I vini di Ischia: Casa d’Ambra, Giardini Arimei, Pietratorcia
Durante il nostro soggiorno ad Ischia abbiamo visitato tre aziende simbolo di questa splendida isola: Casa d’Ambra, Giardini Arimei e Pietratorcia. Si parte in direzione Panza, qualche km all’interno, dove si trova l’azienda vinicola Casa d’Ambra, dove si può trovare anche un interessantissimo museo contadino.
Il proprietario ed enologo Andrea ci ha accolto, e ha iniziato a raccontarci la storia della cantina che risale al 1888, illustrandoci i vari vitigni locali con cui lavorano: Biancolella, Forastera, uva Rilla, San Lunardo, Coglionara, Guarnaccia, Piedirosso e Cannamella, quasi tutte varietà autoctone.
Visitando la cantina ci si rende conto che Andrea ha preso ad esempio i vini francesi (utilizzando al massimo “il freddo” per estrarre il frutto e l’aromaticità dall’uva ed un’alta densità d’impianto), avendo una passione per lo Chablis. Diversi vigneti si trovano a circa 600 metri s.l.m. dove è indispensabile l’uso della monorotaia e rappresentano, insieme a quelli di Pietratorcia, l’unico esempio di viticoltura di montagna nel mezzogiorno. Hanno circa 5 ettari di proprietà e 12 in affitto, con una produzione che arriva alla soglia delle 500.000 bottiglie e ci sono diverse bottiglie interessanti come lo Kyme Ischia Bianco, che è un frutto di Biancolella al 20%, di alcuni vitigni greci, che Andrea ha scoperto durante un viaggio in Grecia e che, pare siano degli stretti cugini della Biancolella.
Noi abbiamo assaggiato il vino della nuova tenuta: il Calitto del 2007, che è un bianco prodotto da un uvaggio di Biancolella, Uva Rilla, Fiano e Greco.
Calitto è una parola greca che sta a significare bellissimo, in relazione proprio al vigneto ed alla posizione in cui è situato. Il vino si presenta di un bel colore giallo paglierino con un profumo d’infusione di frutta bianca ed agrumi (cedro), con una bella mineralità; all’esame gustativo appare subito molto minerale, con una buona acidità (portata dalla mineralità esuberante), note iodate abbastanza intense con un finale tipico mandorlato ed abbastanza persistente. E’ un vino nel complesso interessante, forse un po’ giovane e che ricorda certi bianchi delle isole greche prodotti con l’uva Assyrtico. Da segnalare anche il Biancolella Ischia, della splendida tenuta Frassitelli.
La seconda azienda è Giardini Arimei, che fa parte del progetto Arcipelago (quattro moduli di produzione in altrettante zone ad alta vocazione vinicola in Italia), voluto dai fratelli Muratori della Franciacorta. Siamo in località Montecorvo, nel comune di Forio, in una bella struttura che è stata da poco salvata dall’abbandono totale, dove su di un terreno pieno di parracine (le tipiche terrazze per le vigne, in tufo), a circa 350 mt sul livello del mare, si coltivano le varietà autoctone Biancolella, Forastera, San Lunardo, Uva Rilla e Coglionara.
La proprietà copre circa sette ettari e per ora, si producono circa seimila bottiglie, ma a pieno regime ne verranno prodotte circa cinquantamila. Attualmente si produce un solo vino, il Giardini Arimei, che è un vino dolce, derivato da uve appassite sulla pianta, con una tecnica particolare, che risale alla cultura greca. Con questo sistema si inizia a vendemmiare una parte delle uve ad inizio Ottobre, per poi dirasparle ed ottenere il mosto che, sarà poi fermentato in legno.
Dopo circa dieci giorni, si raccolgono altre uve e così via, per almeno quattro volte, fino alla fine di Dicembre. Le uve sempre più sovrammature, vengono diraspate e lasciate macerare nel vino precedentemente prodotto, in modo da creare un interscambio tra sapori ed odori molto particolare, a cui seguirà una permanenza in legno abbastanza prolungata.
La terza azienda è Pietratorcia, sempre nel comune di Forio, che prende il nome dalla famosa pietra di tufo forata in alto ed ai due lati ed usata per premere le uve, grazie ad un ingegnoso sistema di funi.
La cantina è nata nel 1996 e possiede vigneti ad un’altezza di circa 600 metri, il che rende indispensabile l’uso della monorotaia, poichè la raccolta manuale sarebbe troppo dispendiosa, con le tipiche uve autoctone più qualche “intruso” come il Viognier e la Malvasia di Candia. I vigneti sono situati nella parte ovest del territorio, che ha un clima molto particolare ed una piovosità inferiore rispetto alla zona est. Noi abbiamo assaggiato ed apprezzato particolarmente il vino “Vigne del Cuotto” (cioè del cotto), nome che deriva dal luogo dove sorge il vigneto, che ha un sottosuolo piuttosto caldo.
E’ un uvaggio di Biancolella, Forastera e circa un 10% di Greco, usato come vitigno miglioratore; il vino ha un bel colore giallo marcato e splendidi profumi aromatici floreali, di timo con una leggera nota di frutti esotici come il mango; in bocca è fresco, iodato, minerale e persistente, con il tipico finale mandorlato. Insomma, un ottimo vino che abbiamo apprezzato.
Fonte: Vinoglocal
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