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“Articolo 1 – Mdp”: a Ischia nasce il comitato promotore locale

Luigi Telese e Ciro Ferrandino aderiscono al nuovo soggetto politico “Articolo 1 Movimento Democratico e Progressista”. Cambieranno i giochi in vista delle elezioni?

Dopo l’incontro del 29 ottobre scorso quando venne per sostenere il fronte del “No” nella campagna referendaria alla riforma costituzionale, l’europarlamentare Massimo Paolucci è tornato quest’oggi (11 marzo 2017 -ndr-) sull’isola per battezzare la nascita del comitato promotore locale “Articolo 1 Movimento Democratico e Progressista”, evoluzione politica della scissione all’interno del Partito Democratico.

Una scelta in controtendenza, quella di Paolucci, che oggi aveva a disposizione due platee ben più appetibili dal punto di vista mediatico: il lancio, a Roma, del “Campo progressista” di Giuliano Pisapia, e soprattutto l’incontro promosso da Antonio Bassolino presso la Fondazione Sudd. E invece, Paolucci, coerentemente con l’impegno di battere il territorio, ha preferito venire a Ischia (successivamente farà tappa anche a Procida) per accompagnare la costruzione del nuovo soggetto politico.

È stata una discussione appassionata, di quelle che una volta si facevano nelle sezioni, dalla quale è scaturita la decisione di affidare all’avv. Luigi Telese la reggenza sul territorio del neonato movimento. Ovviamente questa decisione ha anche una chiave di lettura squisitamente locale: sia perché viene da lontano, dalla rottura tra Telese e Giosi Ferrandino; sia perché impatta con i giochi elettorali in corso in vista delle amministrative prossime venture.

Di quest’ultimo aspetto però non si è parlato, mentre si è discusso maggiormente del primo. In particolare il consigliere Ciro Ferrandino ha illustrato il percorso di quest’ultimi 10 anni passati all’opposizione, trovando l’occasione di criticare aspramente il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, uno dei competitor di Renzi alle primarie del PD. Fu quest’ultimo, infatti, in qualità di commissario del partito a Napoli, ad avvallare nel 2012 l’accordo locale tra PD e PDL che portò alla riconferma del sindaco Giosi Ferrandino nel comune di Ischia.

Oggi – questo il senso della critica di Ciro Ferrandino – Orlando è il candidato della “sinistra dem”, il che la dice lunga su quanto annacquati ormai siano i riferimenti ideali, politici e culturali della sinistra all’interno del Partito Democratico. Ma non c’è solo questo. Ciro Ferrandino, infatti, ha ribadito con forza la scelta del “No” al referendum del 4 dicembre scorso, rivendicando la continuità di quella battaglia con l’attuale collocazione politica.

Molto appassionati anche gli interventi dell’ex sindaco di Forio Franco Monti e del giornalista Peppino Mazzella. Il primo ha spiegato le sofferenze del mondo del lavoro, specie quello stagionale che, come sappiamo, si è visto dimezzare l’indennità di disoccupazione. Peppino Mazzella, invece, ha insistito molto sulla necessità di costruire una classe dirigente in grado di tirar fuori gli enti locali dall’impasse in cui da troppi anni ormai sono precipitati.

Dopo di loro hanno preso la parola Francesco Di Crescenzo di Lacco Ameno, l’avvocato Ciro Dioguardi di Ischia e Aniello Carcaterra, storico dirigente del PCI-PDS-DS-PD in quel di Casamicciola. Interessante il contributo di quest’ultimo che però, almeno in questa fase, ha scelto di rimanere nel PD nonostante la forte insoddisfazione verso la leadership di Renzi.

Prima della conclusione dell’europarlamentare Massimo Paolucci ha preso la parola l’avv. Luigi Telese, che oltre a esprimere insoddisfazione per l’evoluzione correntizia, e talvolta di vero e proprio malaffare, del Partito Democratico di Napoli, si è impegnato a strutturare il movimento sul territorio, provando ad andare controcorrente rispetto alla deriva mediatica e soprattutto “social” che sembra aver imboccato l’impegno politico.

Una necessità, quest’ultima, sottolineata anche dall’On. Massimo Paolucci che ha spiegato bene come quest’operazione non è affatto nostalgica, e che anzi si sta provvedendo al radicamento territoriale su nuove basi organizzative. Reticolari più che verticali, e quindi più attente all’individuazione di temi e attori in grado di portarli avanti, che alla distribuzione di incarichi e ruoli più o meno di vertice.

Fatta questa premessa, Paolucci è passato a illustrare le motivazioni che hanno portato alla scissione e, dopo di queste, gli obiettivi e i valori a cui si vuol tendere. Già solo la profonda diversità di vedute sull’organizzazione dello Stato – ha affermato l’europarlamentare napoletano – basta a spiegare l’impossibilità di militare nello stesso partito.

Se alle lacerazioni referendarie aggiungiamo le politiche sul lavoro e sul fisco portate avanti negli ultimi tre anni emerge chiara l’inconciliabilità tra il corso politico renziano e la proposta riformista “classica” dei D’Alema, Bersani e di tutti gli altri dirigenti che sia a Roma che in periferia hanno abbandonato il Partito Democratico, o si accingono a farlo (che farà Bassolino?).

Quanto ai valori, il richiamo all’Articolo 1 della Costituzione parla da solo. L’obiettivo dichiarato è quello di tornare ad occuparsi dei lavori e dei lavoratori. Non solo quindi il mondo del lavoro dipendente, ma anche quello autonomo e della piccola e media impresa. Un orizzonte laburista, insomma, che però volta le spalle alle ricette economiche di Blair e Clinton, e guarda più al nuovo corso riformista incarnato da Corbyn in Inghilterra, Sanders in America, Schulz in Germania e Hamon in Francia.

Sul fronte delle alleanze, invece, l’obiettivo è l’unità del centro-sinistra. Su nuove basi però: archiviata, dopo il referendum costituzionale, la vocazione maggioritaria immaginata da Veltroni, resta da capire con quale legge elettorale si andrà a votare nel 2018 (o prima). In attesa di vedere le carte sulla legge elettorale Paolucci ha espresso netto dissenso sul meccanismo dei capilista bloccati passato indenne alla scure della Corte Costituzionale sull’Italicum.

Insomma è stata una bella pagina di politica, più che altro utile a capire come l’impegno locale non sia mai del tutto disgiungibile da quello che avviene nel resto del paese. Sempre che, come avvenuto oggi, si parli di politica e non di altro. Vedremo gli sviluppi.


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