Per uno sviluppo delle organizzazioni (1^ parte)
Forse mai come in questo momento storico le organizzazioni, siano esse aziendali o meno, hanno fortemente bisogno di svilupparsi per poter continuare a perseguire i propri obiettivi in un contesto a risorse scarse. Difficoltà e fallimenti che punteggiano inevitabilmente i percorsi, se presi in considerazione nella dovuta maniera, possono condurre ad un miglioramento delle prestazioni e ad un aumento della produttività. Possono, inoltre, avvantaggiarsi di un’impostazione produttiva le organizzazioni nascenti che acquisiscono vantaggi competitivi cominciando con il piede giusto. Una start-up può non avere capitale economico ma riuscire a competere grazie al capitale umano. Uno degli aspetti prioritari di un’organizzazione è quello relativo agli obiettivi. Riconoscerli, o nel caso delle start-up, impostarli, è il primo e più importante passo da compiere. Può capitare che gli obiettivi dichiarati non siano, nella realtà, quelli perseguiti; oppure che gli obiettivi dei singoli non siano allineati con quelli dell’organizzazione. Solo se conosciuti e condivisi, possono essere raggiunti attraverso prestazioni mirate. Facile ma non sempre possibile, se non viene attuata una riflessione su alcuni aspetti della vita organizzativa.
Organizational Politics
Le Organizational Politics, termine che potrebbe essere tradotto con “comportamenti politici” – all’interno di un’organizzazione – vengono definite come quelle attività che un singolo o un gruppo propone informalmente per influenzare tatticamente un altro singolo o gruppo, le decisioni, gli obiettivi della propria od anche altrui organizzazione. Una definizione importante ci viene fornita da Kacmar & Baron (1999): azioni intraprese da un singolo o da un gruppo dirette al perseguimento dei propri interessi senza considerazione per il benessere altrui all’interno dell’organizzazione. Un recente studio empirico (Drory e Vigoda-Gadot, 2010) sull’argomento sottolinea il ruolo funzionale delle Organizational Politics al mantenimento dei delicati equilibri organizzativi. Esse sarebbero auspicabili a determinate condizioni: se messe in atto dai capi per trarre profitti per l’organizzazione e non personali rappresenterebbero vantaggi collettivi e benefici. Possono essere quindi interpretate, in chiave produttiva, rilevando e massimizzando gli aspetti costruttivi delle sempre presenti “politiche organizzative” con una riflessione sulle stesse.
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