Nonostante il leggero calo delle quotazioni sul mercato isolano, il peso fiscale eccessivo scoraggia gli investimenti.

di Ennio Anastasio. Fino a pochi anni fa l’investimento nel mattone “bene rifugio” era considerato una scelta sicura nell’ottica nazionale ed in particolar modo in quella degli ischitani che hanno sempre visto nell’acquisto della casa un sicuro e proficuo investimento. Ma è proprio dall’Istat che in questi giorni arrivano dati negativi proprio in merito al mercato immobiliare che a livello nazionale riporta un vero crollo dei prezzi : negli ultimi quattro anni gli immobili hanno visto una diminuzione del loro valore di oltre l’11% ed in particolare per il settore abitativo. D’altronde basta guardarsi intorno anche sulla nostra isola per osservare i tanti “vendesi” posti al di fuori delle abitazioni e locali commerciali per capire come oggi, sempre più, per tante famiglie è meglio vendere una seconda abitazione di proprietà che affrontare il costo reale della stessa e le previsioni per il futuro non indicano grandi segnali di miglioramento secondo quanto denunciano gli esperti del settore. I prezzi infatti riferiti in particolare alle abitazioni potranno chiudere entro la fine dell’anno 2015 tra un – 3% ed anche un – 4%. Essere dunque proprietario di una seconda abitazione è diventato veramente proibitivo, tante sono le abitazioni ed anche le ville poste in vendita sulla nostra isola anche da soggetti non residenti che per alcuni mesi all’anno godevano di questa seconda abitazione nella convinzione di un sano investimento e mai pensando di come sarebbe diventato difficile procedere ad uno smobilizzo del cespite acquisito. Vi è dunque una tendenza al ribasso delle quotazioni degli immobili ma anche grande difficoltà nel poter vendere gli stessi; esperti del settore isolano dichiarano infatti che ad oggi occorrono ben cinque o sei trattative per chiudere una compravendita ed inoltre su un mercato molto statico. È chiaro che ciò dipende da alcuni importanti motivi : il primo è ovviamente tutto racchiuso nella sigla IMU che dall’inizio del 2012, anno della sua introduzione,ha quasi triplicato, tra aumento rendite dei fabbricati e nuove aliquote, il gettito fiscale nazionale con numeri da brivido passando da poco più di 9,5 miliardi ICI ad oltre 26,5 miliardi IMU. Anche la Tasi ha ovviamente accelerato la fuga dal mattone portando in alcuni casi a “svendere” soprattutto le seconde e le terze case pur di fare cassa e liberarsi di qualcosa non più sostenibile in termini economici. Un secondo importante motivo si ritrova nella grande difficoltà di poter ottenere un mutuo proprio per la precarietà del lavoro comunque ristretto sull’isola a pochi mesi e per il quale anche il ridimensionamento dei prezzi degli immobili non ha permesso un accesso per chi deve rateizzare un acquisto così importante. Questo a maggior dimostrazione di un mercato che rimane molto fragile, sull’isola come altrove, e per il quale occorre dare un forte segnale di inversione di tendenza sotto il profilo fiscale che oggi è di un peso eccessivo e non permette di ridare sviluppo ad un settore,quello immobiliare, sempre più trascurato e vincolato ovviamente alla debolezza economica delle famiglie.