Comunicare in famiglia. La relazione educativa
Sabato 14 aprile 2018 presso il Museo Civico del Torrione di Forio
di Maria Verde* La comunicazione è una delle dimensioni che ci rende più compiutamente umani. Siamo animali sociali, fatti per vivere in gruppo: questo vuol dire che la relazione e la comunicazione sono state da sempre due caratteristiche vincenti, che ci hanno permesso di sopravvivere e prosperare.Il termine comunicare deriva dal latino communire, cioè mettere in comune. Per farlo efficacemente è necessario avere qualcosa che sia comune, qualcosa che si possa condividere attraverso il trasferimento delle informazioni. La condivisione è, infatti, insita nel significato etimologico della parola stessa. L’azione del “condividere†prevede l’esistenza dei seguenti elementi fondamentali: il sistema che trasmette, cioè l’emittente; un canale comunicativo necessario per trasferire l’informazione; il contenuto della comunicazione (o referente); l’informazione, e un codice formale mediante il quale viene data una forma linguistica all’informazione, cioè viene resa significativa.
Costruire un contesto che sia comune tra due attori con caratteristiche tanto diverse, come sono appunto i genitori e i figli, presuppone, anzitutto, la conoscenza approfondita del percorso evolutivo del bambino. Sapere come procede lo sviluppo del proprio bambino, aiuta, infatti, a comprendere i suoi comportamenti ed essere in grado di rispondergli in modo adeguato. Negli ultimi decenni è stato riconosciuto un ruolo prioritario alle relazioni familiari, al loro influsso sullo sviluppo della personalità e sulla socializzazione dei bambini. Le relazioni che si stabiliscono in famiglia, tra i diversi membri che la compongono, costituiscono, infatti, un ambiente naturale d’apprendimento di concetti e d’attitudini che agiscono come rinforzo e come motivazione per il raggiungimento di obiettivi educativi.
All’interno della famiglia la comunicazione è fondamentale per la crescita, lo sviluppo e la maturità del nucleo. Per instaurare una comunicazione, bisogna partire da una dimensione di ascolto, prestando attenzione alle emozioni e alle opinioni dei componenti.
La comunicazione va costruita quotidianamente, con pazienza e attenzione, partendo dagli scambi verbali e non verbali.
Nell’ambito familiare, è fondamentale per i genitori riuscire a comunicare efficacemente con i propri figli, perché questo giova a tutti i membri della famiglia.
I figli imparano le modalità comunicative dai loro genitori: perciò, se questi usano una comunicazione aperta ed efficace, lo stesso faranno i figli. Quando la comunicazione tra genitori e figli è efficace, i figli si creano un’immagine di se stessi positiva e gratificante, mentre quando la comunicazione è inefficace, spesso, sentendosi inascoltati o incompresi, possono maturare la convinzione di essere poco importanti. I genitori che comunicano efficacemente con i propri figli sono soddisfatti nel constatare di essere ascoltati e seguiti in ciò che dicono loro di fare. Al tempo stesso, i figli sanno ciò che i genitori si aspettano da loro e perciò sono più tranquilli e si sentono compresi dalla famiglia. Si deve cominciare a porre le basi di una comunicazione efficace quando i figli sono piccoli: i genitori si devono mostrare disponibili quando i figli fanno domande o quando vogliono intraprendere un discorso, mostrandosi comprensivi. L’atmosfera serena che si crea, aiuta i figli ad aprirsi e confidarsi con i propri genitori. Quando i genitori ascoltano i propri figli, devono cercare di mostrare interesse ed attenzione per quanto viene detto. Inoltre, quando si parla col proprio figlio, soprattutto se è molto piccolo, è bene mettersi al suo livello comunicativo, adottando un linguaggio verbale e non-verbale.
Questo convegno è stato pensato ed ideato proprio perché la comunicazione familiare si basa sull’educazione, che oggigiorno non è più fondamento del nostro contesto sociale.
*Prof.ssa, Pedagogista specializzata in Pedagogia Clinica
Nessun commento, Commenta o Pinga
Ti invitiamo a rispondere a “Comunicare in famiglia. La relazione educativa”: