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Allarme droga a Ischia: è ancora l’eroina il pericolo numero uno?

di Emanuele Verde. Ricordo che da bambino mi capitava, specie d’estate, di trascorrere i pomeriggi presso l’abitazione della nonna materna. La casa si trovava – si trova ancora – in fondo a un viale stretto e lungo che per me, i miei cugini e gli altri ragazzi che vivevano lì era una sorta di parco-giochi all’aperto. Una zona franca, un confine invalicabile oltre il quale c’erano tutti i pericoli da cui dovevamo guardarci bene: le auto, i motorini e… il drogato di fronte. “Nun ascite for ‘o vic, ce sta u trogat!” (rigorosamente con la “t”) era il monito severo della nonna. Naturalmente non era vero e, quand’anche lo fosse stato, di fronte abitava una persona con problemi di dipendenza più o meno gravi, giammai un orco pronto ad attentare alle nostre giovani vite. All’epoca, tuttavia, l’avvertimento funzionava eccome, anche se, confesso, più volte mi sono spinto alla fine del viale sperando di intravedere il mostro.

L’episodio mi è tornato alla mente in questi giorni leggendo del ritrovamento di diverse siringhe nella centralissima Pineta Mirtina di Ischia. Chiariamo subito: SACROSANTA la denuncia, e SACROSANTO chiedere con forza che un luogo frequentato da bambini sia sgombero da ogni tipo di pericolo igienico-sanitario. E, però, quello che manca – che in verità è sempre mancato a Ischia (perlomeno che io ricordi) – è una discussione puntuale e meno stereotipata sul consumo di droghe pesanti sull’isola.

Per esempio: le siringhe trovate in pineta sono la spia di una qualche recrudescenza del consumo di eroina? E ancora: qual è oggi l’età media dei consumatori? Si è abbassata? È rimasta uguale? Oltre l’eroina, quali altre sostanze vengono consumate?

Di questo e di altro ho parlato stamane con il dott. Salvatore Pacifico, da circa 15 anni responsabile del Ser.T. (Servizio per le Tossicodipendenze) di Ischia. Non un’intervista, piuttosto una chiacchierata che ha toccato diversi aspetti che, di seguito, passo ad elencare sinteticamente. Va da sè che il punto di vista di un operatore del Ser.T. è per forza di cose parziale, inevitabilmente circoscritto a chi si rivolge alla struttura per chiedere, il più delle volte, l’accesso alla terapia sostitutiva (metadone, alcover e altri).

Numeri del fenomeno
Stabili. Nel senso che nel 2014 (compresi questi primi 20 giorni di gennaio 2015) non c’è stato nessun aumento significativo delle richieste di accesso ai servizi del Ser.T. Questo, in teoria, può anche significare che per strada circola più roba e quindi c’è una minore propensione a rivolgersi alla struttura per la somministrazione di metadone e simili. Il dato, perciò, andrebbe comparato con i numeri dell’attività di contrasto al fenomeno portata avanti dalle forze dell’ordine sul territorio nel periodo considerato (arresti, sequestri di sostanza stupefacente ecc.).

Età media dei consumatori
L’età media degli utenti del Ser.T. di Ischia è grosso modo tra i 35-40 anni. Per lo più eroinomani (subito dopo gli alcolisti), per lo più maschi diplomati e con un lavoro (impieghi stagionali nell’indotto turistico, nell’edilizia ecc.). Anche qui il dato è parziale, poichè rivela solo una parte del fenomeno: quella di soggetti con una lunga storia di dipendenza alle spalle che tramite il Ser.T. riescono a non finire ai margini della società continuando ad avere un lavoro, magari una famiglia ecc. Insomma – e questo già lo sapevamo – l’immagine del tossicodipendente da noi non collima con le storie di degrado e marginalità sociale che tante volte capita di osservare nella vicina Napoli. Mancano, però, i numeri di chi al Ser.T. non si rivolge, come pure manca un dato serio sul consumo femminile che c’è, come ci ha confermato il dott. Pacifico.

Strategie di contrasto
Si fa quel che si può, considerate le carenze di organico e gli oneri burocratici che inevitabilmente sottraggono tempo alla terapia psicologica, alle strategie di prevenzione, all’assistenza e a tutte le misure che potrebbero esser messe in campo. L’obiezione per cui il Ser.T. finisce col diventare una sorta di limbo che alimenta, anziché scoraggiare, la spirale della tossicodipendenza è perciò valida, ma va considerata alla luce delle concrete possibilità di intervento degli operatori. L’altro punto, però, è che se non c’è da parte del paziente una reale volontà di intraprendere un percorso riabilitativo, è nelle cose che prevalga un approccio solo “burocratico”.

Famiglia, territorio e politiche sociali
E qui veniamo alle dolenti note. La vergogna, fino alla negazione dell’evidenza, continua a essere il sentimento prevalente di chi convive con un tossicodipendente (figlio/a, convivente, parente). È carente l’analisi sulle cause sociali del fenomeno. A tal proposito, non regge l’alibi dell’insularità, l’idea, cioè, che abitare su un’isola significhi minori opportunità di socialità, e quindi maggiore alienazione = maggiore propensione al consumo di droghe pesanti. Al limite – secondo il dott. Pacifico – la questione si pone per la vicina isola di Procida (il Ser.T. di Ischia serve anche Procida) ma è tutt’altro che un nesso diretto di causa effetto. Insufficiente l’azione dei comuni. La Chiesa locale sopperisce alla latitanza della politica, il cui approccio prevalente nei confronti delle politiche sociali continua a essere di tipo clientelare con poca o nulla attenzione agli obiettivi e ai risultati (fermo restando tutte le eccezioni del caso).

Conclusioni
L’impressione, parlando con il dott. Pacifico, è che non ci sia nessuna impennata nel consumo di droghe pesanti. L’ultimo aumento significativo di richieste dei servizi del Ser.T. è collocabile nel triennio 2001-2004. Da allora, il saldo tra chi non si rivolge più alla struttura, chi continua a farlo e le nuove richieste è rimasto pressoché invariato. L’eroina continua a essere la sostanza più consumata, seguita, subito dopo, dall’alcool. Cocaina, crack, kobret e ecstasy le altre sostanze anche se è difficile, in certi casi impossibile, isolare il profilo di un consumatore tipo (solo cocainomane, solo crack ecc.). Inoltre, l’esperienza clinica indica che il 10-15% dei tossicodipendenti soffre di malattie mentali più o meno conclamate (psicosi, sindromi maniaco-depressive). L’assunzione di sostanze, specie l’eroina, funziona talvolta come potente sedativo; altre volte favorisce la definitiva emersione delle patologie. La sensazione, però, è che manchi del tutto la volontà di andare a fondo alla questione, lasciando che quello delle siringhe in pineta rimanga un SACROSANTO problema igienico-sanitario e di decoro urbano. Per tutto il resto, “vott a campà“, come avrebbe detto la buonanima della nonna.

Foto in copertina di Gennaro Savio


1 Commento, Commenta o fai un Ping

  1. lucia manna - Data: 20/1/2015 20:59:03 - IP: 79.12.26.xxx

    L’impennata nello specifico dell’eroina non c’è stata perchè molti si sono indirizzati verso la cocaina . Il consumo è altissimo secondo nostre conoscenze. Prevalentemente si forniscono della polvere bianca figli di papà” imprenditori.La polizia si ostina a indagare sulla droga fra i meno ambienti e a ricercarla nel solo fumo. Esistono amici degli amici intoccabili. Il trasporto non è necessariamente indicato via traghetti. Qualche barchetta privata provvede. Gli alcolisti sono tanti :da padri di famiglia a ragazzi scoraggiati dal sistema e dal lavoro mancante. La causa: frustrazioni-Sessualità represse.Assenze dei genitori impegnati nell’imprenditoria. Mancato ritrovo socio- culturale. I tanti furti sull’isola attribuiti ai rumeni e altri immigrati sono anche riconducibili al fenomeno coca e buona parte dei mal tolti servono x fornirsene.Necessita un approfondimento e un grosso lavoro di squadra affinchè si arresti quanto più possibile il fenomeno che coinvolge nella polverina bianca molti adolescenti di quanto si possa immaginare.

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