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Fumarole e rischio (?) vulcanico sull’isola d’Ischia

Abbiamo chiesto al geologo Bartolomeo Garofalo di fare un po’ di chiarezza dopo le segnalazioni ai media locali di un’intensificazione dell’attività fumarolica in diversi punti del Monte Epomeo.

di Bartolomeo Garofalo. Il clima sta cambiando e lo sta facendo in modo molto veloce. Talmente veloce che da un inverno all’altro ci sembra di assistere a fenomeni “mai visti a memoria d’uomo“. E capita anche che cominci a piovere e non la smetta più per intere settimane. È quello che sta accadendo anche in Italia meridionale, in Campania e anche a Ischia. Fino a una quindicina di anni fa i mesi piovosi per antonomasia dalle nostre parti erano ottobre e marzo, il freddo più pungente arrivava tra la fine di dicembre e gennaio, e a marzo vedevamo già all’orizzonte l’arrivo dell’estate. Quello che però colpisce di più è l’eccezionale aumento delle precipitazioni e il loro carattere che assume sempre più una tipologia tropicale: precipitazioni abbondanti e prolungate nel tempo.

A Ischia questo fenomeno ha provocato e provoca molti disagi soprattutto per quanto riguarda il rischio idrogeologico. E pure un presunto aumento dell’attività fumarolica, una costante delle aree vulcaniche, provoca più attenzione. Le fumarole, vale la pena ricordarlo, non sono altro che vapore acqueo nel quale sono disciolti altri gas che cambiano, in concentrazione e tipologia, a seconda della geologia del territorio e della loro provenienza in termini di profondità. Le acque meteoriche si infiltrano, in parte, nel sottosuolo e arrivano anche a grandi profondità. Avvicinandosi a una fonte di calore, qual è il serbatoio magmatico presente, per esempio, sotto i Campi Flegrei, il Somma – Vesuvio e Ischia, l’acqua passa dallo stato liquido a quello di vapore e, se riesce a trovare delle vie di fuga, arriva fino in superficie portando con sé gli altri gas. Nell’ambito di un monitoraggio vulcanico, l’analisi chimica del contenuto gassoso di una fumarola può dare informazioni sull’evoluzione magmatica. In altre parole, un cambiamento della composizione chimica è un indizio che qualcosa sta cambiando sotto i nostri piedi. Monitorare le fumarole, dunque, è un’operazione che va fatta in modo sistematico per riuscire ad apprezzare anche i più piccoli cambiamenti.

Tornando alle precipitazioni e alle fumarole, apparentemente non ci sono legami tra i due fenomeni. È difficile, ma non impossibile, che nuovi campi fumarolici nascano all’improvviso, a meno che non ci sia una ripresa dell’attività vulcanica che sarebbe, però, accompagnata anche da altri fenomeni, come il sollevamento del suolo e un aumento significativo dell’attività sismica. Attualmente l’isola subisce un lento ma progressivo abbassamento del suolo praticamente dappertutto e l’attività sismica non ha subito grosse variazioni.

Che accade? Come mai ci sono state segnalazioni di un aumento dell’attività fumarolica in più parti?  Ischia deve la sua fortuna al sistema di circolazione delle acque superficiali che, in moltissimi casi, sono ad alta temperatura (fino a 90°) ed hanno generato, fin dall’antichità, il proliferare di stabilimenti termali. Queste acque sono raggiungibili anche a basse profondità perché le falde sono relativamente superficiali. Se piove tanto, ed è quello che sta accadendo da settimane, la quantità d’acqua meteorica che si infiltra nel sottosuolo aumenta, aumentando, di conseguenza, la quantità di vapore delle fumarole. L’altro fenomeno che fa registrare un aumento della visibilità delle fumarole, è la bassa temperatura e l’elevato tasso di umidità atmosferica, il vapore acqueo disciolto naturalmente nell’atmosfera stessa.

La sua concentrazione dipende soprattutto dalla temperatura: a parità di volume, l’aria calda può contenere una maggiore quantità di vapore rispetto all’aria più fredda. Se continuiamo ad immettere, per esempio, in un contenitore con dell’aria una certa quantità di vapore, ad un certo punto il vapore comincerà a condensarsi e a tornare allo stato liquido. L’aria avrà raggiunto, in altre parole, la saturazione per il quantitativo di vapore che può contenere. Tutto il vapore che continueremo ad immettere si condenserà formando prima delle microscopiche goccioline che, tutte assieme, formeranno delle nuvolette. Se l’aria contiene già un’elevata umidità a causa delle precipitazioni piovose, tutta quella che arriva dal sottosuolo condensa appena arriva in superficie e formerà quindi delle nuvole più facilmente visibili. In estate, infatti, con l’aria più secca, le fumarole sono più difficili da osservare. Quindi l’aumento dell’attività fumarolica, o meglio, l’aumento della sua visibilità, è generato dall’aumento delle precipitazioni e al loro perdurare assieme alla diminuzione delle temperature.

Rimane sottinteso che il monitoraggio dei parametri fisici in un’area vulcanica come l’isola d’Ischia deve essere una priorità istituzionale, accanto alla redazione di un efficace piano di emergenza a tutela dell’incolumità degli abitanti e dei turisti. Attualmente, a parte i cosiddetti allarmi degli organi di informazione locale non biasimabili, non esistono elementi che facciano pensare a una variazione dello stato dinamico dell’isola.

Da: bartolomeogarofalo.wordpress.com


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