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Archeologia della Magna Grecia: la colonia di Ischia VIII secolo a.C.

La polis nella sua struttura classica è formata da un centro urbano e da un territorio che la circonda magari anche abitato da demi e piccoli villaggi, ma il nucleo abitativo principale è ben strutturato e poi c’è un territorio agricolo o selvatico.Una delle caratteristiche di Ischia è quella di non avere un centro urbano e una chora. Per Ischia invece abbiamo la composizione per villaggi cioè non esiste allo stato attuale delle nostre conoscenze un centro urbano aggregante ma ci sono vari insediamenti sparsi nel territorio. Questo era uno degli elementi che ci faceva sospettare del fatto che si potesse parlare di una vera e propria colonia, ma la risposta attuale degli studi è che di colonia si tratta, di insediamento stabile si tratta, solo che non è ancora strutturato nella forma della polis, perché la polis si sta ancora creando in questi anni. Ischia non ha la fortuna di arrivare alla formazione di polis perchè la sua fortuna si esaurisce nel giro di un secolo, infatti anche se continuerà ad essere abitata la sua natura indipendente e autonoma dura circa un secolo, dal momento dell’arrivo nell’VIII secolo e poi già nel VII vediamo che la sua importanza si va esaurendo.
Dal punto di vista della posizione rientra invece in quelle che erano le scelte fatte dai Greci per la fondazione di colonie. I Greci infatti sceglievano posti che ripetevano un po’ il panorama della madrepatria e quindi posti vicini al mareposti in cui era possibile controllare il circondario, quindi posti di passaggio, che facilitassero da un lato le imprese commerciali ma consentissero anche una facile difesa e tutto questo Ischia ce l’ha. Un requisito che non possiede rispetto a molte colonie successive è un territorio coltivabile abbastanza esteso da rendere la colonia autonoma dal punto di vista alimentare.
L’estensione di Ischia è un po’ più di 46 km² e di questi son coltivabili 10/20 km² e quindi una percentuale abbastanza bassa. Coloro che si sonooccupati dei problemi di agricoltura e di sostentamento della popolazione nell’antichità hano calcolato che questa estensione potrebbe dare da vivere a non più di 1500 persone. Lo studio della necropoli di San Montano ha consentito calcoli totalmente diversi perché in base al numero delle tombe finora scavate si vede che la popolazione doveva essere molto più numerosa di 1500 persone, da un minimo di 5000 a un massimo di 10000.
Questo va a intrecciarsi con quelle riflession di natura economica rispetto al problema aveva sia con l’Oriente sia con il suolo italico. Quest’insediamento in realtà alla fine dei fatti,esaminando tutti i problemi, assomma in se la natura di colonia e di emporio. E’ una colonia dal punto di vista della stabilità dell’insediamento e della presenza di famiglie che vivono sul territorio ma è anche un emporio perchè fungeda tramite commerciale tra Oriente, Grecia e Occidente. Quindi il suo sostentamento si basa solo in parte sul territorio pitecuisano e il resto che non si riesce a ricavare dal territorio di insediamento si recupera importando per esempio grano,che è una delle cose che è difficile coltivare ad Ischia mentre sul territorio prospicente della terraferma c’è questa possibilità di coltivare grano e quindi si importa grano e si esporta tecnologia, cioè manufatti o tecniche artigianali. Queste tecniche vanno sia nella ceramica che nella metallurgia perché la metallurgia crea una rete di rapporti molto ampia. A Ischia sono presenti artigiani Euboici che già erano esperti in madrepatria di metallurgia e quindi lavorano minerali meno nobili come il ferro e il bronzo, ma anche metalli nobili come oro e argento. Niente di tutto questo si trova a Ischia come materie prime quindi fa da ponte per una rete commerciale molto più ampia. Per esempio per il ferro i punti di riferimento sono la Toscana, il territorio estrusco e l’isola d’Elba. Per l’oro adirittura ci sono collegamenti con l’Iberia da un lato e con i Fenici dall’altro. In quell’epoca Ischia era un centro di attrazione forte perché faceva appunto da tramite alle rotte commerciali che attraversavano il Mediterraneo e poi riversava i suoi prodotti metallurgici e ceramici sulla terraferma e quindi ci sono anche scambi con gli indigeni e con gli Etruschi che erano arrivati fino in Campania.
Tutto questo determina la creazione di una borghesia media sull’isola perché le tombe non ci restituiscono grossi corredi di carattere aristocratico come invece ritroviamo sul territorio campano e di Cuma, che è sempre fondata dagli Eubei. Quindi c’è anche una differenza di composizione sociale.
C’è una serie di attività agricole per il recupero di sostentamento sul territorio che coinvolge la caccia la pesca e poi la raccolta di altre tipologie di alimenti ad esempio il miele. Le fonti in realtà, soprattutto Strabone, ci dicono che ischia era una terra fertile felice e prospera che anche se non produce grano produceva altri prodotti che la rendevano agli occhi degli anctichi prospera.
Uno dei ritrovamenti degli ultimi anni più importanti è quello che è stato fatto a Punta Chiarito, che è nel comune di Forio, e si trova esattamente a ovest di Sant’Angelo. Questa Punta rappresenta un promontorio che si protende nel mare e ha alla sua base due insenature ben riparate dal vento. Ha quindi già due elemtni favorevoli e cioè il fatto di stare su un picco roccioso e ben difendibile e il fatto di avere un accesso al mare sicuro. Sulla sommità di questo promontorio è stato individuato uno stretto terrazzo a picco sul mare dove si è trovato un piccolissimo insediamento ( due o tre case) che si scaglionano ne ltempo tra l’VIII secolo e il VI. La prima fase di occupazione si data alla metà dell’VIII secolo e quindi siamo intorno al 750 a.C., la fase di intervallo temporale che si da a questa prima fase è tra il 750 e il 730 si devono essere insediate queste persone su Punta Chiarito. Questo comporta la conclusione che già da metà dell’VIII secolo non c’erano soltanto commercianti a Pithecusa ma c’erano persone che andavano a vivere nel territorio dell’isola. E che lì vivessero è indicato epr questa prima fase da pochi ritrovamenti quali due muri, resti di case e poi resti della vita quotidiana tipo resti di gusci di molluschi e di ossa di animale, frammenti di carbone e cioè tutto ciò che indica una persona che cucina e consuma cibo. Questo primo insediamento è stato obliterato da un strato vulcanico anche se sembra fosse stato già abbandonato in precedenza di quest oevento vulcanico he si data intorno al 700-690 quindi VIII inizio VII secolo. Lo strato vulcanico è composto di ceneri e lapilli e le fondamenta di una casa che sarà poi riutilizzata nmella fase successiva. Possiamo dire che le fondamenta sono già presenti in questa prima fase perché cenere e lapilli si sono fermati contro le fondamenta e non stanno sotto le fondamenta. C’è una fase di abbandono dopo l’eruzione vulcanica e poi una fase abbastanza più tarda di ripresa.
La seconda fase si attribuisce al VII-VI e si esaurisce nella metà del VI secolo. Questa seconda fase è stata scavata accuratamente e il amteriale è esposto al Museo Nazionale perché è di interesse notevole, infatti è stato possibile ricostruire la struttura di una casa. Purtroppo anche questa seconda fase ha subito un evento naturale sotto forma di alluvione per cui è stat ricperta da tre metri di fango. Le fondamenta del pianterreno si sono salvate, hanno forma ovale e un’estensione di circa 27m² e il pinaterreno era diviso da un tramezzo di legno che separava il pianterreno in due ambienti un magazzino epr le derrate e un focolare per il calore e la cucina. Anche tutte le suppelletili della casa sono state ritrovate perché evidentemente a seguito dell’alluvione la casa è stata abbandonata di corsa e quindi tutti i vasi, le anfore per le derrate alimentari e ciò che serviva alla vita quotidiana di queste persone è stato abbandonato nella casa. Quindi abbiamo un focolare per la cucina e un magazzino per le derrate alimentari ed è ovvio che dove si cucina si vive e quindi siccome sono solo 27 m² già ripartiti in questi due ambienti dobbiamo ipotizzare un piano superiore dove si dormiva. Quindi abbiamo una casa ovale con due piani e un tetto presumibilmente di paglia di cui non è stato trovato nulla e quindi doveva essere in materiale deperebile. All’esterno c’è un’area scoperta che possiamo definire cortile dove sono state trovate tracce di rifiuti quali resti di cibo o resti del focolare. La suppellettile è molto ricca perché è di una casa intera e di buona qualità perchè ci sono anche vasi di importazione come un arybbalos corinzio o un cratere laconico e poi ci sono attrezzi che si possono attribuire a lavori amschili e attrezzi che si possono attribuire a lavori femminili e da questo deduciamo che era abitata almeno da una coppia questa casa. Per la donna abbiamo ad esempio i pesi da telaio e quindi c’era un’attività tessile come era normale nelle case greche dove la donna non si occupava solo delle normali faccende domestiche ma si dedicava anche ad attività di tipo economico che si svolgevano all’interno della casa come quello di tessere le stoffe per l’abbigliamento. Per quanto riguarda l’uomo le attività testimoniate sono varie e di sicuro c’era un’attività agricola poi ci sono molti ami da pesca quindi l’abitante di questa casa si dedicava anche alla pesca trvandosi anche il un luogo favorevole a questa attività ma anche ossa di animali e corna di cervo e quindi c’è un’attivitò di caccia si dedicava anche ad attività artigianali di intarsio cioè fabbricava dei piccoli oggetti ed era anche armato per la difesa o l’offesa non sappiamo da una daga e una lancia. Certamente in questa casa c’era una famiglia o una coppia che aveva organizzato questo sito epr essere autonoma nella vita nel nuovo mondo e quindi no npossiamo parlare di mercanti in questo caso ma di una famiglia che si è spostata e trasferita sull’isola fin dai primi anni dell’arrivo degli Euboici. Fra gli oggetti ritrovati ci sono anche due grattuge di bronzo. Queste grattuge di bronzo ricompariranno nel nostro discorso perché per noi la grattugia è un attrezzo domestico mentre in epoca arcaica può avere anchealtri significati nfatti in Omero si legge un rituale aristocratico legato alla grattugia. Facendo la somma tra le armi, il vasellame di pregio, la molteplicità delle attività economiche, la presenza di vasetti per profumi ci troviamo di fronte ad una famiglia che aveva se non una posizione economica se non eccelsa ma soddisfacente. La domanda che ci si è posta anche i nquesto caso è se questa casa sia di un colono, di un aristocratico che quindi aveva la sua residenza altrove e solo temporaneamente si recava in questa casa di campagna o se vista l’assenza apparente di un ceto aristocratico non sia la casa di un coltivatore del ceto medio e quindi un coltivatore autonomo che grazie a tutte le sue attività artigianali di caccia e di pesca mantiene un livello socio-economico elevato e questa seconda iptesi sembra quella più diffusa.
La casa ovale è un modello soprattutto di VIII e IX secolo e la si ritrova anche a Lefkandi in Eubea e ad Eretria, a dAtene, a Smirne e adirittura ne abbiamo dei modellini in poetra che hanno anche l’elevato offerti nel santuario di Hera a Samo. E’ un modello conosciuto dagli archeologi solo che è più conosciuto per epoche più antiche qui sembrerebbe per il fatto che le fondamenta affondan in un livello inferiore che in un epoca successiva si sia ripresa una struttura abbamdonata e si sia ripetuta quella pianta per comodità.
Torniamo al problema della grattugia. La grattugia è un oggetto che compare in alcuni corredi funerari soprattutto di area indegena sulla terraferma o di area etrusca e ancora una volta compare nella necropoli di Lefkandi dove alcune grattuge sono state rinvenute associate con vasellame per il consumo del vino( l’abbinamento nel corredo è vasellame grattuge e spesso anceh armi quando si tratta di sepolture maschili). Se fosse un atterzzo da cucina non avrebeb senso ritrovarlo in un corredo maschile abbinato alle armi e al vino quindi devono avere un altro utilizzo e un altro significato. Il significato che gli viene attribuito è quello di collegamento al consumo del vino in quel rituale, tipicamente aristocratico, del banchetto, del simposio. Questo abbinamento lo troviamo a partire da Lefkandi e quindi dal IX secolo avanti nell’VIII e nel VII e anche in corerdi di necropoli di V secolo per cui la cosa no npuò essere casuale ma deve corrispondere ad un rituale e il rituale che meglio può essere colegato a questi oggetti è quello del simposio riservato ai maschi aristocratici. Ritrovarlo a Ischia è un indizio ancora un avolta di una classe media che si sta strutturando su usi di tipo aristocratico proprio perchè ha raggiunto un livello economico elevato.
Fotocopia del corredo funerario di Trebbia. E’ un corredo ricco dove è presente un cratere attico a figure rosse che sceglie il tema del simposio perchè ci sono le clinai, cioè i letti su cui i vari personaggi del banchetto sono distesi, poi ci sono vari vasi, la grattugia, varie spade e uno sfrigile(atttrezzo per detergere il corpo nella pratica dello sport), che ci da un ulteriore elemento che è quello dell’attività sportiva. La grattugia dal punto di vista tecnico è identica ad una grattugia a mano de inostri giorni e perciò è collegata sia ll’attività militare e agonistica che al simposio.
Lettura Iliade libro XI vv624-643. La prima cosa da notare è la desrizione della coppa di Nestore famo sa per il suo peso e la sua bellezza (desritta come borchiata con quattro manici decorati da colombe). La coppa è tanto pesante che può essere sollevata solo da Nestore. L’altro elemento da notare è l’uso delal grattugia di bronzo. Il contesto in cui viene utilizzata è quello conviviale, gli invitati si devono riprendere perché sono stanchi e devono riprendere energie e per farlo hanno bevuto un miscuuglio formato da vino, farina e cacio caprino grattugiato. Dal punto di vista dei componenti alimentari è una mistura perfetta perchè ci sono i carboidrati con la farina i latticini e la frutta con il vino, questa miscuglio si chiama ciceone( kucheon?). Abbiamo a livello omerico la testimonianza di un rituale nel banchetto dove si consuma questo tipo di alimento che viene offerto come conforto per gli invitati affinchè riprendano energie, si nutrano e bevano in maniera soddisfacente.
Questo rituale è dunque portato dai coloni e accettato anche dagli indigeni della terraferma anche perché troviamo anche in contrsto non greco queste grattuge come ad esempio a Pontecagnano. Tutto questo insieme di notizie sia di natura archeologica sia di natura letteraria poi converge nella Coppa di Nestore. La coppa è una tazza per bere nel cui testo c’è un richiamo a Nestore ed è trovata ad Ischia quindi diciamo che tutto torna ioè ci doveva essere a Ischia un ambiente da un alto così colto da conoscere i poemi omerici e questi rituali e abbstanza ricco da praticarli.
La Coppa di Nestore è famosa per essere la più antica iscrizione greca a noi nota insieme all’anfora del Dybilon.. Le prime iscrizioni greche vengono tutte e due da un contesto funerario cioè sono incise su vasi di corredo funerario ma no nsono di argomento funerario e cioè son ovasi utilizzati in vita e poi deposti nella tomba. La fabbricazione della Coppa di Nestore non è euboica per cui il supporto è una kotyla definita rodia e quindi di ambiente orientale, ma l’utilizzoa vviene in ambiente euboico come dimostra l’alfabeto usat onella scrittura( in età arcaica le varie regioni e a volte anceh le singoel città hanno alfabeti differenziati per cui da alcun ielementi è possibile distinguere un alfabeto rodio da uno euboico o uno spartano da uno ateniese). Il supporto è una tazza con due anse di dimensioni ridotte. C’è una differenza tra queta coppa ritenuta la Coppa di Nestore per il contenuto epigrafico e la vera Coppa di Nestore descritta da Omero che è tanto grande che Nestore non la può sollevare, invece quella di Ischia è alta 10 cm e quindi è una tazzina. La decorazione è modesta: è una semplice coppa di ceramica con un disegno mentre quella descritta da Omero era borchiata d’oro.
La Coppa,che è stata trovata nella necropoli di San Montano rotta in più di 50 frammenti, reca un iscrizione sulla pancia del vaso ed è graffita cioè fatto dopo la cottura ( nel caso delle iscrizioni su vaso possiamo avere due tipologie:dipinte e quindi funzionali al vaso e sono state scelte precise prima delal cottura quali la firma dell’artista o le didascalie delle immagini; oppure sono apposte dal proprietario che non ha la possibilità di metterle prima della cottura a meno che non lo ordini appositamente ma lo acquista e poi ci graffita sopra quello che gli può interessare. Nella norma i testi graffiti dopo sono i nomi dei proprietari, ma ci possono anche essere altri testi.)
L’iscrizione è scritta al contrario, cioè da destra verso sinistra, ed è un uso delle iscrizioni molto antiche.L’uso di scrivere da destra a sinistra si chiama retrogrado ed è isporato dalla scrittura fenicia da cui i greci assunsero l’alfabeto. Il testo della Coppa di Nestore: “Di Nestore la coppa piacevole da bere ma chiunque beva da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona”. Esiste il problema della lacuna dei parte del testo che da alcuni è integrata con un verbo o un avverbio che si firerisce al Nestore dell’Iliade, altri invece la integrano con un verbo al presente che fanno di nestore il proprietari odell’attuale coppa cioè ci sarebbe a Ischia un omonimo del Nestore dell’Iliade. Nell’iscrizione si allude all’Iliade e alla Coppa di Nestore con una contrapposizione però perchè c’è il ma. C’è il riferimento omerico perchè è vero che con questa coppa si faceva il miscugli odescritto nel poema ma quasta coppa di 10cm aveva altre qualità, cioè ha qualità afrodisiache e quindi compensa la sua dimensione, la sua scarsa bellezza e il fatto che non appartenga a personaggi così illustri con il fatto che è in grado di sipirare la passione amorosa.
E quindi un’ulteriore conferma del livello culturale di questi coloni che sono arrivati a Ischia, che conoscono i poemi omerici, che utilizzano una scrittura avanzata perché siamo nel 725 e non sono arrivate a noi iscrizioni più antiche e però ci ritroviamo come iscrizione più antica un testo poetico , che non è proprio quello che ci aspetteremmo come prima iscrizione. Nell’iscrizione è presente anche un’allusione al rituale del simposio e quindi ad un tipo di vita non dedito solo al lavoro ma anche ad attività ludiche e di piacere. Anche la scelta dei termini è abbastanza raffinata ed è presente anche un’ispirazione di linguaggio ai poemi omerici. Che la scrittura fosse tra questi coloni è provato non solo da questa iscrizione ma anche da tutta un’altra serie di graffiti e di iscrizioni dipinte che sono state trovate. Nella necropoli di San Montano sono state trovate anche dei graffiti fenici e quindi c’è anche una persenza culturale di diverse etnie che utilizzano la scrittura.
Fotocopia: frammento dell’orlo di un cratere decorato con una figura che è stata interpretata come una scimmia perchè dice la tradizione che il nome greco Pitecusa significhi l’isola delle scimmie.
Il problema è capire chi sono queste scimmie: la prima ipotesi è che all’epoca ci fossero delle scimmie sull’isola ma non sembra ci siano prove di carattere scientifico di questo, seconda ipotesi le scimmie sono simbolo della selvaticità e della natura selvaggia e quindi dire di essere arrivati nell’isola delle scimmie significa essere arrivati all’estremità del mondo conosciuto e civilizzato e quindi in questo caso ci sarebbe una trasposizione simbolica sarebbe l’isola delle scimmie nel senso di un’isola selvaggia, la terza ipotesi, che è quell aun po’ buffa, è che i Greci arrivando sull’isola vi abbiano trovato degli indigeni diversi da loro fisicamente che parlavano un’altra lingua e abbiano semplicemente pensato ad un’ isola abitata da scimmie.

di Nuvola
fonte: Archeologia.com


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  1. Bargellum - Data: 21/6/2008 18:35:24 - IP: 151.67.198.xxx

    GioCo sul nome pithecusa (isola delle scimmie) ha scritto:

    (((la terza ipotesi, che è quella un po’ buffa, è che i Greci arrivando sull’isola vi abbiano trovato degli indigeni diversi da loro fisicamente che parlavano un’altra lingua e abbiano semplicemente pensato ad un’ isola abitata da scimmie.)))

    Dovevano essere gli antenati diretti dei buonopanesi!!

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