“Giornata Nazionale del Dialetto”: il racconto dell’incontro alla Biblioteca Antoniana di Ischia

Martedì 17 gennaio 2017 presso la Biblioteca Antoniana si è svolto un interessante dibattito sulla tutela e la valorizzazione del dialetto. Occasione dell’incontro, la Giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue Locali promossa dall’Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia (UNPLI). Grazie all’assessorato alla cultura del comune di Ischia, anche l’isola ha celebrato la ricorrenza registrando, tra l’altro, un’ottima partecipazione di pubblico nonostante le proibitive condizioni meteo.
Al dibattito, egregiamente moderato dal giornalista de “la Repubblica” Pasquale Raicaldo, ha partecipato il Prof. Ottavio Soppelsa che ha deliziato la platea con aneddoti, retroscena e curiosità della lunga ricerca culminata nella pubblicazione del “Dizionario zoologico napoletano” (D’Auria Editore). Prima, però, i doverosi saluti dell’Assessora alla cultura Carmen Criscuolo e quelli della Prof.ssa Marta Mattera, vice presidentessa della Pro Loco Isola Verde.
Entrambe hanno sottolineato l’importanza dell’appuntamento, tanto più in un’isola come Ischia che conta ben 7 diversi dialetti. La Criscuolo, inoltre, ha rivendicato la continuità di indirizzo dei due eventi che hanno chiuso il 2016 e aperto il 2017. Secondo l’esponente della giunta Ferrandino, infatti, la rievocazione del matrimonio di Vittoria Colonna e la Giornata Nazionale del Dialetto seguirebbero, politicamente, una medesima traccia: preservare la memoria storica dell’isola d’Ischia, anche in considerazione dei benefici turistici che possono derivarne.
Dopo il Prof. Soppelsa, che ha dovuto lasciare anzitempo l’incontro per fare ritorno a Napoli (qui la scheda del libro), c’è stato l’intervento di Salvatore Ronga che ha ricostruito in maniera agile e divulgativa (aiutato dalle letture di Roberto Scotto Pagliara e Giovangiuseppe D’Ambra) l’evoluzione del dialetto nel teatro napoletano da Scarpetta a Troisi, passando per Viviani e De Filippo. Un excursus, quello del regista e autore teatrale ischitano, costruito attorno una suggestiva tesi letteraria di Raffaele La Capria, secondo cui il 1799 rappresenterebbe una sorta di spartiacque per il dialetto napoletano.
Per lo scrittore, infatti, il tragico fallimento della Repubblica Napoletana obbligò la superstite borghesia cittadina a interiorizzare i lemmi plebei. Una sorta di strategia di adattamento messa in atto per ammansire almeno un po’ la carica eversiva del popolo che – come è noto – si abbandonò a terribili efferatezze contro i protagonisti di quella brevissima esperienza di governo. Il teatro, secondo quest’impostazione, sarebbe appunto uno dei luoghi privilegiati per analizzare nel tempo i molteplici esiti di questa mescolanza tra la lingua “tosta” del popolo e quella “molle” della borghesia partenopea.
Dopo Ronga, la parola è andata al Prof. Ugo Vuoso. L’antropologo ischitano, andando un po’ controcorrente rispetto all’opinione prevalente in sala, ha definito ottimo lo stato di salute del dialetto sull’isola d’Ischia. La tesi di Vuoso è che il dialetto riuscirebbe più efficacemente dell’italiano a metter in contatto gli ischitani con i rumeni, gli ucraini, i senegalesi, i tunisini e le altre comunità straniere che da anni vivono sulla nostra isola. Seguendo questa traccia, Vuoso arriva addirittura a definire l’odierno dialetto il vero “linguaggio del potere”, specie sui luoghi di lavoro (edilizia, ristorazione ecc.) dove il ricorso alla manodopera straniera è ormai realtà consolidata da diversi anni.
C’è stato poi il momento dedicato a Giovanni Maltese. Barbara Pierini, titolare di una piccola libreria indipendente (“Libereria”) alle spalle della chiesa di San Gaetano, ha raccontato l’esperienza, da lei fortemente voluta, del corso di dialetto foriano tenutosi lo scorso anno. Quelle lezioni consentirono, tra l’altro, di approfondire la conoscenza del Maltese-poeta di cui, la stessa Pierini, alternandosi con Emanuele Verde, ha letto alcuni versi tratti dalle raccolte di “Cerrenne” e “Ncrocchie”. Subito dopo la parola è passata all’artista Gaetano Maschio, autentico cultore del dialetto foriano, che ha deliziato la platea con i versi di Giovanni Verde, altro grande poeta dialettale di Forio. Di quest’ultimo, Maschio ha letto un passo della commedia in un atto “Nzaurete” e una poesia tratta invece dalla raccolta “Quando ne imbrocco una”.
Insomma, davvero una bella serata, per la quale è doveroso ringraziare il comune di Ischia, la Biblioteca Antoniana e il giornalista Pasquale Raicaldo che alla fine, con meno tempo a disposizione di quello che invece avrebbe meritato l’argomento, ha discusso alcuni passaggi della sua tesi di laurea sul dialetto. Grazie, infine, all’agronomo Franco Mattera che nel suo intervento ha auspicato la stesura di un dizionario con i termini dialettali del mondo agricolo ischitano, e alla brava Martina Polverino che ha illustrato alcuni dei modi di dire più coloriti del dialetto napoletano che sono stati mostrati al pubblico tra un intervento e l’altro.
[foto di Antonello De Rosa]
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