alla catena di montaggio, i comunisti in cachemire contro i virtuosi armatori privati, che i soldi pubblici li schifano….Quanto alla storia, con tutti i suoi difetti, mi pare che il sistema misto pubblico-privato dell’Italia non globalizzata non rendesse la gente infelice e cupa come il regime di famelica privatizzazione attuale.

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  3. francesco - Data: 4/1/2016 07:11:05 - IP: 79.27.174.xxx

    Evidentemente norman non conosci l’hinterland meridionale. Forse credi che i pomodori che mangi con il buon olio di oliva si raccolga nei pozzi. No viene prodotto da migliaia di contadini. E tanti contadini esistono anche sull’isola, basta fare un giro e vedere i terreni coltivati e i vigneti… no! Non si coltivano da soli. Così come l’auto che guidi… la producono i migliaia di metalmeccanici Fiat e dell’indotto. Il loro contratto è cambiato con il job act… i bigliettai sono solo rientrati nel mondo reale. Un mondo duro dove si combatte, si studia e ci si aggiorna tutti i giorni per avere più possibilità di lavorare…

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  4. norman - Data: 4/1/2016 23:17:10 - IP: 87.7.105.xxx

    Caro Francesco, ti assicuro che giro molto l’isola e di contadini veri ne vedo pochi, molti lo fanno per hobby o perche’ pensionati, e comunque non mi sembrano studiosi o aggiornati, altrimenti l’isola sarebbe il maggior produttore ” bio ” dell’Italia meridionale…
    Comunque, apprezzo la tua visione del lavoro e della fatica.
    Io non conosco le vicende personali di questi bigliettai, ne’ i loro meriti e demeriti, ma il ” mondo reale “, il ” mondo duro” del jobs act di cui tu parli con un certo compiacimento, non e’ l’unico mondo possibile, non e’ affatto necessario combattere tutti i giorni col coltello fra i denti per avere una vita decente, quello e’ il mondo degli ” Hunger Games” del reality della fame e della guerra fra poveri nel quale ci stanno spingendo giorno dopo giorno.
    Ed e’ pura illusione ideologica dargli una consistenza oggettiva, come se fosse una dimensione eterna e immutabile.
    ” Dei fatti maturano nell’ombra, perche’ mani non sorvegliate da nessun controllo tessono a tela della vita collettiva e la massa lo ignora” ( A. Gramsci). Studia, rifletti, fatti qualche domanda.

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  5. francesco - Data: 5/1/2016 05:25:15 - IP: 79.47.141.xxx

    Mi consigli di studiare senza sapere chi sono e le conoscenze che ho con la tipica presunta superiorità culturale dell’uomo di sinistra estrema. Le mie convinzioni vengono da studi “certificati” e non presunti ed esperienze sul campo. Pensarla diversamente non vuol dire essere ignoranti. La presunta idea di mantenere la massa ignorante funziona e ha funzionato benissimo anche a Cuba, Cina, Corea del nord e nella Russia di Stalin…

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  6. norman - Data: 5/1/2016 18:25:23 - IP: 87.5.244.xxx

    Tutto quello che sappiamo l’uno dell’altro è un piccolo scambio di frasi estemporanee. Nessuno di noi due puo’ capire bene l’interlocutore. Per esempio tu mi classifichi come “bolscevico” o come “di estrema sinistra col maglione di cachemire”, invece sin dalla più tenera età sono stato un ammiratore della socialdemocrazia, l’unico sistema che dall’inizio del 900 ad oggi ha davvero incivilito i fortunati popoli che l’hanno scelta. Inoltre sono anche un libertario e schifo Cuba, Corea ecc., anche se – permettimi – non è molto corretto mettere dentro un solo sacco esperienze storiche abbastanza diverse. Il giudizio politico lo do solo sul presente e su quello che vedo e conosco bene, ad Ischia, in Italia e in Europa, e quello che vedo non mi piace e mi preoccupa per il futuro. Per il resto, ci sono fior di intellettuali che manifestano opinioni diverse dalla mia e nel mio piccolo mi permetto il lusso di dissentire anche da loro.

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