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Pienone al Torrione per la XIV edizione del Concorso Nazionale di Poesia “Ischia l’isola verde”

Torrione gremito e per la XIV edizione del Concorso Nazionale di Poesia “Ischia l’isola verde” edito dall’Associazione Giochi di Natale. Con il patrocinio morale del Comune di Forio, che ha consentito lo svolgimento della manifestazione di premiazione dei tanti vincitori del concorso nella sala mostre dell’antica Torre foriana, la kermesse ha distribuito i numerosissimi premi e menzioni speciali. Durante la serata, presentata dell’instancabile Prof. Mario Miragliuolo, sono state declamate le Poesie più quotate, valutate da un’eterogenea giuria, composta, da sei validissimi intenditori, la cui presidenza, anche quest’anno era affidata alla Preside Angela Procaccini, già dirigente degli istituti Cristofaro Mennella. Per l’occasione Ella ha illustrato l’importanza, soprattutto per le giovani generazioni, di cibare la mente con un elemento essenziale come la Poesia. Anche il Giurato Avvocato Luciano Trifogli ha posto l’accento, l’importanza di quest’ultimo baluardo, la Poesia, lo spirito ideale che è collante dell’umanità, affinché in un mondo

ormai definito in byte, username e password non ci si resti schiacciati e sopraffatti dal facile consumismo e dalla rinuncia ai propri ideali. Il concorso, articolato nelle sezioni, Tema Libero, Musica, Dialetto, Giovani, Giovanissimi, Giuria Popolare, ha visto protagonista un’elevata partecipazione di Poeti. Ben trentotto Autori, con le loro sessanta opere, hanno impegnato in un arduo compito i Giurati.

Durante la serata, e sull’antologia, l’Associazione, da sempre portavoce dell’”Officina della Memoria” ha ricordato il Maestro Giovanni Maltese scultore e Poeta foriano di ampio respiro internazionale le cui Opere sono esposte nel Museo Civico del Torrione, sovrastante la sala in cui si è svolta la piacevole manifestazione. La Giuria: Presidente Preside Angela Procaccini, Avv. Luciano Trifogli, Avv. Maria Giovanna Galasso; Prof Anna Buonocore, Prof Daniela Russo; Prof Roberto Lauro, ha assegnato i seguenti riconoscimenti:

Diploma di merito e partecipazione alle Poesie non vincitrici e pertanto a pari merito in quarta posizione.


Menzioni speciali della Giuria alle Poesie


L’eredità
di Giuseppe Magaldi Forio (NA)

Simpaticissima e scherzosa lirica che tratteggia, con sagacia e ironia incalzanti, la grettezza e la meschinità dell’animo umano. L’autore riesce a fotografare perfettamente le reazioni sempre più scomposte e irritate di un “gruppuscolo” di parenti che, accecati dalla bramosia di entrare in possesso della “roba” del nonno defunto, restano invece con un pugno di mosche in mano, puniti dal “de cuius” per l’aridità dei sentimenti manifestati quand’egli era in vita, seguaci solo del famoso adagio: “Chi muore giace e chi vive, si dà pace”. Ma non in questo caso.


La clessidra
del tempo di Sonia Giovannetti Roma

La tristezza dello scorrere inesorabile del tempo è tutta in questa lirica malinconica, in cui la nostalgia dei fogli del calendario che cadono si coniuga alle “gocce di sangue” (potente immagine!) che scorrono nella clessidra del tempo.


Il dono della vita
di Nunzia Cavallucci Suprammontano (AN)

Magia della vita in un quadro poetico. Il mare, l'onda, il pulsare della vita con una generale sensazione di leggerezza e freschezza.


Limerick
di Massimo Colella Forio (NA)

Attraverso i versi e i versicoli si sviluppa un’atmosfera tutta particolare, silenziosa e filtrata, polverosa e sognante: quella di un ambiente nordico, di una cattedrale e di una vita cui s’intrecciano follia e buio. Quasi un’atmosfera gotica.


Una scatola di colori
di Anita Peloso Vallarsa Arcè di Pescantino (VE)

La lirica si sviluppa in un alternarsi di versi pungenti e soavi che indulgono sulla tragedia dei bambini privati della loro fanciullezza dalle peggiori aberrazioni del nostro mondo e dell’essere umano che lo popola e lo brutalizza. Ciò nonostante, in un ideale richiamo al passo evangelico “Lasciate che i bambini vengano a me”, si conclude con un messaggio di speranza: che l’amore e la fede possano prevalere sugli orrori e i bambini, dimentichi del nero e del grigio, possano dipingere il mondo con il più ampio arcobaleno di colori.


‘O prerecatore
di Vincenzo Monti Casamicciola (NA)

Divertente e originale questo confronto tra religioni e costumi culturali diversi analizzato dal punto di vista di una persona “normale” che non riesce a spiegarsi gli odi e le violenze in nome di un Dio. La deduzione più immediata? Per ognuno di noi, nella fede come nella vita, è meglio ascoltare il proprio cuore e la propria coscienza.


Vo ch’a si bôn
di Giuseppe Cantoni Cesena

Nella semplicità di un credente si esprimono concetti quasi naturali: il poeta si chiede perché un architetto straordinario come Dio abbia creato un grande universo, con passaggi stretti. Un invito a maggiore comprensione e misericordia.


Dio e Diogene
di Antonio Cirillo Barga (LU)

Lirica introspettiva che muovendo da un’iniziale pessimismo dell’autore, costretto a confrontarsi con l’impero del raziocinio, in cui – come già Diogene – disperatamente vaga, ma senza successo, alla ricerca di un uomo capace di elevarsi di là dalle tenebre dell’egoismo, si apre, infine, al conforto di un’entità immanente, unica in grado di illuminare il triste e squallido percorso della vita terrena.


Opere vincitrici

Un prato di margherite 1° classificata per i Giovanissimi Poeti

Questo prato di margherite è un paradiso terrestre

Sono stelle in un cielo verde

È una cascata di luce con bambini che ci saltano dentro

Cercando di acchiappare qualcosa che non c’è

Per poi ricadere su madre terra.

Mirko Leonardo Castaldi Gaeta (LT)

In segreto 3° classificata su Fede e Ragione

Ti ho pregato in segreto,

con una voce che non mi apparteneva,

Dio “che non so chi sei”

e nemmeno se esisti e dove…

Forse ho pregato proprio per farti esistere,

mentre ti disconosce la ragione:

sa disperatamente che tutto intorno muore

e persino le stelle cadranno nell’abisso del nulla,

lasciando il cielo vuoto.

Chi allora invoco?

Perché mai nel silenzio grido muta il tuo nome

e m’accora, mi atterrisce nei miei tardi anni

un infantile senso d’abbandono?

Svanita la saggezza conquistata giorno per giorno

con la fatica e l’orgoglio di bastare a me stessa,

ora mi sento fragile, indifesa,

come un bambino che si è perso nel buio,

e come lui continuo a ripetere: – Dove sei?

Se sei fulgida luce che abbaglia e acceca

io non posso vederti.

Se sei nascosto dentro di me, e di me vivi,

non dovrò più cercarti altrove

piccolo, piccolo Dio.

La tua pace non è la mia,

l’anima inquieta non si arrende al pensiero, né lo vince.

La tua gioia, solo nell’attimo in cui mi ti palesi,

è la mia gioia, anche la mia ferita

quando, negandoti,

ti avverto carne nella carne.

Elena Ruvidi Pozzuoli (NA)
Nella lirica il contrasto inevitabile tra fede e ragione trova una sua composizione nell’intimità del poeta: è solo nel proprio cuore che Dio può dare la luce e la serenità. Colpiscono i vocaboli e i sintagmi di vuoto e d’abbandono, come colpisce la conclusione “carne nella carne”, forte e potente, quasi drammatica.


Fede e Ragione
. 2° classificata su Fede e Ragione.

“Ho ragione! Ho ragione!”, perplesso, gridai

Cosi tentai di convincere altri,

per non convincermi mai

Passai in rassegna tutte le Ragioni del mondo

e non ne trovai nessuna

che valesse il Girotondo..

poi vedo Maria che porta i figli a scuola,

tutti e tre, e Maria è sola.

Ernesto e Giuliana, pensionati ottantenni

minestra slavata, indossan sempre stessi panni

si tengon la mano ancora

tra decrepiti affanni

Vedo Laila che va al mercato con Niní

dolci frutti d’un mercoledì,

spazzata in aria da un giocattolo,

variopinto Colibrì

Allora le ragioni si gonfiano agli occhi..

e rimane una fede sola,

non la Fede grande che prima o poi scivola

ma quella piccola, minuscola

che nella tempesta s'aggrappa e non vola…

La piccola fede

tiene tutte le Ragioni del mondo insieme,

le guarda in faccia, le usa, le attrezza

suda assieme a loro, in cerca di salvezza

E fermandosi ansimando,

ricordando ch'ogni tanto

anche un colpo di vento

equivale… a una carezza.

Roberto Rauso Carpi (MO)
Originale nella lirica l’interpretazione dell’autore sulla convivenza nel quotidiano di fede e ragione. La fede di cui si parla è “la piccola fede” della vita di madri, bambini e pensionati, la piccola fede che ha “tutte le Ragioni del mondo”.


Fedi e ragiùni
1° classificata su Fede e Ragione

Sentu na randi siti d’infinitu

e a fedi mia oramai strambìja

comu na barca ca segui nu ritu

e i notti sutt’e stigli abballarìja.

A ragiuni mi faci ammurfuràri

tuttu chigliu ca ndavarìa mu vìju,

m’annàca e mi faci scifulàri

nta verità ca ndavarrìa mu crìju.

Non capìsciu e allura non l’accettu,

non mi juta e mancu mi cunzùla,

l’anima mia diventa nu quadrettu

mpiastijàtu cu tutt’i so culùra.

Sta vita arrìngu dint’e ruvettàri

undi sferra nu ventu tempestusu,

ma quand’u cori ncign’a nigricàri,

sgranu rosari pecchì sugnu anziùsu.

Sta riflessiuni a verità non duna,

però sentu na cosa ca mi scurri

comu jumàra mbriacàta i luna

ca mbìvira nu chjuppu nommu mpurri.

A testa di penzèri si sperdìu

e i stu mundu sugnu sulu nu puntu,

sì cercu a verità, vaiu cercandu Ddìu,

senza mancu mu mi rendu cuntu.

Gaetano Catalani Ardore Marina (RC)

Profondo e intimo dissidio tra le due componenti che rendono talvolta dimidiata l’anima umana. C’è, infatti, da una parte l’anelito all’infinito, l’aspirazione alla verità, dall’altra la forza della ragione che annulla e annebbia, quasi “vento tempestoso che porta nei rovi”. Molto suggestiva l’ultima strofa che, servendosi sempre di metafore tratte dalla realtà, esprime la serenità del poeta solo al pensiero di Dio, “come fiumara che abbevera un pioppo per non farlo morire”.


Sacro non profano
3°classificata assoluta ex aequo

(a mia madre)

Volto segnato dal tempo e

sguardo velato dai ricordi

parlano di grande umanità.

Membra scavate dalla vita

profumano di maternità.

Passo incerto e mano tremante

mostrano il peso della precarietà.

Cielo e terra, difficile connubio,

in nodose mani giunte,

scrigni segreti di sacralità.

Giulia Rita Eugenia Forte Fondi (LT)
Questa poesia è l’intensa descrizione di una madre attraverso gli occhi e il cuore di un figlio che esprime profonda gratitudine verso una maternità donata con pienezza e senza riserve. Quei segni lasciati dalla vita non rappresentano le ferite inferte dal tempo che scorre inesorabile, ma la nobile testimonianza di un grande amore.


Paria nu barbuni
3° classificata assoluta ex aequo

Sup’a ddui cartuni si stava curcatu,

cu cart’ ‘i giornali si ndavi’ accuppatu;

Pigghjai e si jìa ncuntru si vorzi pallari

si dissi: Si voi ti pozz’aiutari.
Igliu mi guardau cu’ occhj ridenti

e poi mi pallau: “Non mi servi nenti.

Ca eu appena jòrnu non n’aiu penzeri

non penz’a domani e non penzu a jeri.
Eu pallu cu tutti e a tutti s’arridu

si unu mi sputti eu non mi currivu.

Non sugnu cchjù schiavu di scarpi puliti,

u ‘llord’ ’u divanu, di belli vestiti;
non mi ‘mporta nenti u fazz’i doviri

c’amic’e parenti mi ‘ndann’a piaceri.

No’ naju bulletti chi ‘ndaj’a pagari,

pinnegliu e lametti chi ndann’a sbarbari.
Mi curcu e mi levu quandu vol’ ’u suli

e ‘ndaju n’imperu d’amici e d’amuri.”

Nta chiglia staziuni ‘mmen’adur’ ‘i cafè

no ‘ndavia nu barbunu ma ndavia nu rrè.

Paolo Landrelli Ardore Marina (RC)
Poesia divertente ma al contempo ricca di contenuto. Permette di immaginare in maniera chiara quest’uomo, un Barbone per scelta: egli, infatti, sceglie di essere il Re della sua Vita. Una vita ricca di libertà anche se povera, una vita del tutto priva di compromessi. Una vita spensierata, e perciò felice.


Candide cime assorte
2° classificata assoluta

Come monaci

in preghiera

si ergono assorte

candide cime;

immobili statue

davanti all’Eterno

contemplano pensose

quasi

a puntellare il cielo

per non essere

travolte dall’immenso.

Angela Barnaba Forio (NA)

Silenzio, Maestosità, Contemplazione: sono queste le sensazioni più immediate che i versi trasmettono al fruitore: Candide Cime protese verso l’immenso sono insieme testimonianza di Eternità, di Sacralità e di Mistero del cosmo.


Tutta vistuta ‘i iancu
1° classificata assoluta e prima classificata Dialetto

“Pirchì”, ciangiva ‘u pathri, maricchieddhu,

“Povira picciriddha, e chi nc’inthrava:

era ‘nu nenti, ‘nu giocattuleddhu,

e m’u spasciàru menthri mi scialava;


e nci rrumpìra corda tutt’on thrattu,

e nci tagghiar’u filu r’a parola,

non dici cchiù “Papà”, no’ ‘nzurta ‘o iattu,

non ciangi cchiù chi coli ìri ‘a ‘ccòla……


.…I bambuleddhi sunnu tuttu ddhà,

parinu ricugghiuti ‘nto duluri,

nc’è puru chidda chi dicìa “Papà”,

fridda, gelata, senza cchiù caluri;

‘ddha maniceddha ch’i’ stringìa forti,

ora ‘i rassàu friddi, senza jatu,

pari chi ss’a spartìr’a’ brutta sorti,

comu ‘nu lettu sparti c’u malatu!


Giocattuleddhu meu, vistuta ‘i iancu,

ceddhuzzu mortu ‘nti ‘na gabbia d’oru,

‘spettim’amuri, ‘spetta, sugnu stancu,

iampra ‘ssi brazza, ‘spettimi chi moru,


ormai chi fazzu, campu pi’ campari?

Si sbacantàu ‘na casa, tu ggriravi:

“Papà, papà, papà, vogghiu iocàri”,

oh fafralleddha mia, comu volavi…….


……Vuliva ddivintari picciriddhu,

mi capu puru eu ‘nta gabbia d’oru,

vuliva, cor’a cori, mi mi mbiddhu,

eccu, ‘u papà, eccu ch’ora moru!!


E ndi volamu ‘ncielu, supr’e’ stiddhi,

ch’i nuvuli iocàm’a mmucciuneddha,

c’a luna chi ti brilla ‘nt’e capiddhi,

vistuta ‘i iancu e d’oru, figghia beddha;


ammenz’all’Angiuleddhi ndi volamu,

‘mparim’a sthrata, prestu figghia mia,

rammi ‘na manu, forza chi’ ‘nchianamu,

angiulu, anit’all’Angiuli, cu’ tìa!!!!!!!!!

Paolo Lacava Fabriano (AN)

Struggente lirica in dialetto che, attraverso il sapiente uso della metafora, coinvolge il lettore facendolo partecipe del dramma vissuto da un padre per la prematura morte dell’adorata figlioletta.

A un dolore inimmaginabile per chi non ha dovuto sopportare l’innaturale premorienza di un figlio, fa da contraltare la chiosa finale illuminata dall’angelica scena del genitore che, idealmente ricongiuntosi con la figlia in Paradiso, rivive con lei quelle emozioni che un triste e spietato destino le ha troppo presto negato.

Per i testi di tutte le Poesie chiedere gratuitamente l’invio del XIV volume dell’antologia “Ischia l’isola verde”2016 a info@giochidinatale.it. Se invece desiderate il volume cartaceo comunicatelo all’indirizzo suindicato inviando 5 € + spese spedizione al C/C, che vi sarà inviato, oppure consultate la pagina di facebook Giochi di Natale o anche Luigi Castaldi (con il cagnolino) Ampie notizie nella sezione eventi 2016 le Ragioni della Fede arricchite dalla fotogallery sulle pagine del sito www.iltorrioneforio.it.

Buona Poesia a tutti e tenetevi caldi per il prossimo concorso.

Luigi Castaldi

 

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