Rapporto Svimez 2016: incoraggianti segnali di crescita al Sud. Restano il nodo emigrazione e il crollo delle nascite

Il rapporto annuale dello SVIMEZ sull’economia del Mezzogiorno lascia aperto uno spiraglio di cauto ottimismo su occupazione e prodotto interno lordo, a fronte del perdurare di problemi drammatici come emigrazione e crollo delle nascite. Partiamo dalle note positive. Secondo lo studio pubblicato oggi (10 novembre 2016 -ndr-) sul sito dell’associazione, nel 2015 l’economia al sud è cresciuta di più rispetto al nord del paese. Una crescita dell’1% di PIL (rispetto allo 0,7% al nord) dovuta sostanzialmente a tre fattori: agricoltura, turismo e accelerazione della spesa pubblica dei fondi strutturali europei 2007-2013. In altri termini, l’annata positiva dei raccolti agricoli, l’aumento dei flussi turistici dovuto alle tensioni geo-politiche di altre destinazioni e la spesa pubblica di fondi che altrimenti le regioni avrebbero dovuto restituire all’Europa hanno determinato un trend positivo per l’economia, dopo sette anni di ininterrotta crisi. A mettere le cose sul binario giusto hanno contribuito notevolmente anche le decontribuzioni previste nella riforma del mercato del lavoro. L’occupazione è aumentata ma – avverte lo SVIMEZ – i livelli occupazionali al Sud sono ancora troppo distanti da quelli precedenti alla crisi, con la significativa eccezione della Basilicata, vicina ai valori del 2008 e con una crescita del PIL pro capite addirittura del 5,9% (ultima per crescita del PIL pro capite la Campania con un misero più 0,3%). Va detto anche che il 2016 ha registrato una frenata rispetto all’anno precedente, mentre per il 2017 è previsto un nuovo leggero miglioramento. Insomma si ragiona sui decimali a fronte di numeri ben più preoccupanti e inequivocabili su emigrazione, crollo delle nascite e diseguaglianza economico-sociale. Numeri che confermano quelli recentemente diramati dall’ISTAT col bilancio demografico nazionale (qui i numeri di Ischia).
Rapporto Svimez 2016 – I numeri
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