Solo per passione: l’esempio di Nicola Gioba, scultore di Fontana (FOTO)

di Emanuele Verde. D’accordo, Ischia non sarà l'”isola del vizio” raccontata qualche giorno fa sul quotidiano on line “Lettera 43” ma – mi sia consentito – neanche quella degli aperitivi al tramonto, le camicie bianche di lino e le tavole imbandite che qualcun altro, invece, prova a veicolare come antidoto alla prima.
Invece di chiederci qual è la “vera” Ischia, suggerirei piuttosto di verificare se ne esiste un'”altra“, irriducibile agli stereotipi che ci cuciono, e più spesso ci cuciamo addosso. Personalmente, è da un po’ di tempo che seguo questa traccia che, se non altro, ha il merito di tirarmi su il morale dopo aver letto per giorni editoriali pensosi e accorati appelli alla responsabilità a margine delle note vicende giudiziarie dell’ormai ex sindaco di Ischia.
Stamattina sono andato a trovare Nicola Gioba, giovane scultore di Fontana che, udite udite, ha deciso di vivere della sua arte. È stata mia figlia a parlarmene per la prima volta, entusiasta della partecipazione al laboratorio di scultura organizzato dalla scuola materna “Aurora senza nubi” di Forio. – “Sai papà, stamattina siamo andati nello studio di uno scultore e abbiamo lavorato la pietra di tufo verde” – mi ha detto poco prima di Natale.
Un’esperienza particolarmente coinvolgente, almeno a giudicare dall’euforia dei bambini, qualche giorno dopo, nel ritrovarsi davanti lo scultore in occasione della festa di fine anno. L’entusiasmo dei bambini e la timidezza, invece, di Nicola Gioba che invitato dalle maestre a parlare dell’esperienza didattica che l’aveva visto protagonista non riuscì, in quella circostanza, ad andare oltre i saluti di rito. Particolare che mi ha incuriosito ancora di più e mi ha portato, a distanza di quattro mesi, a volerlo conoscere.
L’occasione me l’ha fornita Agostino Iacono dell’associazione “Epomeo in sella” invitandomi a vedere la scultura che Gioba sta realizzando per lui. Si tratta del profilo di Conchita, il bellissimo cavallo bianco dell’associazione, a cui quest’artista, riservato come pochi, si sta dedicando da giorni assecondando esclusivamente la creatività del momento. – “È stato Nicola a decidere di iniziare il cavallo” – mi ha confermato Agostino, aggiungendo subito dopo che “i suoi lavori non seguono quasi mai i tempi della committenza, è l’ispirazione a fargli decidere quando iniziare una scultura.”
Un richiamo, una vera e propria urgenza, cui va aggiunto un altro aspetto, che poi è il motivo per cui la scuola materna di Forio ha organizzato con lui il laboratorio di scultura: il valore della sottrazione. Lo scultore, infatti, lavora sottraendo materia, dando progressivamente forma e significato a un blocco di pietra che non ne ha, o perlomeno non quelle che invece gli si vuol dare.
Un laborioso processo di sottrazione, ma anche di continuo accomodamento, dal momento che l’artista deve tener conto delle caratteristiche della materia che sta scolpendo. Il tufo verde, per esempio, è una pietra porosa, non adatta a un lavoro di cesello come invece il marmo, pena la distruzione dell’opera.
Il valore pedagogico, e quindi anche politico, è enorme: imparare a vivere “senza” anziché “con”. O, se preferite, cominciare a “decrescere” (termine che non amo) invece di continuare una folle corsa all’accumulo. Se vale per lo scultore che lavora la pietra, a maggior ragione deve valere per chi su una pietra – una grande, bellissima e fragile pietra – ci vive.
Grazie, Nicola Gioba.
Nessun commento, Commenta o Pinga
Ti invitiamo a rispondere a “Solo per passione: l’esempio di Nicola Gioba, scultore di Fontana (FOTO)”: