“Procidanità”: l’identità sospesa di Procida negli scatti di Ivano Di Meglio

Generalmente siamo abituati a vedere foto di Procida coloratissime. In molti casi anche troppo, con una saturazione eccessiva che anziché valorizzare i luoghi, finisce per svilire e banalizzare uno dei simboli più potenti della mediterraneità. Perciò la scelta di Ivano Di Meglio di rinunciare ai celebri colori dell’isola è già di per sé coraggiosa. Il coraggio però da solo non basta, anzi può diventare persino controproducente se dalle foto non si riesce perlomeno a intuire la ricerca che motiva l’autore. Che cosa vuol comunicare? Di che cosa è in cerca? Nel caso dell’album “Procidanità” la molla interiore è evidente: “catturare” quelle atmosfere quotidiane apparentemente senza tempo e che invece sono l’emblema stesso del tempo.
Solo che il tempo delle isole, e questo è ancor più vero per Procida rispetto a Ischia, scorre in maniera decisamente meno frenetica, per molti aspetti ancora legato a “riti” e “ritmi” che hanno a che fare con l’alternarsi delle stagioni. Il tempo procidano è quello di un gatto sonnecchiante, dei panni stesi al sole, di un pescatore intento a rammendar le reti e di un’architettura assolutamente sui generis che non smette di stupire nonostante i segni di decadenza. Quella procidana insomma appare un’identità “sospesa” ma non ancora “perduta” come invece è purtroppo accaduto alla nostra Ischia.
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