Esercizi di scrittura creativa

di Angela Colella. In paese la chiamavano: contessa. No, non perché fosse realmente nobile…O meglio, un suo lontano antenato aveva prestato servizio alle dipendenze di un alto ufficiale della Marina Militare. Gli teneva in ordine le uniformi. Di lei avevano tutti rispetto. No, non proprio quel rispetto riconosciuto alle persone buone, generose e caritatevoli. No, era più precisamente quel comune senso di affezione generato dalla consapevolezza di correre un potenziale pericolo. In chiesa nessuno osava sedersi sullo scanno appena sotto l’altare principale. No, non perché fosse propriamente riservato. In realtà non lo era. Ma era proprio lì che amava sedersi la contessa durante le funzioni religiose. E nessuno le avrebbe mancato di rispetto occupandolo prima del suo arrivo. No, proprio nessuno… Tuttavia, qualora qualcuno lo avesse fatto, sarebbe stato del tutto lecito.
Su quello scanno, alla sua destra, si accomodava il marito, un omaccione alto, stempiato e rosso in viso. Alla sua sinistra sedevano i figli in ordine decrescente. In paese scommettevano tutti (o quasi…) che la contessa dopo la morte sarebbe andata in Paradiso. No, non perché fosse proprio una convinzione. No, era più precisamente una deduzione. Scaturiva, probabilmente, dall’osservazione di quel suo particolare modo di ricevere l’ostia consacrata. Le mani giunte, il velo sui capelli, lasciava fuoriuscire appena la punta della lingua dalla bocca per poi richiuderla con un: amen. No, proprio nessuno poteva dubitare che la contessa fosse una persona pia…
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