L’anno scorso, il mese di ottobre, Ischiablog lanciò un’iniziativa molto interessante e assolutamente ancora valida. Quella di dare la parola ai lavoratori del turismo dell’isola, perchè fossero loro a dire il molto o poco che va e tutto quello che invece è da correggere in termini di accoglienza, salari, turni di lavoro, contributi ecc.

L’articolo recente di Lucia Manna (Busta paga con importi superiori a quelli erogati) e l’altro, nel mese di giugno a firma di Antonio Fiore (Quello che nessuno dice sulla crisi del turismo a Ischia) dimostrano che il tema c’è e merita di essere dibattuto. Rinnoviamo perciò l’invito a scrivere le vostre impressioni, esperienze personali sulle condizioni del lavoro sull’isola d’Ischia, sicuri che il parlarne, anche se non è sufficiente a cambiare le cose, serva comunque a uscire da uno stato di rassegnazione diffusa che a ben vedere è il più potente ostacolo rispetto a ipotesi di cambiamento anche minime, quelle possibili nel breve/medio periodo.

In fondo chi scrive ha un problema analogo a chi fa politica: l’effettivo riscontro nella società delle cose dette, per superare una sensazione sgradevole di impotenza e isolamento. Non sempre ci si riesce e, soprattutto, pensare di piacere a tutti è un’illusione, il più delle volte anche dannosa. Per anni si è dibattuto su come evitare che idee nuove, o richieste di rottura rispetto al passato, venissero tacciate come velleitarie o peggio ancora vanesie. I politici, ossessionati dal consenso, lo sanno bene e quelli bravi, sono percepiti come tali quando eccellono nell’autolimitazione dei propri ideali (sempre, beninteso, ne abbiano). Realismo si chiama, anche se il rischio di scivolare nel dogmatismo o nella “real politik” è sempre dietro l’angolo.

Perciò un blog può servire a superare quest’impasse psicologica senza tanti calcoli e retropensieri, facendo proprio un famoso proverbio secondo cui “è preferibile accendere un fiammifero nella notte anziché limitarsi a maledire l’oscurità“.

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