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Mangiar sano: l’orto capolavoro di Via Funno a Forio

Peppino, Carmela e l’agricoltura a km 0 “made in Ischia”.

di Emanuele Verde. Qualche tempo fa scrivemmo che l’orto di Via Funno a Forio è “un appuntamento imperdibile non solo per chi è persuaso della necessità di valorizzare i prodotti del territorio, ma anche per chi è sensibile alle ragioni dell’estetica. Nella tenuta dei Coppa ogni metro quadro evidenzia l’amore e la cura impiegata nell’alternanza delle colture di stagione“.

Ebbene, bisogna aggiornare il punto di vista. Anche una “semplice” potatura nelle mani di Peppino e Carmela diventa un’opera d’arte. Febbraio è mese di potatura dei tralci di vite. Si tagliano i secchi e si “mette a frutto” il capo nuovo, il tralcio che dovrà garantire i grappoli per la vendemmia di settembre. Un lavoro paziente, certosino, che i coniugi Coppa svolgono personalmente, con l’aiuto saltuario del figlio Francesco che di mestiere, manco a farlo apposta, fa l’agronomo. Quando non è in giro per l’Italia, Francesco è il primo operaio della ditta.

Lavoro a parte, siamo noi ad avere bisogno del loro aiuto, non il contrario. Siamo andati a trovarli – lo facciamo spesso – per vedere le “fascine” di Peppino e Carmela, per scambiare due chiacchiere con loro, prendere il caffè e, solo alla fine, comprare quello di cui avevamo bisogno.

In realtà si può anche andare lì e basta. I turisti tedeschi lo sanno benissimo, mentre qualcun altro sostiene sia una perdita di tempo. Meglio il supermercato, dicono. Noi la pensiamo all’opposto, fermo restando che ognuno è liberissimo di tenersi le sue certezze. Ci mancherebbe.

Intanto, nella “siena” di Via Funno funziona così: entri per acquistare una lattuga, una verza, le cipolle, gli spinaci, la bietola per il bimbo/a, le uova fresche, ed esci dopo un’ora con un Dottorato in Agraria che neanche all’Università di Portici. Di questi tempi che si fa un gran parlare di “ritorno alla terra“, conviene perciò frequentare chi dalla terra non è mai andato via.

Conviene allo “spirito” e, se permettete, alla salute, a meno che non siate tra quelli che pensano che la “Terra dei Fuochi” sia una montatura mediatica e l’inquinamento delle falde acquifere di grossa parte della Provincia di Napoli un complotto antimeridionalista.

Segnaliamo che si avvicina la Pasqua e le fave e i carciofi crescono alla grande. Le patate, intanto, sono state già messe a dimora e, in un batter d’occhio, sarà tempo di zucchine, pomodori, melenzane, peperoni. Il sole di Forio (delle volte vien da pensare sia rimasto solo quello) insieme alla passione, la competenza e la simpatia di Peppino e Carmela faranno il resto.

Raggiungere l’orto “capolavoro” di Via Funno non è difficile. In macchina, dal porto di Forio, bisogna percorrere il lungomare Giovanni Mazzella e poi svoltare a sinistra in corrispondenza di Via Degli Agrumi, la strada del cimitero. Di lì proseguire e poi svoltare di nuovo a sinistra all’altezza di Via Funno, la traversa situata un attimo prima della salita che conduce alla Basilica Pontificia di San Vito. A piedi, sempre provenendo dal porto, bisogna percorrere per intero la salita di basoli che porta alla Chiesa e proseguire oltre per il breve tratto in discesa. In questo caso la traversa di Via Funno è sulla destra.

Peppino e Carmela son lì che Vi aspettano dall’alba al tramonto e non è un modo di dire. È un modo di essere, che racconta di come eravamo e di come, probabilmente, sarebbe opportuno tornare a vivere.


1 Commento, Commenta o fai un Ping

  1. nicola manna - Data: 25/2/2014 11:25:11 - IP: 95.228.120.xxx

    Sono innamorato di quel vasto terreno in Via Funno. Il sig. Coppa e Simonino, di poco più distante, sono i miei rifornitori di verdura. Sono anche io un sostenitore del mangiar bene sapendo l’origine del prodotto. In questo senso, conoscendo la sensibilità del mio amico Emanuele Verde, mi complimento per l’articolo. Questo suo articolo significa anche smuovere le coscienze. Bravo Emanuele.
    Nicola Manna

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