Frittura di paranza
La rubrica di Nadia Taglialatela
Sempre a proposito di cose belle, buone e, soprattutto, di felice estrapolazione partenopea… oggi, frittura di paranza. Ovvero, frittura di quel che è, bene o male, il pescato del giorno, fatto esclusivamente di pesci di piccola taglia, in quantità e tipologia variabile (molto spesso triglie, merluzzetti, sogliolette ed alici) e quasi quasi pensavo di sciorinarvi tutto l’amarcord legato a quando baby Precy e suo nonno facevano tappa fissa al molo, puntuali per l’arrivo del peschereccio (la paranza, appunto) per vedere di accaparrarsi velocemente i pezzi migliori. Io, all’epoca, molto disinteressata all’aspetto quali-pesci-pigliare e invece molto presa dal quel generale e folcloristico lavorio di voci, odori, gesti… scene che ti restano impresse come se fosse ieri! E il resto è semplice, dopo essersi accaparrati i famosi pezzi migliori, un giro veloce nella farina, scrollatina per eliminarne l’eccesso, un tuffo nell’olio d’oliva caldo (e profondo), pochi minuti di sfrigolatura, giusto il tempo di dorare la farina in superficie… e tutti a tavola. Da gustare semplicemente con del limone spremuto e, soprattutto, senza nemmeno prendersi la briga di spinare, scartare… chè qui non si lascia davvero niente! ;-)
P.S. se oltre al limone spremuto, ehm, pensavate di gustare il tutto anche con lo stesso sfondo che vedete in foto :))) …
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